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Articolo 21 - Editoriali
Lâ??informazione in pericolo
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di Giuseppe Giulietti

da Lâ??Unità

Bene ha fatto Romano Prodi a sollecitare «lâ??unità nazionale» contro ogni forma di terrorismo. Qualche furbacchione ha fatto finta che Prodi avesse indicato la strada del governo di unità nazionale. Il suo appello, al contrario, è di una esemplare chiarezza: contro il terrorismo e contro lâ??assassinio degli ostaggi è necessario realizzare la più vasta unità di intenti. Non a caso Prodi ha indirizzato la sua lettera, anche e in primo luogo, al presidente della Repubblica Ciampi che è il simbolo più appassionato ed amato dellâ??unità della nazione. Unâ??adesione convinta allâ??appello di Prodi non solo non aprirà la strada a fantomatici «governi dellâ??emergenza», ma anzi sarà la premessa fondamentale per poter sviluppare una critica, ancora più radicale, al fallimento strategico, tattico, diplomatico e politico di chi ha voluto questa guerra, a cominciare dal governo Berlusconi. Il no al terrorismo e il sì alla pace, pronunciati da Prodi, renderanno ancora più forte la posizione di chi ha già chiesto lâ??immediato passaggio delle consegne allâ??Onu o, in caso contrario, lâ??immediato ritiro delle truppe, impegnate in una palese azione di guerra. Lâ??appello del presidente della Commissione Europea non è certo un invito al silenzio,ma anzi una sollecitazione ad assumere tutti un atteggiamento di «eccezionale rigore istituzionale », in una fase delicatissima, mentre alcuni ostaggi rischiano di essere ammazzati, come già è accaduto a Fabrizio Quattrocchi. La condivisione di questo atteggiamento di «eccezionale rigore istituzionale» ci deve, tuttavia, rendere ancora più esigenti nel richiedere analoghi comportamenti al governo italiano. La tragica farsa mediatica che si è consumata negli studi di «Porta a porta », protagonista il ministro Frattini, officiante Bruno Vespa, non può essere derubricata ad una polemica strumentale. In quella sede, ed non è la prima volta, sono state dette delle bugie, o almeno si è nascosta, per qualche ora, la verità. La famiglia ha appreso dalla tv la notizia dellâ??assassinio. Perché è accaduto? Perché ilministro ha taciuto? Per quale ragione è andata in onda la macabra messa in scena? Il ministro e la Rai non sono riusciti neppure a concordare una posizione comune. Il ministro, invece di scusarsi pubblicamente e di rimettere le sue deleghe, ha trovato persino il tempo di manifestare fastidio ed alterigia nei confronti di ogni critica. Eppure le domande inevase andranno riproposte con forza in ogni sede: perché i quattro italiani si trovavano là?Da quanti giorni erano stati catturati? Câ??erano stati casi analoghi che avevano coinvolto rappresentanti dei servizi di sicurezza italiani?Quanti sono stati davvero i civili iracheni, morti durante gli scontri con le truppe italiane? Ã? assai probabile, anzi quasi certo, che nei prossimi giorni si verranno a conoscere nuovi episodi sin qui occultati o rimossi. La bugiamediatica, dunque, non può essere consentita, pena la credibilità delle istituzioni. Questa guerra si è fondata, anche soprattutto su una immensa bugia mediatica e su una campagna di propaganda senza precedenti. Lâ??Italia che è già considerata in materia di libertà dellâ??informazione la maglia nera dâ??Europa, non può consentirsi neppure «il legittimissimo sospetto» che il governo sia stato e sia in grado di organizzare e di promuovere una campagna di bugiemediatiche a reti unificate. Nelle prossime settimane, con le elezioni alle porte, la tentazione di usare le tv per omettere o censurare fatti e vicende, e non solo dallâ??Iraq, crescerà, raggiungendo livelli impensabili, persino rispetto alle prepotenze sin qui conosciute. Per queste ragioni, e anche soprattutto in un momento di così grande tensione nazionale ed internazionale, sarà bene non concedersi distrazione alcuna sul delicatissimo terreno dei diritti civili e della libertà dellâ??informazione. 

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