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450 artisti scrivono a Napolitano perchè non firmi un decreto legge che penalizza la cultura. Il Presidente non firma
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di Redazione

450 artisti scrivono a Napolitano perchè non firmi un decreto legge che penalizza la cultura. Il Presidente non firma

Ill.mo  Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Siamo un gruppo di oltre 450 artisti e le scriviamo perchè crediamo che il diritto e la speranza di rendere più giusto il mondo in cui viviamo non siano valori in cui riconoscersi solo nelle opere teatrali, musicali o cinematografiche che interpretiamo, ma azioni concrete e atti di responsabilità da applicare alla realtà che ci circonda. Le scriviamo a proposito dell’Imaie.
L’Imaie è l’Istituto privato mutualistico per la difesa dei diritti degli artisti interpreti esecutori e ha il compito di distribuire i soldi che la legge ci riconosce per il lavoro che svolgiamo. Ad oggi i titolari di questo diritto sono circa 70.000 e i soldi non ancora distribuiti sono 120 milioni di euro. Cifre importanti.
In questi giorni il Governo Le sottoporrà un decreto legge recante “Disposizioni urgenti in materia di spettacolo ed attività culturali” che contiene, all’Art. 6,  una disposizione per istituire una “Nuova IMAIE”.
Tale decisione, da noi non condivisa, viene indicata come unica soluzione per redimere una situazione venutasi a creare per una “cattiva gestione dell’ Ente”.
Ad oggi siamo ancora in attesa dei risultati di un’ inchiesta giudiziaria e  facciamo i conti con una estinzione che di colpo e senza poter vedere le carte è diventata fallimentare.
Ma non basta: a sei giorni dall’udienza del Tar che si deve esprimere nel merito sulla legittimità dell’estinzione voluta dal Prefetto, ci troviamo davanti ad un atto d’urgenza. Il provvedimento, posto alla Sua firma, scongiurerebbe la prossima pronuncia del Tar Lazio, impedendo di verificare la sussistenza del presupposto su cui si fonda lo stesso decreto-legge e cancellerebbe le responsabilità sulla precedente gestione dell’Ente.
In tutti questi anni gli unici ad aver subito un danno sono stati gli artisti che sono stati privati dei loro diritti e del pagamento dei compensi che a loro spettano.
La presentazione di tale  decreto prevede la costituzione di un “nuovo istituto privato” ma sotto il controllo di tre ministeri.
Non le sembra una forzatura volerlo chiamare ancora istituto privato?
In questo contesto è nato un gruppo, “Artisti7607”, che prende il nome dallo Statuto Sociale Europeo degli Artisti: siamo in 450, un numero che può  sembrare esiguo ma che se messo in relazione alla disgregazione e alla rassegnazione  della nostra categoria, suona come una vittoria del dialogo e della partecipazione.
Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere di essere ascoltati dalle istituzioni perché, essendo  i titolari del diritto che questo istituto  deve tutelare e dopo mesi di studio e di attività, crediamo di poter dare il nostro contributo per la rinascita dell’ente.
Come risposta abbiamo ricevuto solo il silenzio dei sindacati, del Ministro Bondi e del capo di gabinetto Salvo Nastasi. 
Quello che le chiediamo è di non firmare l’Art 6 del decreto perché, come leggerà, nulla viene detto su chi saranno i soggetti che dovranno amministrare i nostri soldi e gestire i nostri diritti. Nulla sul come, sul quando e soprattutto da chi verrà redatto lo Statuto della “Nuova Imaie” cioè la costituzione della nostra “casa”.  Nessuna garanzia al riguardo.
Non vorremmo che  dietro la logica “dell’emergenza” vengano prese decisioni irreversibili per il futuro del nostro Istituto.
Vorremmo avere la possibilità di conoscere la verità sulle responsabilità di chi fino adesso ha governato l’Istituto per impedire che si continui a danneggiare una categoria fatta di persone note e molte altre sconosciute al grande pubblico che pagano in termini di sopravvivenza una scelta di vita.
Vorremmo che la partecipazione e l’interessamento di così tanti artisti fosse salutata con gioia e non ostacolata.
Continuiamo a credere che il dialogo tra i cittadini e le istituzioni sia necessario e  possibile.
Per questo contiamo sulla Sua attenzione e restiamo in fiduciosa attesa.


Con profondo rispetto

Artisti7607
        
Primi firmatari:
Neri Marcorè
Elio Germano
Claudio Santamaria
Alessandro Riceci
Cinzia Mascoli
Carmen Giardina
Duska Bisconti
Daniela Giordano
Gualtiero Burzi
Paco Reconti
Roberto Pischiutta (Pivio)

 

Napolitano non firma il decreto sulla lirica
di Antonello Cherchi (pubblicato sul Sole24ore, 29 Aprile 2010

ROMA - Torna al mittente il decreto legge sulle fondazioni liriche. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso di non firmare per ora il testo e di rispedirlo al ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, segnalando «osservazioni di carattere tecnico-giuridico e specifiche richieste di chiarimento». Così recita una nota diffusa in serata dal Quirinale, con la quale si prende anche atto «positivamente» dell'impegno manifestato da Bondi a «incontrare sollecitamente le organizzazioni sindacali e a prestare la massima attenzione – nel corso dell'iter di conversione – alle preoccupazioni emerse e alle proposte dei gruppi parlamentari».
Intento che Bondi ha espresso venerdì scorso, nel momento in cui il decreto legge saliva al Quirinale. Dunque, sette giorni fa. Ma il provvedimento è ormai da due settimane che è in ballo, da quando, il 16 aprile, aveva ricevuto il via libera del consiglio dei ministri. E ora i tempi si allungano.
C'è da dire che quello imposto ieri dal Colle non è uno stop, ma solo una riflessione ulteriore chiesta ai Beni culturali. Che ieri sera, quando si è avuta notizia del ripensamento del Quirinale, era ancora all'oscuro dei motivi che hanno indotto Napolitano a non firmare.
Il decreto legge nasce per mettere a posto i conti in profondo rosso delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche, con tagli al costo del personale, blocco del turn-over, riorganizzazione del lavoro. Queste le misure che entreranno – una volta che il Dl sarà pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» – immediatamente in vigore. Sono, però, state inserite una serie di previsioni da realizzare successivamente con decreti legislativi. Tra queste, il riconoscimento di particolare interesse nazionale della fondazione della Scala e dell'accademia di Santa Cecilia a Roma.
Proposito che ha sollevato, insieme a tutti gli altri interventi, aspre polemiche. Il ministro Bondi è stato, infatti, accusato di voler creare una "seria A" e una "serie B" della lirica. E in queste ultime due settimane sono già iniziate le proteste contro il decreto legge. Ieri sono scesi in piazza le maestranze e gli orchestrali del Comunale di Firenze, proprio a ridosso dell'inizio del Maggio fiorentino.
La riforma sulla lirica, però, non esaurisce i contenuti del decreto legge. Certamente, è quella preponderante, ma le fanno compagnia alcune modifiche al diritto d'autore, tra cui la rinascita dell'Imaie, l'istituto mutualistico degli artisti e interpreti, ora in liquidazione per la gestione finanziaria disinvolta.
Inoltre, è stata inserita una norma che riguarda la valorizzazione del patrimonio culturale e, in particolare, la gestione dei servizi aggiuntivi. Il ministero ha deciso di abrogare l'articolo 14 del decreto legge 159/2007, il quale raccomandava che l'affidamento dei servizi museali avvenisse in forma integrata.


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