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Articolo 21 - Editoriali
A quattro anni dalla scomparsa. La rinnovata attualità di Sergio Garavini
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di Domenico Gallo

Sono passati quattro anni dalla scomparsa di Sergio Garavini, avvenuta il 7 settembre 2001, ma il tempo trascorso non ha appannato la lucidità e lâ??attualità della sua appassionata lezione politica.
Anzi proprio in questa stagione in cui è stata posta una grande speranza di cambiamento, di ripresa attiva della partecipazione popolare, di rinascita della democrazia dalle macerie provocate dalla ascesa del regime berlusconiano, la proposta politica di Sergio Garavini si rivela di estrema attualità.
Per Garavini lâ??essenza della democrazia politica è la partecipazione ed il significato di un moderno discorso socialista è quello di â??fare appello alla soggettività sociale, portarla verso la conquista degli spazi occupati dalle istituzioni, proiettarla in forme reali di autogestione sociale e di partecipazione democraticaâ? Di qui la critica â?? che rappresenta un motivo dominante del pensiero e dellâ??impegno politico di Sergio Garavini - allo statalismo delle sinistre e la sua proposta prioritaria di tornare nella società. Garavini si rende conto che il punto di caduta del progetto di democrazia scaturito dalla Costituzione del 47 è nella crisi del partito politico di massa ed egli giustamente percepisce la crisi del partito come crisi della democrazia. In questo contesto si colloca la sua critica al sistema elettorale maggioritario e a quei progetti di riforma istituzionale che miravano a blindare gli esecutivi, sterilizzando la partecipazione popolare.
Per reagire alla crisi del partito come forma di democrazia di massa, Garavini non si affidava alle alchimie del potere proposte dagli apprendisti stregoni che evocavano le riforme istituzionali, ma propugnava il ritorno alla società ed alla politica. Di qui il suo impegno nel Comitato per la Democrazia Costituzionale e la sua critica intransigente al progetto della Bicamerale.
Garavini si rendeva conto che lâ??avvento di questa destra al governo â?? eversiva poichè estranea alle tradizioni costituzionali del nostro paese -  in questo contesto internazionale profondamente mutato, sarebbe stato una catastrofe politica in quanto avrebbe inciso profondamente sulla cifra democratica delle istituzioni, pregiudicando proprio la possibilità di mantenere aperti i percorsi di comunicazione fra la società e lo Stato. Bisognava mantenere aperta quella porta, che molti, a destra come a sinistra, volevano chiudere. Occorreva, perciò, anteporre la difesa delle istituzioni ad ogni, sia pur legittimo, interesse di partito.  Su questo terreno Garavini fu capace di andare avanti a costo di una rottura definitiva col partito del quale era stato fondatore e segretario e pagò â?? per le sue scelte - un prezzo durissimo in termini di emarginazione politica. Ma non reagì allâ??emarginazione con risentimento o con lâ??abbandono. Anzi proprio nel periodo in cui massimi erano i conflitti, le divisioni, lâ??incomunicabilità ed il settarismo a sinistra,  Garavini, attraverso lâ??Associazione â??Per la sinistraâ?, da lui fondata (ed anche attraverso lâ??adesione allâ??Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, fondata da Aldo Tortorella) investì la sua passione e la sua intelligenza politica per la riapertura del dialogo e per lâ??avvio di un processo di rinnovamento e di ricomposizione politica. Con lâ??obiettivo di superare la frammentazione della sinistra, ricomponendola nel quadro di una identità programmatica comune, avente al centro i diritti del lavoro, la partecipazione popolare e la salvaguardia dellâ??ambiente e dei beni pubblici repubblicani.
In questo contesto, la sonora sconfitta dei maggioritari al referendum elettorale del 21 maggio 2000, che gettò nello sconforto la sinistra moderata fu percepita come un evento liberatore da Garavini Egli non interpretava il 21 maggio 2000 come necessario preludio della sconfitta alle politiche del 2001, bensì come un formidabile evento di verità che, se assunto e compreso da tutti per tempo, avrebbe potuto stimolare una reale inversione di rotta e sbarrare la strada alla non irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi.. In effetti quel referendum indicava che era giunto a conclusione un ciclo politico, iniziato con la svolta di Occhetto nellâ??89 e proseguito, con maggior zelo, dai suoi successori che aveva smantellato la cultura della solidarietà e dei diritti, che faceva da aggregante del partito di massa; ed aveva appannato il sistema dei valori, cioè dei significati che organizzano lâ??agire politico, riducendo la politica a lotta di elitès e consegnandola nella dimensione della più totale anomia, fino a giungere allâ??aberrazione estrema della c.d. â??guerra umanitariaâ?.
Una volta suonato il campanello dâ??allarme del referendum, Garavini si rendeva conto che non avrebbe potuto il centro-sinistra di allora, così come allora strutturato, con lo strascico, pesante come un macigno, delle sue politiche neoliberiste e subalterne agli USA, contrastare la resistibile ascesa di Berlusconi, Bossi e Fini e che i tempi supplementari concessi alla democrazia italiana dai risultati elettorali del 96 stavano inesorabilmente per scadere.
Nella primavera-estate del 2000, prima di essere bloccato dal male che, un anno dopo lo avrebbe definitivamente fermato, Garavini impegnò tutte le sue energie e lanciò un appello contro la rassegnazione e per la rinascita della sinistra nel nostro paese, dal titolo suggestivo ma adeguato allâ??urgenza dei tempi: â??se non ora quando?â?
Nellâ??appello rilevava che â?? se il problema delle alleanze non è eludibile, è evidente che nessuna alleanza di centrosinistra può funzionare se viene a mancare la credibilità della sinistraâ?  e rivolgendosi al PRC osservava che â??tali  posizioni critiche persuadono se non vengono proposte semplicemente come ragioni di partito, ma sono avanzate per unire e mobilitare forze più vaste che vi si  possano un tutto o in parte riconoscere, mirando a incidere realmente sugli indirizzi di governo nel nostro paese.â?
Lâ??appassionato appello di Garavini al cambiamento ed allâ??unità della sinistra non fu accolto nel 2000 (con i risultati che tutti abbiamo avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle), ma è diventato di indifferibile attualità oggi e ci richiama alla responsabilità dellâ??agire collettivo per costruire, tutti insieme, un nuovo inizio, una nuova stagione che ci consenta di riscattare il nostro Paese dalla vergogna del regime berlusconiano e di ricostituire il patto di amicizia che i Costituenti hanno lasciato in pegno alle generazioni future, promettendo un futuro di pace, democrazia e diritti: se non ora, quando? 
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