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Articolo 21 - Editoriali
Prodi allâ??Unione: basta polemiche la vera questione morale è Berlusconi
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di Antonio Padellaro

da l'Unità

 

«Le polemiche nel centrosinistra sulla questione morale? Ã? ora di dire basta. Invito tutti gli esponenti dei partiti dellâ??Unione a chiudere questa discussione. Stiamo trasmettendo agli italiani unâ??immagine distorta della realtà. Come se, di fronte a problemi di commistione tra economia e politica che sono esplosi questa estate, centrodestra e centrosinistra fossero e siano uguali. Non è così». Romano Prodi parla quasi con sollievo. Ã? dallâ??inizio di agosto che lâ??Unione sta sotto la nuvola nera della cosiddetta questione morale. Allâ??inizio non è intervenuto pensando che la polemica si sarebbe sgonfiata. Poi la spirale di accuse e strumentalizzazioni per le telefonate (intercettate) di Fassino al presidente di Unipol Consorte hanno convinto il candidato premier che era il momento di parlare. E ha deciso di farlo con lâ??Unità. Presidente, del suo silenzio si è lamentato il coordinatore della segreteria della Quercia Vannino Chiti. Ha detto che da lei si aspettava una difesa più vigorosa di Fassino.

«Non ho bisogno di ripetere il riconoscimento che tutti, e giustamente, fanno dellâ??integrità personale e indiscutibile di Piero Fassino. Conosco troppo bene Fassino non solo per non avere dubbi ma per ritenere screanzata la polemica sulla sua persona, una polemica che non ha alcun motivo di esistere. Il mio silenzio? Unâ??attesa voluta. Aspettavo che dal gioco delle polemiche quotidiane si passasse allâ??analisi dei problemi reali del paese».

Però le polemiche sulla questione morale continuano. Fuori ma soprattutto dentro lâ??Unione.

«La nostra capacità di farci del male è davvero straordinaria. Ã? la cosa che mi fa più arrabbiare. Dimentichiamo infatti che la vera gigantesca questione morale è quella di chi da quasi cinque anni governa questo paese: abbiamo un governo e una maggioranza nati sotto lâ??ombra del conflitto dâ??interessi del presidente del Consiglio. Unâ??ombra della quale non si sono potuti liberare e che li ha pesantemente condizionati per tutta la legislatura. Il ruolo di persone strettamente legate al presidente del Consiglio nel tentativo di scalata alla Rcs - oppure, per essere più precisi: il ruolo di suggeritore svolto nel tentativo di scalata alla Rcs da parte di un finanziere a suo tempo ideatore e responsabile della quotazione Mediaset e tuttora membro del consiglio di amministrazione della Fininvest - non è che lâ??ultimo lampante segno del perdurare e del peso di questo conflitto. Questa è la realtà. Una realtà che le nostre polemiche interne rischiano di rendere meno visibile e chiara».

Tuttavia Arturo Parisi, persona a lei politicamente vicina ha parlato espressamente di questione morale della sinistra. Parole che hanno lasciato il segno.

«Lasciamo stare Parisi che ha posto una questione di carattere generale. Ci sono stati certamente eccessi polemici e processi alle intenzioni che non andavano fatti. Ã? chiaro che ciascuno si è trincerato nella difesa della propria posizione inserendo nel dibattito nostalgie, rimpianti e desideri ma finendo per trascurare lâ??analisi dei problemi reali. Quelli, per esempio, legati al presente e al futuro del nostro sistema bancario. La polemica sulla questione morale è nata in seguito alle decisioni, e ai comportamenti, del governatore della Banca dâ??Italia in due casi specifici: le scalate Antonveneta e Bnl. E in una fase molto delicata per lâ??economia italiana. Arriva infatti, ancora oggi, lâ??ammonimento del Fondo Monetario Internazionale che mette in dubbio le prospettive di crescita non solo dellâ??area dellâ??euro ma specialmente dellâ??Italia e richiama noi o chiunque governi il paese in futuro, a prendere decisioni drastiche».

Lâ??operazione Unipol-Bnl è stata criticata soprattutto da chi sostiene che le cooperative non sono state create per scalare le banche. Ã? così?

«Si ragiona come se il sistema cooperativo fosse un sistema con minore dignità mentre le cooperative hanno svolto e svolgono un ruolo di importanza fondamentale nellâ??economia italiana. Anche nel sistema creditizio. Unipol ha impostato una strategia di sviluppo molto vigorosa nel settore assicurativo prima di entrare nel settore bancario: una strategia banca-assicurazioni che io non posso e non voglio giudicare. Le valutazioni sul realismo e la redditività di questo disegno non spettano al politico. Ma certo nessuno può contestare che sia legittimo. Dappertutto in Europa vi sono leggi che tengono conto delle funzioni positive delle cooperative. Ã? una legislazione che cerca di valorizzare la funzione positiva ed equilibratrice del sistema cooperativo. E non a caso in parallelo a questa crescita dellâ??Unipol assistiamo al fiorire delle Casse Rurali e Artigiane, che svolgono un ruolo di supporto ai piccolissimi operatori economici che è sempre più necessario. Ma in questo campo si può fare di più. Trovo sorprendente che la proposta avanzata, proprio in questi giorni di tensione, da Luigi Marino, presidente della Confcooperative, di ripensare a un rapporto più stretto fino a unâ??ipotetica fusione tra i movimenti cooperativi non sia stata analizzata con la dovuta attenzione. Il problema che ha oggi il mondo cooperativo è proprio quello della sua crescita e della sua modernizzazione conservando lo spirito originario di solidarietà. Questo è il tema che, penso, dovrebbe prima di tutto starci a cuore».

Lo scontro sulle due scalate ha posto un altro problema, quello dei rapporti, corretti, tra economia e politica. Qualcuno sostiene che anche nel centrosinistra tra

partiti e affari dovrebbero esserci meno contatti. Ã? anche la sua opinione?

«Quando dico che, sul rapporto tra economia e politica, il centrosinistra è diverso dal centrodestra non dico parole vuote. Mi riferisco a posizioni concrete ed impegnative. Nel «Progetto per l'Italia» dell'Unione abbiamo scritto che il nostro paese ha bisogno allo stesso tempo di più mercato e di più politiche pubbliche. Più mercato, per liberare le energie soffocate dai monopoli, dai privilegi delle rendite, dalla mancanza di concorrenza. E più politiche pubbliche, perché allo Stato e alla politica spetta il dovere di assicurare i beni pubblici (sicurezza, giustizia, istruzione, infrastrutture) che il mercato non è in grado di offrire. In una intervista al "Sole-24 Ore" ho, pochi giorni fa, tradotto questa impostazione in una dettagliata proposta: così da dare certezza e trasparenza al governo dell'economia con un riordino sistematico e coerente di tutto il sistema delle autorità indipendenti, a partire dalla Banca d'Italia. Non è stato un esercizio solitario. Per elaborare la proposta mi sono documentato sui più recenti risultati della riflessione accademica, tanto in campo economico quanto in campo giuridico. E ho studiato con attenzione quanto i partiti, ed in particolare quelli del centrosinistra, avevano proposto in Parlamento. Quattro sole autorità indipendenti per vigilare sull'economia e sulla finanza: Banca d'Italia, Antitrust, Consob e un'autorità responsabile del controllo sulle reti (elettricità, gas, acqua, telecomunicazioni). Un sistema trasparente per le nomine, per garantire indipendenza e capacità dei prescelti. Regole severe per rendere impossibile nelle autorità la presenza di parlamentari e membri di governo e per impedire che, finito il loro mandato, i membri delle autorità si trasferiscano in società sino a poco prima sottoposte al loro controllo. Questi sono i pilastri della mia proposta. Perché diventi parte del nostro programma di governo, dovrà essere discussa in dettaglio con tutti i partiti dell'Unione ma ha già ricevuto un sostegno convinto e ampio. Ripeto: noi siamo davvero uniti quando si tratta di dare trasparenza e regole all'economia e, più in generale, alla società. Ma c'è un altro punto che mi preme mettere in risalto. A chiunque abbia dimestichezza con questi documenti non sarà sfuggito che la mia proposta di riforma della Banca d'Italia riprendeva in larghissima parte la proposta avanzata in Parlamento dai Ds e che aveva, come primo firmatario, Piero Fassino. Chi vuole mettere in dubbio la correttezza dei Ds, e il loro impegno per un'economia e di un mercato trasparenti e ordinati sulla base di regole chiare, ha qui la risposta più concreta, forte e convincente. Non ho bisogno di ripetere il riconoscimento che tutti, e giustamente, fanno dell'integrità personale ed indiscutibile di Piero Fassino. Io vado molto più in là e mi riferisco agli impegni politici, alle proposte legislative dei Ds».

Ottimi propositi anche se al momento di questa trasparenza e correttezza non è che se ne veda moltissima in giro. La situazione della Banca dâ??Italia per esempio. Hanno accusato anche lei di non aver chiesto con adeguato vigore le dimissioni de governatore Fazio. Come risponde?

«Fazio? Il problema, l'ho detto e lo ripeto, non è un problema personale. La credibilità della Banca d'Italia, che certo è stata duramente scossa, la si ricostruisce solo con nuove regole che definiscano in modo trasparente e coerente non solo il ruolo del governatore, ma l'intero sistema di governo e la missione stessa della Banca. E questo, a sua volta, all'interno di un nuovo sistema per il governo dell'economia e della finanza. � la sfida che ci sta davanti. Una sfida che, se saremo chiamati a governare il paese, affronteremo senza perdere tempo perché ci arriveremo sulla base di una posizione comune. Una sfida alla quale saremmo già ora pronti a dare il nostro contributi se questo governo e questa maggioranza fossero disposti a metterla di fronte al Parlamento. Come Unione, se avremo la fiducia degli elettori e ci sarà dunque affidata la responsabilità di governare l'Italia, interverremo inoltre per sanare una situazione che vede oggi privilegiati gli investimenti finanziari a scapito di quelli industriali e produttivi. Queste sono le cose su cui ci dobbiamo concentrare, queste sono le cose di cui dobbiamo parlare agli elettori».

Insisto: e se Fazio non dovesse dimettersi?

«Certamente il paese sta subendo un danno oggettivo da questa indecisione».

Il nuovo assetto di vertice Rai dovrà gestire una campagna elettorale al calor bianco. Cambierà qualcosa nel servizio pubblico o Berlusconi continuerà a farla da padrone?.

«Come sempre la Rai avrà un ruolo determinante sulle decisioni del paese ma non sono affatto ottimista. La situazione è tale che nemmeno un direttore generale come Cattaneo, voluto proprio dal presidente del Consiglio per il suo noto allineamento, appena ha preso decisioni non in linea con i desiderata di Berlusconi è stato eliminato per essere sostituito da un direttore ancora più allineato e obbediente. Con le regole che ci daremo un caso Meocci non sarà più possibile. Questo è il grande impegno etico che il centrosinistra deve assumersi: nomine indipendenti, competenti, trasparenti».

Ã? vero che non ha gradito la nomina di Petruccioli a presidente della Rai?

«Non ho mai messo in dubbio la persona di Petruccioli. Ho ricevuto però da tutta lâ??Unione lâ??incarico di dialogare con il Sottosegretario Gianni Letta sulla base di unâ??accoppiata presidente - direttore generale che garantisse lâ??equilibrio dellâ??informazione Rai. Il problema non era Petruccioli, la cui figura risponde ai requisiti richiesti. Il problema è il direttore».

Le primarie. Non câ??è il rischio che una conflittualità troppo forte tra i candidati spacchi lâ??Unione?

«Le primarie sono fatte per mettersi in gara e quindi creano naturalmente momenti di competizione. Poi, come avviene in tutte le primarie, come è avvenuto anche nella primaria più sorprendente, quella delle Puglie, chiuso il dibattito tutti si uniscono intono al candidato prescelto per portarlo alla vittoria»

Non crede sia un errore parlare di implosione della Casa delle libertà, gridare vittoria troppo presto? Nellâ??Unione si avverte un clima di euforia un poâ?? insensato.

«Parlo dellâ??implosione delle Casa delle libertà solo per i danni che sta facendo al paese. Ciò non vuole affatto dire che noi abbiamo vinto. Berlusconi affronterà la campagna elettorale con una quantità di mezzi finanziari colossale, per orientare e disorientare gli elettori»

E lâ??Ulivo? Esiste ancora? Esisterà ancora?

«Le racconto un episodio. Allâ??inizio di maggio ero in Cina a colloquio con il primo ministro. Abbiamo toccato tempi veramente importanti, diritti umani, religiosi e problemi della strategia economica e commerciale. Nel congedarmi il primo ministro cinese mi ha detto: tante congratulazioni per la grande vittoria elettorale dellâ??Ulivo e tanti auguri per il futuro dellâ??Ulivo. Uscendo i miei collaboratori mi hanno consegnato lâ??Ansa con cui si annunciava che le liste unitarie dellâ??Ulivo venivano messe da parte. Cosa penso? Penso che un Ulivo forte sia fondamentale per lâ??Unione. Ma che sia ancora più importante per stabilizzare il bipolarismo e per dare allâ??Italia un governo forte e autorevole. So però anche che questo non è un problema allâ??ordine del giorno oggi. Ma rimane la mia prospettiva per il futuro».

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