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Articolo 21 - Editoriali
Accelerare su statuto imprese editoriali, per la trasparenza e contro le scorrerie
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di Franco Siddi

â??La pubblicazione delle intercettazioni sulle scalate bancarie ha fatto scattare anche unâ??operazione trasparenza sulle manovre finanziarie  da mesi in atto intorno alla Rcs. La preoccupazione espressa da tempo dal sindacato dei giornalisti trova oggi ulteriore fondamento. Le imprese editrici di giornali sono certo contendibili sul mercato, ma il bene che trattano, lâ??informazione, non è una qualsiasi merce e va messo al riparo da operazioni di puro potere. Diventa sempre più di stringente attualità, perciò, il nodo delle regole, al cui fondo devâ??esserci lo Statuto dellâ??autonomia dellâ??impresa editoriale, della separazione del suo contenuto da altri interessi che debbono essere trasparenti e comunque dichiarati in origine anche dagli aspiranti proprietari e, quindi, tenuti lontano dai giornali.
Negli ultimi tre giorni le interviste di Ricucci e Livolsi, pubblicate dal Corriere della Sera, fanno un poâ?? di luce sui misteri del rastrellamento di azioni da parte del primo con lâ??ausilio professionale del secondo (già protagonista del salvataggio-rilancio di Finivenst), ma non fugano i dubbi e le ombre sullâ??operazione.
Si delineano anzi i contorni di una vasta iniziativa di controllo, anche internazionale (non possiamo dimenticare che Rcs controlla anche il â??Mundoâ? in Spagna), che pare intrecciare interessi politici e di settori economici diversi dallâ??editoria.
Lâ??autonomia di un giornale, la sua storia, la libertà dei giornalisti non sono e non possono essere  oggetto di scorrerie di mercato. Piaccia o non piaccia, anche i giornalisti terranno i fari accesi, come altri che, dal mondo degli intellettuali e da settori della politica, stanno condividendo gli allarmi o cominciando a rilanciare lo Statuto dellâ??impresa editoriale. Per la loro parte di responsabilità, quali cooprotagonisti dellâ??informazione, i giornalisti faranno, complessivamente, il loro dovere perché lâ??opinione pubblica possa conoscere la verità ed esercitare il proprio controllo sociale liberamente. E nessuno invochi con faciloneria  le regole per nascondere la verità. Non câ??è segreto eticamente e giuridicamente accettabile se invocato per coprire verità essenziali per la libertà dellâ??informazione o per proteggere interessi particolariâ?.

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