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Articolo 21 - Editoriali
Il costo del Parlamento
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di Montesquieu

Con la consueta serietà, il primo quotidiano economico italiano indaga sui costi della camera dei deputati. Costi molto alti, paragonabili al prodotto interno lordo della repubblica di  Moldova, o di San Marino. Si risparmia, con la presidenza attuale, su acqua, gas, energia. Un presidente idraulico, anche a Montecitorio? O un giornalista un poâ?? benevolo nel valutare i rapporti tra cause ed effetti? Comunque, un lavoro serio, documentato, che viene ripreso da altre testate, e che si può riassumere così: il nostro è il parlamento più caro.

Forse sarebbe addirittura piacevole sapere che le nostre Camere sono sì le più care, ma anche le più efficienti, le più aderenti al proprio mandato istituzionale. Purtroppo non è così: anzi, è sempre meno così.  Prendiamo alcuni indicatori, a partire dalla qualità dei rappresentanti del popolo italiano: che esercitano la funzione senza vincolo di mandato, recita la Costituzione. Passati i primi momenti di euforia per la novità, il sentimento prevalente è la nostalgia per i deputati e senatori della prima repubblica: dei quali mediamente, allâ??epoca, non è che vi fosse una grande opinione. Una democrazia che consideri i legislatori la prima e la più importante classe dirigente del paese, quella cui è affidata la funzione più alta, deve sopportare, senza scandalo, costi assai alti per il proprio parlamento e per i propri parlamentari.

Lo richiedono, insieme, le leggi del mercato e della democrazia. Ma è così, oggi? Quali meccanismi di selezione concorrono a comporre  le due assemblee? Il partito più rappresentato nellâ??attuale parlamento â?? quello che in realtà aveva il compito più arduo, dovendo inventarsi una classe dirigente â?? ha risolto il problema con il metodo della selezione aziendale, adattata al caso: privilegiare i candidati con minore personalità, privi il più possibile di idee proprie, disposti ad un lavoro parlamentare ridotto alla sua versione più umiliante: obbedire. Questo il cuore del mandato affidato ai selezionatori, con aggiunta del corredo dei simboli dellâ??eleganza berlusconiana.

Le cose vanno meglio, inevitabilmente, nei partiti con radici, storia e tradizioni: ma la selezione ha vari criteri, tra i quali è marginale uno dei più importanti, lâ??attitudine e la competenza per un buon contributo allâ??attività del parlamento. Spesso conta di più lâ??appartenenza ad un gruppo, ad una corrente. Del resto, non è stato un vicepresidente della camera, in questi giorni, a definire il manuale Cencelli il pilastro della democrazia? Deputati scelti in questo modo non giustificano, mediamente,  lâ??insieme di retribuzione, diretta e indiretta, che viene loro riservato: da questo punto di vista è il fallimento del nostro maggioritario, se si potesse chiamare così il sistema elettorale italiano.

Una prova inconfutabile della situazione: è in atto una vera e propria fuga di cervelli dalle Camere verso mandati sulla carta assai meno prestigiosi e â??onorevoliâ?: consigli di amministrazione del servizio pubblico radiotelevisivo, autorità varie, e quantâ??altro. Chi può - e sono spesso tra i migliori, come dimostrano i deputati trasmigrati nellâ??ultimo cda della rai â?? se ne va da quello che era, fino a ieri, il traguardo di una vita per chi faceva politica.
Soffocata la funzione legislativa â?? vi è quasi un servizio  di catering legislativo da palazzo Chigi, per cui lâ??attività si esaurisce spesso in un voto di fiducia ad alta voce davanti a tutti -; pressoché inesistente la funzione di controllo â?? quanti dibattiti nelle Assemblee sui grandi temi, economici, internazionali, interni? - ; segnata dalla indifferenza sprezzante del capo del governo -  e ora anche dei suoi vice â?? la funzione ispettiva; usata come maglio dalla maggioranza la funzione di inchiesta, restano  mostre e convegni, viaggi e ospitate, gadget e un poâ?? di tecnologia.

Questo è il parlamento di oggi: per il quale forse non servono neanche tanto dei presidenti autorevoli perché imparziali, dei veri arbitri. Il presidente di Montecitorio, che era partito un poâ?? meglio del suo omologo, si è â??buttato in politicaâ?, perché â?? dice -non vuole fare il pensionato ( tale gli appare, sembra di capire, lâ??attività di garante super partes). Va in visita nelle residenze del capo del governo e tenta di imporre il suo calendario dei lavori. Opposizione, se ci sei batti un colpo, o due, almeno di fronte a tanto stravolgimento delle regole di convivenza parlamentare.

Câ??è, si usa dire, una dirigenza amministrativa di alta qualità, ad attutire le cadute di terzietà dei presidenti. Può darsi: ma non se ne avrà la certezza fino a quando almeno i vertici di quelle burocrazie, retribuiti come grandi manager aziendali, non avranno responsabilità formali, almeno quella di far conoscere i propri pareri, le proprie opinioni.  Che oggi necessariamente dispensano bisbigliando, e quindi senza la garanzia di una vera imparzialità, di una reale separazione tra politica e amministrazione.

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