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Articolo 21 - Editoriali
Tutti spiati 2?il Grande Fratello viaggia in rete!
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di Bruna Iacopino

Tutti, ormai sono a conoscenza delle elevate potenzialità che possiede internet, dalla facilità di comunicare, alle infinite possibilità conoscitive che mette a disposizione di un pubblico che diventa, col passare del tempo, sempre più vasto e competente.
Ma pochi prendono in considerazione i rischi che sono legati a questa immensa finestra che si affaccia sul mondo, e, dentro casa nostra?

Da un annetto a questa parte si è molto discusso del caso Google che ha acquistato potenzialità enormi accrescendosi vertiginosamente, tanto da far impallidire gli altri motori di ricerca presenti in rete. Ma, dallo scorso anno, sono esplose le polemiche e l??indice accusatore è stato puntato sul portale più noto al mondo.
L??occasione è stata offerta dalla nascita di Gmail, la casella di posta elettronica di Google capace di sbaragliare qualsiasi tipo di concorrenza. Gmail, difatti, offre ad oggi due giga di capienza, una capacità enorme che consentirà all??utente di non eliminare le mail ricevute, anzi, al contrario, queste, tramite appositi filtri automatici, vengono archiviate e correlate fra di loro, creando una sorta di racconto continuo fatto di botta e risposta. Altro aspetto non indifferente è che si tratta di un servizio totalmente gratuito, per il momento in fase di prova.

Tuttavia, l??esperimento, ha suscitato non poche critiche, soprattutto tra i Garanti della privacy, che hanno espresso una serie di perplessità in merito all??utilizzo dei dati personali degli utenti.
Ogni utente riceve, oltre al messaggio di posta elettronica, una serie di link pubblicitari che fanno riferimento al contenuto dello stesso messaggio: pubblicità mirata, dice Google che va incontro alle esigenze dell??utente senza compromettere la fruibilità della casella di posta; poi, c??è la questione dell??archiviazione automatica, che non è assoluta garanzia di privacy.

Google non si è tirato indietro e ha garantito di adeguare il servizio alla normativa europea sulla privacy?intanto i bloggers attaccano da ogni parte?
Altro aspetto inquietante è rappresentato da Google earth?la finestra che Google virtualmente, ma anche realmente, ha aperto sul mondo.
Collegandosi alla pagina in questione, chiunque, comodamente seduto in poltrona, dal proprio computer, ha la possibilità di visitare luoghi lontanissimi, inquadrare, zoommare, far ruotare, fotografare e ricostruire in 3D solo usando il mouse, il tutto grazie all??impiego della tecnologia satellitare; ma, anche qui piovono veleni da ogni dove? diversi paesi hanno lamentato la possibilità che il sistema di mappatura in questione possa violare segreti militari, mettendo a rischio la sicurezza di uno stato. Lo ha fatto l??Italia, un po?? di tempo addietro, ora è la volta della Corea, per non parlare delle polemiche legate alla possibilità che un simile sistema, semplice da usare e particolarmente accessibile, possa essere usato per scopi terroristici.

A prescindere da pericoli potenziali, concreti o fittizi che siano, la constatazione che va fatta a monte di tutto è l??enorme capacità ??invasiva? che, Google o non Google, Internet è riuscito a conquistare in così breve tempo: persone, luoghi, relazioni interpersonali, interessi, opinioni, vengono giornalmente messe in rete e successivamente archiviate su Browser per un tempo relativamente lungo; questi dati, rimangono segreti e inaccessibili, ma potrebbe verificarsi il caso, grave, in cui, per motivi di sicurezza, e sotto esplicita richiesta da parte delle autorità competenti, questi dati vengano divulgati? in America, con il Patriot Act, questo è già possibile.
In Europa la situazione è un po?? diversa: la tutela della privacy ha regole molto più severe, nonostante le incrinature subite dopo gli attentati terroristici di Londra.
Un??incrinatura rimane comunque un??incrinatura, anche mettendoci lo scotch sopra, non ristabilisce le condizioni di iniziale integrità, e se dall??incrinatura si arrivasse ad una vera e propria frammentazione, dove andrebbe a finire la nostra identità virtuale? Giacché, ormai, ognuno di noi ne possiede una.

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