di Babel
Presidente nominato. Direttore generale designato. Diritti del calcio nazionale persi.Si riparte da qui per una nuova stagione del servizio pubblico. Una stagione che vede la politica â?? senza ipocrisie dice qualcuno â??giocare in prima linea la sua partita nellâ??azienda. Potrebbe essere persino unâ??utile semplificazione. Una stagione dove lâ??intromissione del governo è ormai istituzionalizzata, e, per certi versi, accettata e condivisa. Anche questa, forse, unâ??ulteriore semplificazione.Una stagione dove la sovrapposizione strategica di Mediaset è stata celebrata anche dallâ??ultimo rito del conflitto dâ??interessi, quale è stata lâ??asta dei diritti calcistici,tenuta nel tinello di Adriano Galliani. E siamo allâ??orgia delle semplificazioni.
Forse qualche complicazione ci dovrebbe essere.
Diciamo così per non annoiarci. La prima potrebbe essere quel romantico retaggio di un tempo che fù che è il progetto di azienda. Quello che la Rai non deve più essere ci viene spiegato con persuasiva determinazione da Piersilvio Berlusconi, con le sue esternazioni continue. Ci vorrebbe qualcuno che spingesse la propria audacia a dirci cosa dovrebbe essere lâ??azienda. Una retrovia di televisioni di base ? un groviglio di servizi e funzioni intermedie ? un innesco per modernizzazioni multimediali? Insomma per cosa stiamo facendo tutto questo? Paradossalmente proprio mentre si manifesta in tutta la sua geometrica potenza, la politica sembra distaccata, diciamo non appassionata , rispetto al futuro del servizio pubblico. Ancora meglio: rispetto al futuro del sistema televisivo nazionale.
Da mesi non si ascoltano proposte, idee, sollecitazioni. Solo nomi e formule vengono da quella balza. Speriamo che trovato il suo assetto formale, il consiglio di amministrazione, dove non mancano intersezioni con la politica,mostri la sua curiosità al tema. Un progetto innanzitutto ! Ci verrebbe da dire. Anche in negativo. Ossia esplicitando la constatazione che in questa congiuntura, con un governo che usurpa mentre sta morendo, e un altro che non parla per non far svanire la vittoria, non è pensabile elaborare strategie, ma solo sorvegliare la cassa. Sarebbe davvero un atto di grande onestà e trasparenza. E si lascerebbe spazio , nei mesi che si separano dalle elezioni,almeno al ripristino di alcune convenzioni cadute in disuso : piena agibilità professionale a chi garantisce la tenuta dellâ??offerta. Dare corso se non alla libertà almeno al suo surrogato che è il pluralismo istituzionale.frenare le forme più paradossali di familismo al ribasso.Insomma bonificare le paludi. Sarebbe un modo per far capire che, potendo e volendo a Viale Mazzini si può governare con lâ??ambizione non farsi inquisire da ogni genere di autorità . Magari cominciando dalla nomina del Direttore generale.
Garanzia o meno, il nome che verrebbe portato in consiglio è davvero adatto se non ad innescare grandi progetti strategici almeno a lavorare con pulizia ? non ci sembra una domanda da guerrafondai. Ci pare un banale e facile test per chiunque si candidi a portare aria nuova al settimo piano. Tanto più che il più è già stato fatto. La Rai ha subito colpi durissimi in questi anni. Sia sul versante della propria identità civile, che su quella industriale. Nelle prossime 10 settimane di lavoro reale che ci separano dal rompete le righe pre elettorali. Chiunque arrivi non potrebbe aggiungere nulla. Di peggio.Sarebbe persino meglio che escano i vecchi dirigenti â?? non solo cattaneo ma anche i suoi cavalli- e non entrino i nuovi. Siamo stati 15 mesi senza presidente non potremmo stare 10 settimane senza direttore generale?
Nel frattempo quelli che stanno fuori, professionisti, utenti, produttori, addetti ai lavori, potrebbero , mentre la politica galleggia,riprendere voce sul progetto. Si aprirebbe una bella gara: gli innovatori potrebbero davvero dirci comne e cosa vogliono innovare. I continuasti potrebbero segnalare cosa conservare. Lâ??azienda potrebbe non essere solo un mucchio selvaggio dove ci si presenta per contiguità a questo o quello. Dirigenti,giornalisti, lavoratori, produttori di ogni genere potrebbero offrire contributi ai decisori.
Così, magari, la politica potrebbe persino tornare a fare il proprio mestiere: raccogliere e valutare gli interessi da rappresentare.tanto più se insieme ai nomi vi siano persino delle idee.Proviamoci . Tanto per 10 settimane non si stanca nessuno.