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Articolo 21 - Editoriali
La Rai clandestina
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di Mila Cacciaguerra

Caro Articolo 21, sono una giovane impegnata nel volontariato che ha lavorato e lavora molto nei Balcani. Questa mattina, per sbaglio, accendo la televisione attorno alle 10, e vedo su Rai Uno un lungo reportage sui Balcani. Io che alcune di quelle tragedie le ho vissute, ho avuto lâ??occasione di capire qualche cosa di più sullâ??insieme di quelle vicende intrecciate e complesse. Grazie alla Rai, ho pensato, e al solito Ennio Remondino (quello delle bombe su Belgrado e di tante altre guerre), che ogni tanto ricompare.

Finalmente ho capito cosa intendete voi giornalisti quando parlate di Servizio Pubblico, come fosse una sorta di miracolo che chiedi con le preghiere, ma non lo costruisci mai con i fatti. Ogni tanto il miracolo accade, ma non sai bene a chi chiedere grazie.

Prima ho detto grazie alla Rai, e subito dopo mi sono arrabbiata. Arrabbiata molto. Eâ?? il 13 di agosto, ho realizzato, antivigilia del Capodanno estivo, sono le dieci di mattina, e questa è praticamente una trasmissione clandestina. Come i messaggi della Bbc rivolti alla Resistenza clandestina in Europa, durante la guerra mondiale.

Perché un reportage di vero â??Servizio pubblicoâ? viene nascosto?  La Rai si vergogna forse delle qualità professionali che sopravvivono al suo interno? Oppure, da â??nascondereâ? erano i Balcani. O lo era Remondino?

Accidenti a voi, ho pensato, rivolgendomi a chi decide gli orari e la collocazione delle trasmissioni (palinsesto?). Questa dovrebbe essere la Rai di tutti, che voi nascondete per i pochi. Giornalismo di qualità, soltanto come alibi per la quotidianità delle porcate da telegiornale miloseviano (da Milosevic) e intrattenimento per cultura da terzo mondo, è il mio sospetto.

Ho visto che lo speciale era sponsorizzato dallâ??Unione europea. Una collaborazione che di solito vuol dire soldi. Ben spesi, a guardare le immagini e la struttura complessa del reportage. Ma che senso ha tanto sforzo, se lo chiudi nel retrobottega degli ascolti?

Lo chiedo al nuovo direttore generale della Rai Alfredo Meocci, che ho letto, è stato giornalista del Tg1. Essere amico di Berlusconi non può essere considerato un reato, ma non tutelare i pochi spazi di trasmissioni di qualità, e le molte professionalità interne che la Rai conserva, sì.

Con rispetto, Mila Cacciaguerra, pacifista e abbonata Rai.
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