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Articolo 21 - Editoriali
L'Internazionale di Bill e Walter? più un sogno che una Proposta
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di di Aprileonline

Bisogna leggere e rileggere con attenzione gli interventi politici di Walter Veltroni, dal momento che sono radi e pensati per non creare equivoci sulle sue velleità di leadership nel centrosinistra, che qualche volta lo evoca come ricambio quando la conflittualità supera il livello di guardia. Per questo, la rilettura della recente intervista a "Repubblica" (sabato 3 settembre) è molto istruttiva.

Partiamo dall'obiettivo politico. Siccome l'estate è stata segnata dal dibattito sul futuro del "centro" (sia di quello che sta con Berlusconi sia di quello che sta con Prodi), il sindaco di Roma è giustamente preoccupato di non allargare il fossato che divide la sinistra dai suoi alleati di coalizione dell'Unione. Con una buona dose di ottimismo della volontà, Veltroni avanza due proposte assai singolari: elegge l'ex presidente americano Bill Clinton a leader mondiale dei progressisti e auspica la trasformazione dell'Internazionale socialista in una più moderna "Internazionale dei democratici e dei socialisti", dove potrebbero trovare casa Rutelli e la Margherita.

Ecco il pensiero di Veltroni: "Sì, Internazionale dei democratici e dei socialisti, formula già usata da Blair e anche da Craxi che aveva capito la necessità di costruire un campo nuovo"... "Clinton ha un'idea moderna del riformismo che condivido, che non significa moderatismo di sinistra. E' il riformismo di Olof Palme, di Kennedy, di Brandt, di Blair". Il sindaco di Roma, alla bella domanda dell'intervistatore Alberto Statera "Clinton lo sa?", replica di averne parlato con l'ex presidente in un incontro romano "con i ragazzi delle scuole sull'Africa".

Veniamo alle obiezioni (lasciando stare, questa volta, l'antipatico richiamo a Bettino Craxi). La prima: in quale altro paese europeo o non europeo â?? che non sia l'Italia di Formigoni, Rutelli e Casini â?? si discute della necessità di cambiare denominazione e identità all'Internazionale socialista? A quanto ci risulta, né nella Germania di Schröder né nella Francia di Hollande né nella Svezia di Persson né nella Gran Bretagna di Blair e né nella Spagna di Zapatero (a proposito, perché Veltroni non cita il riformismo di Zapatero tra quelli che indicano un non moderatismo?). Il problema dell'unificazione tra socialisti e ex democristiani (o ex radicali o verdi, come nel caso di Rutelli) è â?? ahinoi! â?? solo un problemino provinciale italiano.

Seconda obiezione. Siamo andati a curiosare sul sito della Clinton Foundation (www.clintonfoundation.org). Da tanto non avevamo notizie su cosa pensa e cosa fa l'ex presidente democratico. Confessiamo che il deficit non è stato risolto dalla navigazione in rete (abbiamo però appreso che Bill, in questi giorni, sta meritevolmente raccogliendo fondi per l'emergenza umanitaria a New Orleans). I nostri amici esperti di cose americane ci dicono intanto che a Bill Clinton è stato consigliato un "basso profilo" per favorire l'eventuale candidatura della moglie Hillary alla Casa Bianca (negli Stati Uniti, i conflitti d'interesse sono una cosa seria). Gli stessi amici ci dicono che il principale problema di Clinton, e dei democratici americani, è quello di rivitalizzare il Partito democratico di casa propria, dopo la batosta subita da Kerry nelle elezioni che hanno rieletto Bush junior. La crisi di quel partito è infatti lungi dall'essere superata e per ora nell'agenda dei democratici americani non c'è proprio altra priorità se non quella di ricostruire un partito andato in frantumi.

E' possibile che i nostri amici esperti di cose americane si sbaglino e che Veltroni, nel suo colloquio romano con Clinton, a latere con quelli con le scolaresche della capitale, abbia strappato qualche impegno di cui sono a conoscenza solo lui e l'ex presidente. In attesa di saperne di più, a noi â?? questa volta â?? l'intervista di Veltroni non ha convinto. Dispiace dirlo a chi, dopo la batosta di Kerry, aveva scritto un bel saggio su "l'Espresso" â?? sotto forma di lettera a Romano Prodi â?? sostenendo la tesi che la politica senza idee, valori e passioni è destinata alla sconfitta.

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