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Carcere Teramo, simbolo di un sistema che non funziona
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di redazione

Carcere Teramo, simbolo di un sistema che non funziona

"Il detenuto non si massacra in sezione. Si massacra sotto". Poche parole registrate probabilmente da un telefonino di un agente e poi spedite in forma anonima a due quotidiani locali. Così anche il carcere di Teramo è entrato a pieno titolo nelle polemiche scaturite dalla morte di Stefano Cucchi sul quale la Procura continua a indagare ipotizzando l'omicidio colposo.
A Teramo, nel penitenziario di località Castrogno, la zuffa tra carcerato e carceriere si è chiusa dal medico: quello del pronto soccorso per l'agente, il dottore interno per il detenuto che ha deciso di non presentare querela. Nell'occhio del ciclone è finito il comandante delle guardie, per aver pronunciato quelle assurde parole. Ma sotto accusa c'è oggi tutto il sistema carcerario italiano e Teramo ne è un esempio. Quattrocento detenuti quando potrebbero essercene al massimo 250. Quarantuno agenti che mancano in organico. Appena un educatore. E poi docce che non funzionano, riscaldamenti quasi sempre spenti. Nessuna attività di riabilitazione. "I detenuti stanno dentro a marcire" ha detto la deputata Rita Bernardini dopo aver visitato il penitenziario e aver parlato con alcuni ospiti. "Ci sono casi di malati psichici che rischiano di suicidarsi ogni giorno", ha dichiarato ancora la Bernardini-
Situazione drammatica, spesso dimenticata dagli stessi mass media che accendono i riflettori sul problema carceri solo quando si arriva ad episodi come quello di Cucchi o come la conversazione registrata nel pentenziario. Casi limite, insomma, in un quadro di ordinaria precarietà.
Fino a qualche settimana fa, si parlava del carcere di Teramo per i pestaggi subiti dagli agenti. Ora c'è chi parla di "massacri". Tra qualche giorno si spegneranno le luci e il penitenziario abruzzese tornerà nell'anonimato come gli altri del resto d'Italia, intriso dei suoi problemi e delle sue carenze delle quali nessuno sembra interessarsi.
 Va dato atto ai Radicali di essere stati i primi a focalizzare l'attenzione sul problema. Una voce isolata. Purtroppo. "Il Ministro Alfano deve intervenire, cambiare le leggi e rivedere il nuovo piano di costruzione dei penitenziari" ha tuonato la Bernardini fuori dal carcere teramano dove la prossima settimana arriverà anche Marco Pannella che a Teramo è di casa. E non è escluso che l'ennesima battaglia pannelliana passi proprio per il carcere di Teramo, simbolo di un mondo - quello dei ristretti - dove nulla è più come prima.
 
IL CASO TERAMO. DAL SITO DEL GIORNALE RADIO RAI

ASCOLTA LA CONVERSAZIONE TRA AGENTI. DAL SITO DI REPUBBLICA  


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