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Articolo 21 - Editoriali
La questione immorale
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di A.N.

Si è fatto un gran parlare nelle scorse settimane della commistione fra affari e politica, fra mondo della finanza e poteri più o meno occulti.
Il nocciolo della questione è quello che i partiti politici hanno bisogno di molto denaro per poter sopravvivere. Ecco perché mani pulite, tangentopoli sono ancora di attualità. Si cercano forme diverse, sistemi diversi per potere accedere ai finanziamenti, ma il risultato è sempre lo stesso.
I poteri economici finanziano i partiti politici affinché questi non facciano politica, ma lascino che sia lâ??economia ad avere il primato sulla politica. Ne sono la riprova le grandi campagne elettorali americane per i candidati alla presidenza finanziate dai  giganti dellâ??economia mondiale che assicurano sì il potere a questo o a quel personaggio politico, ma poi ne manovrano le scelte ricattandoli continuamente su ogni decisione.

Prendiamo quindi ad esempio le grandi multinazionali del petrolio che hanno finanziato in modo massiccio la campagna elettorale di Bush affinché continuasse lâ??occupazione del territorio iracheno consentendo loro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse energetiche al fine di ottenere profitti smisurati. A tuttâ??oggi queste oil companies speculano sulla guerra e sul terrorismo per tenere alto il prezzo del petrolio.

La politica al servizio del mercato è la vera questione immorale del nostro tempo. Chi oggi si getta nella politica, sebbene motivato da buoni sentimenti, rimane invischiato nel sistema che obbliga ogni schieramento a trovare forme di finanziamento che consentano in primo luogo alla struttura partitica di sopravvivere e in seconda battuta di espandere la sua influenza nei vari centri di potere. Le varie leggi che nel tempo si sono succedute in tema di finanziamento ai partiti non hanno risolto il problema perché di fatto il sistema politico per sopravvivere ha bisogno di fondi come ne ha bisogno il sistema sanitario e quello previdenziale. Forse dobbiamo rassegnarci a dovere sostentare la classe politica affinché questa si metta al nostro servizio ?

Io credo che fino a quando la politica non riuscirà a sopravvivere con le proprie risorse, ma continuerà a dipendere dal mercato che ne detta gli orientamenti, gli uomini politici non potranno mettersi al nostro servizio. Oggi la politica è continuamente corrotta e ricattata dal mercato che richiede leggi ad hoc che  favoriscano lâ??accrescimento del patrimonio.

Tutto oggi sembra muoversi in questa direzione. I grandi capitali continuano ad aumentare prosciugando le casse degli Stati che si vedono costretti a ricorrere ai ripari allentando le tutele e lo stato sociale conquistato dai lavoratori con anni di lotte. Ma può oggi la politica sganciarsi da questo circolo vizioso che la obbliga a scendere a patti con il potere economico? â?? La strada è in salita, ma non per questo è impossibile raggiungere la vetta. Innanzi tutto un ruolo importante che può diventare fondamentale è quello che i cittadini e che la società in genere ha il potere di esercitare, ma che oggi ancora non è consapevole di possedere. Vedremo più avanti di cosa si tratta.

Il potere economico, oggi comunemente chiamato mercato, ha bisogno che i cittadini consumino sempre di più e per questo cerca di indurre la società tutta a consumare  attraverso campagne pubblicitarie sempre più invadenti per stimolare bisogni sempre nuovi. Gli strumenti per raggiungere lo scopo sono i mezzi di comunicazione che stanno concentrandosi pericolosamente nelle mani di pochi.  Le leggi che allora oggi sono emanate si rivolgono sempre con più frequenza verso il consumatore che verso il cittadino in quanto tale. Eâ?? bene ricordare però che ogni persona è prima cittadino e poi consumatore e se le leggi sono orientate solo verso chi può permettersi di consumare sono leggi discriminanti.

Una seconda offensiva del mercato è quella di indurre i governi a privatizzare pezzi di Stato e a privatizzare i servizi. Le politiche liberiste portate avanti negli ultimi anni dai governi americani e occidentali, stanno pericolosamente erodendo il campo dei diritti cercando di modificare quelle che sono le basi dello stato sociale e dello stato di diritto. Il diritto alla salute, allâ??acqua, al lavoro, al cibo, alla casa, allâ??istruzione oggi non sono più tali. I diritti sono oggi trasformati in bisogni da soddisfare. Se il diritto diventa bisogno non è più lo Stato ad erogarlo, ma il mercato. Come è noto il mercato si rivolge al consumatore ignorando il cittadino ex- titolare di diritti.

La terza strada che il mercato segue è la speculazione. La diffusione di notizie spesso infondate, che generano immotivati aumenti delle risorse energetiche e che oggi sperimentiamo in tutta la loro gravità, è lâ??arma ricattatoria di chi ha in mano lo sfruttamento dei giacimenti. Se tutti giocano al rialzo di fatto viene meno il meccanismo della concorrenza che regola i prezzi secondo la legge economica della domanda e dellâ??offerta. Le grandi compagnie, creando dei cartelli, è come se agissero in un sistema di monopolio realizzando così enormi profitti.

Unâ??ultima carta che il mercato oggi gioca sovvertendo ogni regola è quella delle sovvenzioni erogate con il benestare dellâ??organizzazione mondiale per il commercio (WTO) e della Banca Mondiale alle produzioni agricole europee e americane per costringere i Paesi del Terzo Mondo, principali produttori di materie prime a tenere bassi  i loro prezzi. Questi Paesi che non ricevono sovvenzioni dai propri governi, in quanto inchiodati dai debiti,  sono costretti a esportare le loro produzioni con margini sempre più ristretti  perché in concorrenza con i prezzi drogati dellâ??occidente.

Questi meccanismi perversi poi, sono oggi imposti con la forza attraverso la minaccia delle armi e della guerra preventiva per raggiungere lâ??obiettivo prefissato.

Non câ??è salvezza da tutto questo ? Io credo che il mercato abbia un punto debole. Infatti, ha bisogno del consumatore e non può permettersi che questi contragga i suoi consumi per un tempo prolungato perché ne va della sua stessa sopravvivenza. Come anticipato in precedenza, la grande arma che il cittadino possiede e della quale sta prendendo sempre più consapevolezza è quella di essere lâ??arbitro del mercato, cioè colui che sceglie questo o quel prodotto in funzione del comportamento più o meno corretto delle aziende. Quindi il consumatore deve scoprire questa sua arma che è la libertà di scegliere il prodotto in modo critico e non solo in base ad un marchio o in base al prezzo. Il cittadino, prima che il consumatore, deve conoscere quali sono quelle aziende che non tengono un comportamento etico, quelle che non tutelano sindacalmente i propri dipendenti, quelle che commerciano in armi, quelle che finanziano guerre, che sfruttano il lavoro minorile, che inquinano lâ??aria, lâ??acque e le falde, che fanno pubblicità ingannevole, che erogano stipendi da fame, che costringono i lavoratori ad orari disumani. Se il cittadino, prima che il consumatore, farà la scelta di evitare lâ??acquisto dei beni prodotti da queste aziende favorendone  invece altre che rispettano le regole, compirà unâ??azione di giustizia per sé e per tutta la collettività. Quando queste aziende che inevitabilmente avranno una contrazione dei profitti, non saranno in grado di destinare grossi capitali alla politica per ottenere leggi a loro vantaggio, dovranno per forza di cose, pena la loro stessa sopravvivenza, adeguarsi alle norme che gli altri rispettano.

Inoltre se il cittadino, prima ancora che il consumatore, eviterà di dare il voto a quei politici corrotti, a quei politici che confezionano leggi ad-personam, ai quei politici che favoriscono solo le imprese, a quei politici che garantiscono lâ??impunità ai loro â??benefattoriâ?, a quei politici che nonostante le condanne continuano a fare politica, compirà unâ??azione di giustizia per sé e per tutta la collettività.

Nella sua scelta il cittadino, in veste questa volta di elettore, deve premiare quei politici che rinunciano pubblicamente a tutti i benefici di cui godono oggi chi siede nei parlamenti. Deve premiare quei politici che rimpinguano le casse dello stato senza dissanguare il lavoratori,  ma recuperando il patrimonio costituito indebitamente dalle imprese in troppi anni di sgravi fiscali, di condoni e di evasione delle tasse. Deve premiare quei politici capaci di riaffermare i diritti dei cittadini prima ancora che la tutela dei consumatori. Deve premiare quei politici che impediscano lo smantellamento dello stato sociale e che sappiano riscrivere regolamenti a tutela del lavoro, che favoriscano lo sviluppo e la salvaguardia del potere di acquisto dei salari.

La vera questione morale è questa: La politica deve avere il fine nobile di mettersi al servizio del cittadino ribaltando la tendenza che la vede oggi al servizio del capitale. Una politica che è troppo sbilanciata al servizio del capitale, anziché produrre ricchezza è una politica che produce nuovi poveri. Tutto questo è immorale e insopportabile. Ma questo sistema di mercato che controlla la politica può essere sovvertito da noi cittadini, che sotto la veste di elettori e consumatori attenti, possiamo veramente compiere scelte di giustizia e di pace.
La grande forza dei movimenti nati per contrastare i forti poteri economici non è un fenomeno in via di estinzione. Gli attivisti oggi sono forse meno visibili, ma è aumentato invece il numero di quelle persone della società civile che sono ora più consapevoli del potere delle loro scelte. Quella che ieri rappresentava lâ??utopia, è oggi un obiettivo raggiungibile.
Eâ?? necessario quindi cambiare le nostre mentalità per non sentirsi più schiavi del mercato. Questo nuovo modo di pensare è di per sé unificante perché crea relazione fra le persone che vivono lâ??esperienza comune di sentirsi responsabilizzati nel nuovo ruolo che ridisegna ogni singolo individuo come un costruttore di una società giusta.
Il passo da compiere è quindi quello di abbandonare lâ??individualismo per abbracciare un atteggiamento più aperto combattendo ogni subordinazione al dio denaro impersonificato oggi dal mercato per realizzare non sola la giustizia, ma il recupero della dignità dellâ??uomo.

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