di Salamandra
Anche in RAI esiste una ??questione morale?, fatta di conflitti di interessi, di interessi privati in attività pubbliche, di carriere professionali ottenute grazie solo a protezioni e interessi politici.
Una questione morale aziendale, figlia della più grande e devastante ??questione morale politico-affaristica? che è venuta a galla nelle ultime settimane, alla luce delle scalate nei confronti delle banche Antonveneta e BNL.
Ma si tratta di una questione morale altrettanto devastante! Basta pensare al caso di ??Affari tuoi? e alla gestione del rinnovo contrattuale di Bonolis, che poi si è scoperto ancora legato alla RAI a fine agosto, mentre già lavorava per Mediaset.
Qualcuno pagherà per queste ??incongruenze??
In RAI hanno pagato nel tempo sempre ??pesci piccoli? per piccole irregolarità amministrative e professionali, il più delle volte chi ha pagato lo ha fatto perché non ??in sintonia? col potere politico dominante ( vedi i casi più eclatanti di Biagi, Santoro, Freccero e di quel centinaio di dirigenti e giornalisti, emarginati dal 2002 in poi dai vertici aziendali, legati in qualche modo al presidente del consiglio Berlusconi, il più grande esempio vivente di conflitto d??interessi).
Da quella gestione monocolore l??azienda di Viale Mazzini sta uscendo a pezzi in termini di ascolto, di produttività, di introiti pubblicitari e di politica editoriale ed industriale. Soprattutto, la RAI sta perdendo il primato di protagonista del mercato culturale-artistico-informativo, che ne faceva una ??positiva anomalia? in campo europeo.
Con il nuovo CDA riequilibrato nei suoi numeri e nei suoi poteri ( quattro consiglieri, compreso il presidente super-partes, espressi dall??opposizione, cinque dalla maggioranza di governo), ci si attende ora uno scatto di orgoglio, specie nel settore informativo, oltre che nella produzione dell??offerta d??intrattenimento di qualità.
Ci si attende il ritorno dei cosiddetti ??epurati?, ma non solo!
Per avviare un risanamento della ??questione morale? occorre un drastico ripensamento dell??uso degli appalti a quelle quattro-cinque società esterne che ormai ??fanno la RAI?.
Bisogna riportare l??azienda a progettare e realizzare dall??interno, liberando le professionalità, tantissime, che oggi sono ancora ibernate. Occorre allontanare coloro che ??lavorano per il re di Prussia?, ricercare all??interno le professionalità idonee ad un progetto culturale-industriale, basandosi anche sui curriculum personali, che dimostrino l??attaccamento all??azienda e la non compromissione con ditte appaltatrici, potentati politici e ??salotti esclusivi?, da dove spesso vengono scelti personaggi che poi andranno ad occupare posti di potere a vario livello, con l??unico scopo di mantenere la sudditanza editoriale e politica della RAI a Mediaset e agli esponenti del governo Berlusconi.
Non si tratta di un repulisti politico. Ci sono tante professionalità a destra e a sinistra che hanno mantenuto in questi anni uno ??spirito aziendale? forte, e per questo sono state emarginate o messe in posti non adatti.
Si tratta di ridare vigore alle energie intellettuali che covano sotto la cenere delle macerie accumulate dai vertici berlusconiani di Viale Mazzini.
E?? ora che anche i sindacati, a partire dall??USIGRAI e dall??ADRAI, ma non solo, si pongano la ??questione morale? per rendere la RAI un palazzo di vetro, trasparente ed efficiente, anziché una ??torre d??avorio? lontana dalla realtà del paese. Che alzino la loro voce! Che chiedano conto dei danni e di chi li ha causati!
Si tratta, insomma, di ridare fiducia all??interno dell??azienda, e di riconquistare quella degli abbonati e del popolo italiano, maltrattato nello spirito e nella sostanza dagli innumerevoli messaggi distorti inviati via etere dai programmi e dalle informazioni edulcorate e censorie di questi anni.
Bisogna, insomma, farla finita con le carriere gestite e decise fuori dall??azienda dai salotti, dalle segreterie di alcuni partiti, dai proprietari di società che operano in regime di monopolio per la RAI!
Un tempo si diceva che anche la RAI doveva diventare come la Banca d??Italia: ora quell??esempio è stato messo in forte discussione, visto quanto è successo con le scalate bancarie e con l??operato tutt??altro che neutrale del Governatore Fazio. Ma l??istituzione Bankitalia tiene ancora, ha al suo interno le forze, le energie intellettuali sane, capaci di riportare l??istituto di via Nazionale agli splendori di un tempo.
Creare una nuova classe dirigente in RAI non è quindi una astrusa chimera, quanto un obiettivo prioritario per la sua salvezza e il suo auspicabile sviluppo.
Ne trarrà giovamento il panorama mediatico-culturale italiano, e da questo nuovo ??25 aprile? anche le coscienze e le menti del pubblico troveranno nuova linfa per essere più libere e più autonome nel decidere i propri destini, a cominciare dalle prossime scelte in campo politico.