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di Antonio Padellaro
da L'UnitÃ
Un governo agli sgoccioli, impotente, e forse anche sotto ricatto ha trasformato un gravissimo problema istituzionale, come la crisi di credibilità della Banca dâ??Italia, in una pagliacciata. Per più di un mese questa compagnia di ministri allo sbando ha cercato di attirare lâ??attenzione dellâ??inquilino di via Nazionale con timidi pigolii sulla necessità di «compiere un atto di sensibilità », di «assumersi le responsabilità », di «trarre le conclusioni»: tutti giri di parole denotanti debolezza, incertezza, timore. Visto che Fazio non li ha degnati di attenzione, alla fine, con sovrano sprezzo del pericolo, si sono riuniti a palazzo Chigi e hanno partorito il disegno di legge che pone un limite di sette anni al mandato del governatore. Di quello che verrà , sâ??intende, poiché quello attuale potrà restare tutto il tempo che vuole. Fazio ha naturalmente ringraziato, commosso da un provvedimento che equivaleva a una riconferma di fiducia da parte del governo. E che faceva piazza pulita di tutte le affettuose telefonate di famiglia con il banchiere Fiorani, culminate con quel «Antonio ti bacerei sulla fronte» che ha fatto il giro del mondo. Che i patti, però, erano altri lo si è capito dopo. In quel di Cernobbio, infatti, il ministro del Tesoro si è detto sorpreso dal fatto che, ricevuto il gentile cadeau, il governatore non gli avesse inviato la lettera di dimissioni, forse preventivamente concordata. Un soprassalto di dignità che Siniscalco ha prima pagato con lâ??isolamento e la rabbia leghista, salvo poi sentirsi dire da Berlusconi che le sue osservazioni avevano un «fondamento». Ancora una volta, insomma, il premier non ha deluso i patiti dellâ??avanspettacolo nascondendosi dietro una pianta. Se la pochezza politica e morale di questo governo non sorprende restano misteriose le ragioni che inducono Fazio a barricarsi nel suo studio con un atteggiamento che, oltre tutto, ormai gli sta nuocendo gravemente.
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