di Michele Ciliberto
da L'Unità
L??analisi - D??improvviso, nella politica italiana è esplosa la discussione sul centro: dalla Repubblica al Manifesto, dal Corriere della Sera al Riformista è tutto un discutere - e un polemizzare - sul centro, sull??attualità di una politica di centro, su una riconversione in termini centristi del bipolarismo. Sul Riformista che ha (almeno) il merito della chiarezza si legge, addirittura, che «la fase suprema del bipolarismo è composta da due centri», i quali, proprio perché tagliano le ali, si configurano come effettive e credibili forze di governo. I
protagonisti di questa nuova stagione politica sarebbero Rutelli e Casini: il primo «con eleganza» avrebbe messo nell'angolo Fassino «senza mai toccarlo»; il secondo avrebbe «portato allo scoperto Berlusconi senza mai chiedergli di farsi da parte».
? una discussione interessante, imperniata - lo si dica o lo si taccia - sul convincimento che Berlusconi sia destinato a una sicura sconfitta, e che senza Berlusconi Forza Italia e la Casa della libertà si disgregheranno definitivamente, liberando forze che ad esse fanno ora capo e ponendo il problema di un riassetto complessivo non solo della destra e del centrodestra, ma di tutto il sistema politico italiano. Sono questi i termini della discussione: la (scontata) fine di Berlusconi e della Cdl; la (presunta) vittoria del centrosinistra; la ricostituzione, in prospettiva, di un nuovo centro politico. Di questo si tratta, e di questo occorre dunque discutere: in una parola, si tratta del sistema politico italiano nei prossimi anni. Il resto è solo chiacchiera.
Ma prima di entrare nel merito del problema, vorrei fare una osservazione preliminare. Considero personalmente sbagliato dare per scontata la sconfitta di Berlusconi e della Casa della libertà. ? vero che il trend elettorale va in questa direzione, ma starei attento a dare per acquisita la pelle dell'orso, prima di averlo catturato. Si continua a non capire che Berlusconi viene dal profondo della storia italiana, e che la sua leadership è stato un intreccio di arretratezza e, al tempo stesso, di modernizzazione. Che si tratti di una forma di modernizzazione profondamente discutibile e da combattere energicamente, non toglie che (anche) di modernizzazione si sia trattato, e che essa proprio per questo abbia raccolto, per un periodo non breve di tempo, il consenso elettorale di una larga parte del paese.
Sarebbe un errore politico assai grave abbassare la guardia su questo. Significherebbe, tra l'altro, non capire che oggi gli spostamenti elettorali sono assai rapidi e veloci, e che non ha alcun senso contare sulla persistenza, o la compattezza, di blocchi sociali e ideologici omogenei che, nella nostra società, non esistono più. Oggi le dinamiche politiche hanno tempi difficilmente prevedibili o programmabili, come dimostrano le stesse vicende elettorali che hanno segnato la vita politica europea degli ultimi anni. Sarebbe bene che su questo punto il centrosinistra avesse le idee chiare: la partita elettorale in Italia è ancora aperta.
Che Casini e Rutelli lavorino, ciascuno per la propria parte, in vista della ricostituzione di un centro moderno, ed egemone, nella vita politica del paese,su questo non credo ci siano dubbi. Non si sono del resto nascosti dietro un dito. Naturalmente le ambizioni dell??uno non vanno confuse con quelle dell??altro. Ma per limitarsi a Rutelli, tutte le scelte - e le mosse - politiche che ha fatto negli ultimi mesi vanno in questa direzione: dal colpo dato alla prospettiva dell'Ulivo e alla stessa Federazione alle posizioni assunte sulla questione dell'Unipol, con le critiche assai aspre rivolte ai dirigenti dei Ds. ? un disegno chiaro, imperniato su una competizione - e anche sul conflitto - con i Democratici di sinistra, mirante, appunto, a costituire un Centro politico moderno, rispetto al quale la sinistra sarebbe destinata a svolgere un ruolo di comprimaria o addirittura subalterna. Si tratta , ovviamente, di un disegno legittimo,svolto con intelligenza e anche lungimiranza come dimostrano le posizioni assunte sul referendum sulla fecondazione artificiale.
Rutelli (come Pera) ha capito che oggi l'elemento ideologico è diventato - o è tornato ad essere - politicamente decisivo e che su di esso è necessario prendere posizione, se si vuole ottenere consenso politico: come avviene sempre,nelle fasi in cui i tradizionali blocchi di appartenenza si sgretolano o si ridefiniscono in termini nuovi, anche sul piano delle identità individuali e collettive (punto, questo della centralità oggi della «battaglia delle idee», sul quale la sinistra dovrebbe riflettere, e agire, assai più di quanto non faccia).
Ciascuno in politica fa le scelte che ritiene più giuste per la propria parte. Resta da chiedersi se queste scelte siano utili per il paese. Per il paese: insisto su questo,non solo per la sinistra ,alla quale in questo progetto di «taglio delle ali» sarebbe affidato, come si è detto, un destino di subalternità e, in prospettiva,di emarginazione. E per dare una risposta credo che sia opportuno riflettere sulla nostra storia nazionale. In Italia - prima in quella liberale, poi in quella democratica - è stata costante,in genere,la tendenza a «governare dal centro». Quella che, secondo il Riformista, dovrebbe essere l'avvenire della politica italiana, è il tratto più antico - e più pesante - della nostra storia... Certo, occorre distinguere e non fare di tutta l'erba un fascio. Naturalmente, le politiche di «centro» non hanno avuto, e non hanno, dovunque gli stessi risultati - in positivo o in negativo. Occorre tener conto dei caratteri strutturali di ogni paese. Ma nell'ambito della «modernità» l??Italia ha una storia specifica, per un insieme di motivi etici, civili, religiosi che bisogna aver presenti se non si vuol cadere in una sorta di provincialismo alla rovescia.
? nel nostro paese che è nata, e si è sviluppata, quella forma dell'agire politico che va sotto il nome di «trasformismo»: una pratica politica imperniata, precisamente, in modo programmatico sul «taglio delle ali», della quale sono noti gli effetti avuti sulla morfologia politica, sociale e anche religiosa della nazione.
Non è un discorso di tipo moralistico che intendo fare. Come è noto, nella Storia d'Italia Benedetto Croce invita a non esprimere giudizi di questo tipo sul «trasformismo», considerandolo la pratica politica più adatta al nostro paese. Ed è un invito da seguire, sul piano storico. Ma, proprio per questo - per una considerazione di ordine strettamente storico-politico - quelli che sostengono che Rutelli e Casini rappresentano il «nuovo» perché vogliono costituire il Centro vanno invitati a riconsiderare la storia nazionale e gli effetti del trasformismo - cioè della mancanza di una effettiva , reale alternativa politica - sulla nostra «costituzione interiore», ripetendo in tono sommesso i versi dell' Ecclesiaste «nihil sub sole novi...».
Come si è detto, il problema sul tappeto oggi in Italia è quello della riforma del sistema politico e dello Stato italiano. Ma per riformarli è necessario fare il contrario di quello che invocano i sostenitori del ritorno al Centro. Bisogna mantenere ferma l'opzione bipolare,in modo intransigente. Tanto più è necessario farlo per i caratteri propri della storia italiana. Come dimostrano le polemiche di questi giorni, entro cui si esprimono corposissimi interessi materiali, non è facile per due ordini di motivi: perché in Italia manca una «religione civile», un insieme, di valori condivisi - prepolitici, preistituzionali - nei quali possano riconoscersi tutte le forze politiche, prima ancora di assumere compiti di governo o di opposizione e di contrapporsi in una normale dialettica bipolare. E poi perché nel nostro paese, l'esperienza bipolare viene colpita, e intaccata giorno dopo giorno, da germi di tipo trasformistico, secondo una tendenza tipica della nostra storia. Compito della sinistra è di battersi con forza e rigore per la riforma del nostro sistema politico e dello Stato i tenendo ferma la barra del bipolarismo e contrapponendosi,su ogni piano, ai tentativi palesi o occulti di «ritorno al centro». ? precisamente questo, oggi, la funzione nazionale ed europea della sinistra e dentro la sinistra dei democratici di sinistra: è in questo modo che essi possono far coincidere le proprie ambizioni di governo con gli interessi dell'Italia.