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Articolo 21 - Editoriali
Abolire la destra
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di Furio Colombo

da L'Unità

Non lo stanno chiedendo fanatici di sinistra. Lo stanno facendo loro. Anzi lo fanno già da un pezzo. Non câ??è più destra, ve ne siete accorti? Ci sono i moderati, che comprendono persino Calderoli e Castelli. Câ??è il Centro che rigorosamente sostiene la guerra e denigra i pacifisti. Ci sono i liberali-liberisti, che, sia pure con un poâ?? di confusione di parole, vogliono sempre la stessa cosa: il mercato, invocato su tutto, Costa dâ??Avorio e Sudan inclusi, come la grande risposta, anzi il miracolo che non fallisce mai. Questa è la parte buona della bipartizione politica.
Poi câ??è una sinistra colpevole di tutto. Se è cattolica, si tratta dei â??cattolici adultiâ? cui dedica il suo umore sprezzante il presidente del Senato Pera. Se è moderata, ha due sole scelte. O non è abbastanza moderata da coincidere con una delle categorie â??buoneâ? descritte prima («Coraggio, un poâ?? più di innovazione, di modernità, di licenziamenti, di mercato») o si tratta di un camuffamento non riuscito, una striminzita pelle di pecora su un lupo così famelico da voler ancora difendere i sindacati.
Se qualcuno si azzarda a criticare in modo netto e deciso la â??parte buonaâ? della vita politica, per qualsiasi ragione (mettiamo clamorose illegalità, mettiamo vergognose leggi, mettiamo processi evitati e risolti attraverso la Commissione Giustizia del Parlamento che è anche il collegio di avvocati personali del Premier) allora è senza dubbio estremista.
Non riconoscete in questa descrizione lâ??immagine della politica italiana secondo la grande stampa e i più autorevoli talk show?
Guardate bene. In questo quadro la destra non esiste. Esiste solo la sinistra, che è infida, forse amica del terrorismo. Deve sempre pentirsi di qualcosa, e che abbia una buona volta il coraggio di farlo, forte e chiaro, davanti a tutti.
Lâ??operazione è astuta perché conta sui mezzi di comunicazione di massa che stanno al gioco.
Funziona perché, una volta ridotto il quadro di ciò che si vede alle nuove dimensioni (o meglio: spostata la scena), la destra, che pure è rimasta più che mai rigorosamente destra e non ha rinunciato proprio a nulla dei suoi programmi più estremi, appare â??moderataâ?. E la sinistra, per quanto si limiti, si autocontrolli, si comporti bene per farsi accettare, rivela, sempre, con qualche lapsus, di non avere abbandonato alcune follie, come lâ??idea fissa di uguaglianza, il mito della legalità, lâ??ossessione, che viene fatta apparire sempre più torva e sospetta, di difendere il lavoro come diritto fondamentale del cittadino.
Alla sinistra viene imposto uno stivaletto malese nel quale, se vuole un minimo di rispetto, deve restringere le sue aspirazioni e i suoi programmi.
Vengono anche assegnati dei leader. Se non apprezzate Tony Blair e il suo fanciullesco entusiasmo per la guerra fondata su carte false e corredata di centomila morti, a cui se ne aggiungono, da due anni, trenta al giorno, siete un poco di buono, certamente privo di cultura di governo.
Quanto agli ideali, ci viene detto di non far ridere la nostra austera controparte che è la parte buona, moderata e affidabile della società moderna. Vorrei ricordare un passaggio esemplare del tristemente memorabile discorso di Marcello Pera a Rimini. Per bollare lâ??iniquità morale di coloro che non stanno con lui ha detto che «si nascondono dietro gli ideali».
â??Idealiâ? diventa una parola a luci rosse per coloro che dicono - con virile realismo - che la guerra è guerra, il mercato è mercato, il potere è potere. E se non capisci che ti conviene stare dalla parte giusta, sei sciocco o pericoloso.
Questo è il momento di rafforzare il recinto con la balaustra della religione. Se avete la vostra idea di verità, di libertà, di decenza, di giustizia, siete relativisti. Il relativismo, che secondo qualunque voce filosofica, in qualunque dizionario, è il legame che unisce la libertà alla democrazia, in questa nuova versione della vita politica diventa un pericolo mortale perché scardina lâ??identità (vi immaginate la mia identità insieme a quella di Borghezio?) e mette in pericolo la verità. Ã? possibile che un solo ragazzo o ragazza credente del meeting di Comunione e Liberazione voglia vivere con la «fede fai da te» (citazione di Papa Ratzinger) di Marcello Pera, che era un laico arrabbiato poco prima della sua conversione politica, dunque predicatore di una verità raccolta per convenienza?
Da molti anni non mi invitano a Rimini, non so immaginare i cambiamenti. Eppure non credo che di Pera abbiano apprezzato lâ??invocazione alla guerra, da fare adesso, qui e subito, anche se non si sa contro chi. E lâ??appello alla caccia contro gli infedeli.
Ma il nuovo recinto rafforza lâ??altro, quello della finzione politica, che vuole i moderati da un lato (niente destra) e tutta la sinistra, più o meno â??estremistaâ?, dallâ??altro. E dunque se sei di â??sinistraâ? e se per giunta insisti nellâ??essere relativista, nel senso che continui a rispettare lâ??identità e la verità degli altri, allora sei davvero un pericolo. E per fortuna che ci sono ancora dei bravi rivoluzionari di una volta che invece accettano il gioco dei talk show, contestano le â??testate omicideâ? (lo ricordate? Lo dicevano, e lo lasciavano dire, de lâ??Unità senza alcun imbarazzo), conversano bonari con i â??moderatiâ? della grande mascherata di destra, e non si fanno trovare mai nel luogo o nellâ??atteggiamento sbagliato.
* * *
Come molti lettori avranno già pensato, questo espediente profondamente disonesto però efficace e ben pensato, non è solo italiano. Anzi, sono le destre di casa nostra (comprese quelle che una volta erano orgogliose di essere destre) ad avere rapidamente indossato il trucco â??moderato e di centroâ? unico baluardo al pericolo della sinistra (leggi: chiunque si oppone).
Prendete per esempio Pat Robertson. � un predicatore evangelico americano legato anima e corpo (sopratutto anima, visto che è uomo di Dio) a George W. Bush che, come è noto, e come ci fa sapere, parla solo e direttamente con Dio, («il mio vero, unico consulente») dunque è uomo di moderazione e di centro.
Pat Robertson dispone di una sua rete televisiva. Lâ??ha usata, il giorno 22 agosto, per invocare lâ??assassinio del Presidente del Venezuela. Hugo Chavez (quel presidente) non è un personaggio particolarmente simpatico. Ciò che adesso attira i fulmini, però, non è il suo modo berlusconiano di gestire (sia pure da sinistra) il potere, ma lâ??aver stretto un legame con la Cuba di Castro.
In un editoriale durissimo, il New York Times del 26 agosto fa notare che «le parole incredibili di un uomo molto vicino al Presidente degli Stati Uniti, sono state accolte, in genere, con mite tolleranza dai media». Dopo tutto Robertson è ben radicato in posizione â??moderata e centristaâ?.
«Immaginate - scrive il New York Times - se una frase del genere fosse stata detta da un Mullah alla televisione Al Jazeera! Si sarebbe levato un urlo di furore e condanna». Invece, osserva il Times, «solo un tiepido comunicato del Dipartimento di Stato ha definito lâ??invito all'assassinio di un capo di Stato â??inappropriatoâ?.
* * *
Prendiamo adesso un esempio europeo, quello di Angela Merkel, candidata moderata, cristiana, centrista come nessuno al mondo, che si batte contro quel bolscevico del cancelliere Schröder. Tutti sanno il male che Schröder ha fatto al suo Paese e al mondo decidendosi così tardi (e in modo così parziale) a smontare la solida protezione di cui godono i lavoratori tedeschi. A quanto pare è colpa loro e delle leggi che proteggono il sindacato se la Volkswagen ha avuto un management così poco esemplare, se la BMW non è più frizzante di brio e di eleganza esclusiva, se alcune banche tedesche hanno sminuito nel mondo lâ??immagine della integrità senza ombre di quel Paese.
Schröder e il suo alleato, il ministro degli esteri Fischer, sono sotto continua osservazione. Al minimo accenno di ritorno allo Stato sociale vengono aspramente sgridati da pattuglie di esperti e di vigilantes del mercato. Del loro ex compagno di partito Lafontaine, che ha osato dare vita a una coalizione più di sinistra, i media insinuano che gli piacciono la bella vita e i vini di qualità. Insomma, un parassita.
Angela Merkel ha scelto come futuro ministro delle Finanze (se vincerà) un certo Paul Kirchhof che il â??columnistâ? americano Richard Bernstein definisce â??famoso radicale di destraâ?.
Perché lo dice? Perché Kirchhof propone per tutti i cittadini, ricchi e poveri, la famosa â??flat taxâ?, 25 per cento imponibile per tutti, miliardari e precari, disoccupati ed ereditieri. La Merkel, da parte sua, propone un deciso aumento dellâ??IVA (che in Germania si chiama VAT). Le due proposte, insieme, formano un programma di destra brutale, una spinta violenta contro i redditi da lavoro, una vera condanna alla povertà di molti, e licenza di libero arricchimento per altri, molto più radicale delle circospette discussioni intorno alla tassa sul capitale che hanno attraversato la politica italiana a sinistra, e creato subito costernazione, condanna e scandalo.
In altre parole Angela Merkel fa apparire mite e gradualista la signora Thatcher.
Eppure lei resta di centro, il suo è un partito moderato, la sua vittoria verrebbe celebrata come un prevalere del buon senso, e una sola parola di riscatto a sinistra di Schröder e Lafontaine verrebbero definiti estremismo.
Per completare la messa in scena (lei stessa, a differenza di Pera, vede il suo gioco e un poâ?? si diverte) la Merkel usa come inno della sua campagna elettorale la canzone Angie dei Rolling Stones. Pare che i Rolling Stones abbiano intenzione di farle causa, ma la Merkel non si scompone. Se lo faranno, saranno dei teppisti della sinistra radicale che si permettono di attaccare una brava signora di centro che, con lo smantellamento totale del Welfare tedesco (il suo programma economico fa tabula rasa di ogni margine di assistenza o sostegno a chiunque non sia ricco di rendita o di impresa, nel suo Paese) propone mitezza e moderazione.
«Forse non sarà una rivoluzionaria - ha osato scrivere di lei Richard Bernstein sullâ??Herald Tribune (26 agosto) - ma non si era mai visto prima un così radicale programma elettorale».
Ecco svelato il gioco. La nuova destra - da quella violenta della guerra dovunque, a quella del radere al suolo ogni residua difesa non solo del lavoro ma anche della decenza e della responsabilità delle imprese - si presenta come il centro ragionevole della modernità. Ogni spostamento, un passo più in là, è rivoluzione.
Opporsi a questo gioco vuol dire che «quelli di sinistra hanno perso il pelo ma non il vizio». Per questo detestano Romano Prodi. Ha esperienza, conoscenza, mitezza, non viene a patti, non fa salotto. E non accetta le loro condizioni. Vede che la destra è destra. A volte estrema destra. E lo dice.
furiocolombo@unita.it

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