di Fiorenza Sarzanini
ROMA ?? Moreno Pasquinelli è il loro leader. «Coraggiosi difensori di tutti i popoli oppressi» è il loro slogan. Ma di guai con la giustizia gli appartenenti al «Campo antimperialista» ne hanno avuti parecchi.
Sospettati di aver finanziato illecitamente quella che considerano la «resistenza irachena», di aver mandato soldi ai terroristi turchi, di aver fomentato scontri di piazza contro la guerra e gli Stati Uniti, sono stati sempre tenuti a distanza dai partiti (anche se il dialogo con Rifondazione e Comunisti Italiani resta aperto) e sotto controllo dalle forze dell'ordine.
Il quartier generale è a Foligno, in Umbria, lì dove Pasquinelli, 49 anni, è nato e vive. Ma per le loro battaglie si spostano in Italia e all'estero, pronti ad organizzare campi, convegni, manifestazioni. Sempre al centro delle polemiche, sempre trattati con diffidenza.
IL MOVIMENTO ?? La data di nascita ufficiale del movimento risale all'agosto del 2000. I capi si presentano come «una rete intenzionata a raccogliere movimenti e organizzazioni di molti Paesi del mondo uniti da ideali antimperialisti, anticapitalisti e socialisti».
Il primo raduno estivo è dell'anno dopo. Aderiscono esponenti dei Comunisti Baschi, del Fronte popolare di liberazione della Palestina, dell'ex Pkk del Kurdistan, sindacati di base, associazioni contadine e operaie, sigle italiane e straniere della sinistra extraparlamentare e della destra estrema. Loro negano: «Con formazioni fasciste e antisemite non c'è mai stato alcun sodalizio».
Vantano sedi nazionali e migliaia di aderenti in tutta Italia. Ma in piazza hanno sempre portato poche centinaia di persone che spesso si sono contraddistinte per i loro slogan. Come quel «10, 100, 1000 Nassiriya» urlato durante il corteo della pace organizzato lo scorso anno a Roma per protestare contro la visita di George W.Bush. «Quelle grida ?? replicò il portavoce del Comitato ?? nient'altro sono che la risposta all'ingiusta aggressione sferrata dagli americani e dai loro alleati contro il popolo iracheno».
LA TRATTATIVA ?? Nell'aprile del 2004, quando Maurizio Agliana, Salvatore Stefio e Umberto Cupertino sono nelle mani delle «Falangi Verdi di Maometto», Moreno Pasquinelli avvia una trattativa con esponenti della resistenza per la loro liberazione. Interlocutore privilegiato è Jabbar al Kubaisi, leader dell'Alleanza nazionale irachena, omonimo dei religiosi del consiglio degli Ulema con i quali non sembra però avere nulla a che vedere.
«Se accerteremo che non hanno partecipato ad attività di spionaggio, li libereremo», aveva detto poco dopo il sequestro Jabbar Al Kubaisi facendo così intendere di poter influire sulla sorte dei tre italiani. Pasquinelli, che lo aveva più volte coinvolto nelle sue iniziative, prende contatto.
Ma la sua iniziativa, subito stigmatizzata da Palazzo Chigi, si conclude con un nulla di fatto. E quando i tre body-guard vengono liberati, il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, pur senza fare nomi, parla di «pataccari che hanno cercato di lucrare da tutta questa storia, di ricavarne vantaggi personali e politici».
Proprio nell'aprile dello scorso anno Pasquinelli finisce in carcere assieme alla portavoce del movimento Maria Grazia Ardizzone, con l'accusa di aver finanziato i terroristi turchi del Dhkc-p. Li fa tornare in libertà il tribunale del Riesame che li ritiene «estranei al progetto di eversione perseguito dal gruppo dissidente». Giudizio confermato qualche mese dopo dalla Corte di Cassazione. Un'assoluzione che però non ha fatto venire meno l'attenzione nei loro confronti da parte di investigatori e 007.
IL SOSPETTO ?? Il sospetto che il gruppo sia vicino a «cellule» terroristiche e che finanzi l'attività eversiva agli investigatori rimane. Anche se sul conto corrente aperto per aiutare la resistenza irachena ci sono poche migliaia di euro. Per mesi la polizia ha tenuto sotto controllo il deposito per monitorare eventuali trasferimenti di denaro. Ma non ha trovato nulla di rilevante. L'impressione degli investigatori è che la propaganda superi di gran lunga la capacità operativa.
Gli Antimperialisti ora fanno parte dei «Comitati per la resistenza del popolo iracheno».
La loro guida è il filosofo marxista Costanzo Preve, tra i militanti ci sono Leonardo Mazzei, ex di Democrazia Proletaria e di Rifondazione comunista e Mara Malavenda, pure lei un tempo nel partito di Bertinotti.
Hanno preso strade diverse e non lo rinnegano anche perché Pasquinelli ha più volte affermato che «alla guerra si può anche rispondere con gli attentati, come è avvenuto per tutte le guerriglie da quella vietnamita a quella cubana».