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Articolo 21 - Editoriali
Se tace il telegiornale
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di Bruno Mobrici*

da L'Unità

� pressante l'invito a collaborare per salvare la vita dei nostri concittadini; le polemiche sarebbero certamente fuori posto, e il Presidente Ciampi raccomanda: "Non lasciate nulla di intentato". In questo momento davvero molto difficile non ci preme osservare se ha ragione il governo o l'opposizione: a suo tempo la gente saprà valutare e giudicare. Ci sembra perfino riduttivo dire che la trasmissione Porta a Porta", dopo la notizia data in diretta della morte dell'ostaggio, diventata un caso serio. Quanti hanno avuto modo di vedere il film "Live from Baghdad"" possono meglio capire il retroscena adrenalinico e gli ingenti interessi editoriali che stanno dietro il lavoro dell'informazione. Sinceramente non vorrei spendere neppure una riga sulle polemiche a proposito di ciò che avrebbero fatto altri illustri colleghi al posto di Vespa. Essi stessi, forse, non hanno ben inteso che la trappola sta proprio qui. Allora mi domando: l'informazione, quella televisiva (quella in diretta soprattutto) è un contratto di utilità per il telespettatore, oppure è la rappresentazione più evidente dell'utilitarismo (spinto al limite) di quel programma, di quel giornalista ? Spiego perché pongo la questione. Perché mi ha colpito la motivazione della televisione Al Jazeera sul rifiuto di inviare in giro per il mondo il filmato della morte dell'italiano. La televisione araba dice: "Non manderemo mai in onda le immagini dell'esecuzione di chi, al di là di ogni considerazione, è e resta un essere umano". Adesso chiedo a voi: l' attesa mediatica in diretta di una morte, presenti i parenti, si ispira a una concezione morale? Familiari a parte, è giusto in simili situazioni camminare sopra le fragilità di chi vede e ascolta? Per il solo fatto di essere al di qua del video, non siamo anche noi esseri umani ? Shakespeare scrive: "il povero insetto che noi calpestiamo prova nella sofferenza corporea tanta angoscia come un gigante che muore". Dicevo prima che non voglio cadere nella trappola del "cosa avrei fatto io al posto di un collega",ma neppure posso lasciare correre . Una volta i telespettatori sapevano che c'erano i telegiornali a orari precisi, le edizioni straordinarie per eventi altrettanto straordinari, infine gli approfondimenti della testata. Si aprivano (e si chiudevano con giusta tempestività) improvvisi spazi informativi per seguire le cronache importanti dall' esito incerto; insomma all'interno del servizio pubblico, la Rai garantiva soprattutto la misura - direi la "giusta misura" - dell'informazione. A cascata poche altre cose non meno importanti. L'informazione aveva un contenitore riconoscibile, il telegiornale e la sua redazione, e all'interno di essa avveniva il confronto spesso aspro sul modo di dare conto delle notizie. Regola numero uno: i fatti sono i fatti. L'opinione va segnalata e distinta. Regola numero due: rispetto uguale per tutti. Regola numero tre: l'informazione non è spettacolo, non fa spettacolo, non cerca spettacolarità. Altri tempi ? No, non e' una questione di tempi: direi piuttosto che è venuta meno l'etica della responsabilità. Per un giornalista essa è essenziale come l'aria che respira. E dov'è andata finire? Abbiamo un sospetto: la concorrenza (la corsa all'ascolto) sempre più spietata non lascia spazio all'agire etico. Dunque, non si tratta di non saper parlare di tragedie. Non è vero che il video non sa raccontare la guerra. Il talk show non è la madre di tutti mali. Ma quando si parla della vita dell'uomo, la responsabilità giornalistica - amaggior ragione quella televisiva - non può essere sottoposta a interessi che non si riconducano unicamente al rigore severo, e direi solenne, della notizia. All'occorrenza, elargita con il contagocce del farmacista. Ora, che cosa può fare la televisione per non compromettere la vita dei nostri concittadini? Deve dire o tacere su alcune informazioni ? Se uno degli ostaggi fosse mio fratello, come mi accosterei alla telecamera ? Come ci ha ricordato Al Jazeera : "ognuno è, e resta, un essere umano".

* inviato e caporedattore TG1

 

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