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Articolo 21 - Editoriali
''Io voglio, tu vuoi, noi possiamo'', è un bellissimo spunto per incominciare
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di Roberto Morrione*

L'informazione audiovisiva, favorita dal rapidissimo sviluppo delle tecnologie e dal moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione, produce ogni giorno una sorta di assordante rumore di fondo, dal quale e' pressoche' impossibile sfuggire, ma dal quale e' difficile individuare il suono dei singoli strumenti e trarre i motivi conduttori. La quantita' di comunicazione non significa automaticamente qualita', ne' identita' dell'informazione, se intendiamo con questo concetto una conoscenza ragionata, una comprensione critica  degli eventi, di cio' che li determina, di cio' che ne consegue, ma al contrario puo' confondere o mascherare la selezione e la manipolazione da parte di chi e' in grado di controllare e detenere fonti e canali di distribuzione  delle notizie, di condizionare il mercato.

Questa "mancanza di identitĂ " contiene frequentemente un'assenza della memoria, spezza o non consente di intessere un filo critico di ragionamento, in grado di collegare cause-effetti di ciascuna notizia e, via via, ciascuna notizia a un'altra e a un'altra ancora, in una specie di deserto della conoscenza in cui gli avvenimenti sono migliaia e i piu' vari, ma ciascun evento resta solo,  senza padri e senza possibili figli, frammento di un immenso mosaico in continua dissoluzione, dove diventa impossibile o arduo riconoscere la figura rappresentata.

In questa mutazione epocale non giocano soltanto le leggi della competizione di mercato e dell'impropria influenza dei meccanismi della pubblicita' e del massimo profitto, gia' di per se' portatori di scelte e riferimenti selettivi che spesso hanno poco a che fare con gli obiettivi di una vera informazione,  ma hanno un ruolo decisivo i condizionamenti politici, l'allineamento con interessi di governi o di gruppi economici, frammisti all'insufficienza e alla poverta' di una catena di responsabilita' e di organizzazione giornalistica che perde troppo facilmente la spinta all'autonomia e alla professionalitĂ , sostituendola con la subordinazione o l'allineamento ai poteri dominanti.

E' in questo quadro che nascono le ondate di notizie sulle guerre - ovviamente solo su quelle volute e cavalcate dai poteri, gli stessi che condizionano le scelte editoriali uniformandole ai propri obiettivi - e che si perdono o non vengono neppure alla luce molte altre notizie, a partire dalla miriade di conflitti locali, alcuni endemici, che insanguinano tante aree del pianeta, dall'Africa all'Asia, all'America Latina. Quasi sempre voluti o alimentati proprio da quella parte del mondo affluente e ipersviluppato che attraverso i propri gruppi dirigenti determina i processi globali della ricerca e del controllo delle risorse del pianeta, esattamente come costruisce e sviluppa i mezzi di comunicazione in grado di comunicare e informare a livello di massa, cioè di costruire consenso e opinione attorno alle proprie scelte e ai propri valori di riferimento, cioe' in definitiva per il consolidamento e il mantenimento di quelle stesse risorse.

Ed e' in questo quadro omogeneizzato, solo apparentemente e a tratti illuminato da effetti pirotecnici di luce che si spengono a intermittenza, che non trova per lo piu' attenzione, spazio e voce riconoscibile l'azione di pace, l'azione cioe' di coloro che ogni giorno cercano di rappresentare i mille volti dei popoli e delle singole persone che subiscono e soffrono, la gran parte del mondo che "non ha" e che, non avendo accesso ai mezzi di informazione, praticamente non esiste, per i governanti e per l'opinione pubblica della  parte del mondo "che ha".

Ci puo' essere finalmente un' ONU dei popoli o e' questa, nello stato a cui e' ridotto il pianeta e nei rapporti di forza che vi si muovono, una splendida, ma pura utopia, di fatto irrealizzabile all'avvio del nuovo millennio?

Personalmente non lo so, ma da giornalista e ancor prima da uomo, sento che le idee e le energie che spingono verso un mondo piu' giusto, verso la dimensione di un riequilibrio sostenibile fra chi ha e chi non ha, e' una strada impervia, ma che può e deve essere percorsa. E che coloro che danno vita all'informazione, su questa strada, hanno molto da farsi perdonare e moltissimo da fare: "io voglio, tu vuoi, noi possiamo", e' un bellissimo spunto per incominciare.

direttore di Rainews 24

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