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Articolo 21 - Editoriali
GLI USA VISTI DALLA UE - Gli americani ci amano più di quanto li amiamo
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di Lucia Annunziata

da La Stampa
 
La grande ondata di antiamericanismo, prevista, temuta (o augurata?) dopo la rielezione di George Bush non è mai arrivata in Europa. E' una notizia che farà sicuramente piacere ai conservatori di casa nostra - e che tuttavia smentisce i cliché politici con cui proprio loro hanno finora descritto le relazioni fra le due sponde dell'Atlantico.

In verità questa non è nemmeno lâ??unica smentita che incassano. Lâ??Europa che i loro polemisti hanno descritto sempre negli ultimi anni come impantanata dentro le sabbie mobili del relativismo culturale, incapace di vedere e difendere la propria identità, si dichiara vigorosamente a favore dellâ??espansione della democrazia nel mondo. Anzi, a guardare i numeri, questa tesi raccoglie oggi più consensi in Europa che in America.
Sono queste forse le conclusioni più interessanti della ricerca «Transatlantic Trends», i cui risultati vengono pubblicati questa mattina contemporaneamente in Italia e negli Stati Uniti. Il progetto, promosso dal German Marshall Fund degli Usa, dalla Compagnia di San Paolo in Italia, dalla Fundação Luso-Americana, è forse l'unica esistente indagine che una volta all'anno prova a tradurre in termini scientifici un tema di solito oggetto delle più sfrenate e spesso incontrollabili analisi: il modo in cui le pubbliche opinioni degli Stati Uniti e dellâ??Europa si guardano e si valutano.

Scevro di emozioni, e ridotto al distacco dei numeri, si capisce che questo nodo transatlantico è fatto di una buona dose di buonsenso e qualche sorpresa.
Si scopre così che sono gli inglesi e gli italiani coloro che più si sono raffreddati nei confronti degli Stati Uniti: misurata infatti su una scala da uno a cento, la simpatia per gli Usa della Gran Bretagna cala dai 62 gradi dello scorso anno ai 57 di oggi, quella dell'Italia dai 61 ai 57; nella Germania di Schroeder il consenso alla Nato è sceso dal 74% del 2002 al 59% nel 2005. Ma è anche vero che proprio i turchi - che rimangono i più critici sulle politiche di Bush - sostengono ancora (il 52% ) la Nato come «dife-
sa essenziale» del loro Paese.

A parte queste oscillazioni - del resto già registrate dai risultati di alcune elezioni nei Paesi citati - nell'insieme l'ondata di antiamericanismo che si attendeva in Europa, dopo la rielezione di George Bush, non è mai nata.
Gli americani invece ci amano molto più di quanto noi amiamo loro: anzi, ammirano di più proprio i Paesi che meno li accettano, la Germania, la Spagna, la Gran Bretagna e l'Italia. A sorpresa (ed è questa una vera sorpresa, dopo il rifiuto delle «french fries») persino la loro passione per la Francia è in risalita, con una crescita di simpatia di ben otto gradi nel 2005.

Quello che esce da queste pagine è, come si vede, un rapporto asimmetrico, in cui a tenere le distanze appare l'Europa. Ma, badate, non unâ??Europa distaccata, assorbita da se stessa, e indifferente - come appunto certa propaganda ama dipingerla. Sul tema definente dei nostri tempi, proprio quello che rischia di fare da leva nell'allargarsi della divisione interna al nostro mondo, Usa ed Europa sono dalla stessa parte: gli europei credono fermamente alla esportazione della democrazia; anzi, ne sono più convinti degli stessi americani, dal momento che questa posizione raccoglie il 74% di consensi da noi e il 51% negli Stati Uniti. Gli europei naturalmente vogliono che questo processo avvenga attraverso l'uso di «soft-power», cioè di strumenti di convincimento morale e pubblico: ma c'è almeno il 32 per cento di europei che è disposto anche a un impegno militare per ottenere questo obiettivo.

Sono tendenze che parlano di un forte recupero della identità europea - nei suoi lati sia positivi che negativi. Succede così che, dopo il fallimento del Trattato Costituzionale, i nostri cittadini non siano divenuti ostili alla Unione, ma sono oggi molto più contrari all'ingresso della Turchia. Il valore che danno all'unità interna si esprime in una stragrande maggioranza (il 60%) a favore di un seggio unico dell'Ue nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, anche se questo andrebbe a sostituire gli attuali seggi di Francia e Gran Bretagna; o a favore (il 70%) del fatto che l'Europa diventi una «superpotenza» come gli Stati Uniti - anche se nessuno sembra aver in particolare una ricetta su come raggiungere questo obiettivo.
Insomma, questi dati ci dicono che la tempesta emotiva che ha lacerato i rapporti transatlantici si è sostanzialmente fermata, grazie soprattutto alle molte difficoltà che anche l'Europa ha sperimentato: terrorismo e crisi economica in particolare. Ma è anche vero che in questa stabilizzazione c'è il fallimento di un riavvicinamento fra le due sponde. La missione lanciata da Bush con Condoleezza Rice per recuperare un più intenso rapporto è, in questo senso, fallita.
Nell'equilibrio attuale, insomma, c'è una sorta di pace raggiunta, ma non di pacificazione - i famosi Marte e Venere che interpretano le identità diverse dei due continenti appaiono, più che due amanti, due vecchi coniugi in cui «ogni passione è spenta».
Come si chiama, nelle relazioni internazionali, questa condizione: solida o stolida?

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