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Berlusconi si scopre giustizialista. I Tg non "coprono" le morti sul lavoro
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di DENTRO LE NOTIZIE

Berlusconi si scopre giustizialista. I Tg non "coprono" le morti sul lavoro

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I TITOLI DEI TG DEL 14 MAGGIO 2010 - Nei tg di prima serata, borse che vanno giù,tempeste finanziarie, l’euro di nuovo ai minimi. Ma probabilmente  ci siamo distratti.  forse siamo stati in vacanza alle Maldive per una decina di giorni, anche se non ce ne siamo accorti. Non sapevamo infatti che le toghe rosse si fossero  estinte. Immaginiamo funerali di stato in pompa magna; cercheremo di recuperare con una ricerca d’archivio. 

Non può essere che così, visto che tutti i tg, come se niente fosse, riportano le dichiarazioni di un Berlusconi  divenuto giustizialista che attende con fiducia i responsi dell magistratura per punire tutti quelli che si sono macchiati di corruzione, anche, eventualmente all’interno del governo. Bisogna fare pulizia di tutti quelli che hanno tradito la sua fiducia. Ma Berlusconi non è solo; sempre  in pompa magna il ministro Frattini gli fa eco: non è possibile andare avanti con i livelli di contaminazione tra politica e appalti che emergerebbero dalle inchieste sulla protezione civile e dalla mega lista dell’imprenditore Anemone. Le belle addormentate nel bosco si sono dunque svegliate, baciate forse dall’ex ministro Scajola. I Tg , nel puro stile del citazionismo, questo riportano ma nulla spiegano.

Dimenticavamo: non tutti i cattivi si sono estinti: a presidiare la categoria ci sono ancora i giornalisti,  che invece di produrre articoli, producono gogna mediatica. Anche questo è fedelmente riportato da tutti i tg. Passiamo ad altro tema, un compito , per così dire, consegnato in bianco. Ieri ci sono state tre morti sul lavoro, ma i Tg si sono dimenticati di dircelo. Oggi le agenzie hanno battuto il grido di dolore e di protesta dei sindacati degli agenti penitenziari, che oltre a dover assistere a 100 suicidi in carcere in 18 mesi,  hanno ieri  accompagnato i il sedicesimo agente suicida in due anni; un destino infame trasversale: al di qua e al di là delle sbarre- Anche questi, in buona parte sono morti sul lavoro, e conseguentemente, i tg  archiviano con lucida noncuranza. Nel commento di stasera ne parliamo con Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21.

Non vorremmo apparire  liquidazionisti.  Ci consola il tg 3 che, sui temi del lavoro e della crisi realizza due bei servizi: il primo sul fallimento della Libeccio, scatola vuota che conteneva Omega, scatola vuota che conteneva Agile ex Eutelia, che ora contiene  migliaia di lavoratori truffati e abbandonati.  L’altro servizio è sulla crisi della Pansac, azienda veneta  leader dei pannolini, che sta lasciando  in mutande centinaia di lavorato. L’ennesimo punto di crisi, una volta tanto illuminato. Anche il tg 2 presenta un bel servizio su cosa succede alle persone  in carne ed ossa quando si perde o si rischia di perdere il posto di lavoro.


Il Commento:  Giuseppe Giulietti, Portavoce “ARTICOLO 21 LIBERI DI”
(intervista di Giorgio Santelli)

Berlusconi dice “basta liste di proscrizione”. Si riferisce a quelle di Anemone ovviamente. Sono morte le toghe rosse oppure ci sono pesi e misure diverse
Berlusconi le liste di proscrizione le ha sempre amate, addirittura le ha fatte per cacciare giornali, giornalisti, autori a lui sgraditi. Lui ama le liste di proscrizione e le liste di prescrizione, quelle che fanno saltare direttamente i processi a cominciare dai suoi. Io credo che sarebbe ora e tempo di rispettare il lavoro dei magistrati. Noi come articolo 21 siamo contro ogni lista di proscrizione e i magistrati lavorino liberamente, facciano sapere chi sono i delinquenti, e li si lasci lavorare, per esempio non facendo quella legge sulle intercettazioni che avrà proprio il compito di oscurare l’opinione pubblica italiana.

Torniamo ai temi dei tg. Ieri tre morti sul lavoro. Oggi un secondino si è tolto la vita, più di cento carcerati si sono suicidati negli ultimi due anni. Una situazione, quella carceraria, tremenda. Eppure questi temi, fatte salve alcune eccezioni, trovano poco spazio nei Tg. Perché?
 Perché sono temi scomodi. Perché se si deve parlare delle morti sul lavoro o della morte in carcere, bisogna parlare dei responsabili di queste morti, delle ragioni di queste morti, parlare di un sistema che fa finta di inneggiare alle guardie padane per far finta che l’insicurezza, l’industria della paura sia determinata da quelli che loro chiamano i barbari e distrarre la pubblica opinione dalle vere ragioni della insicurezza che sono queste. Certo è più faticoso fare un’inchiesta su Cucchi o Aldovrandi, o sul ragazzo sbattuto in carcere o ancora sul secondino disperato. Perché quando si affrontano questi temi e non si può affidarsi al gossip e al pettegolezzo, si mette in discussione un modello di società e il pensiero dominante politico e mediatico non intende affrontare minimamente i nodi strutturali della disperazione e della sicurezza.

Articolo 21 insieme alla tavola della Pace ha lanciato la campagna “t’illumino di più”. Può essere questa un’occasione per ridare all’informazione quel ruolo importante che si merita.
Assolutamente si. Bisogna cominciare a premiare chi tenta di fare la buona politica, la buona informazione e tenta di rompere il muro del silenzio. Sarà una campagna che durerà oltre un anno nella quale tenteremo di mettere insieme musica, cinema, teatro, cultura, la rete per cominciare a segnalare gli invisibili, a riportare gli invisibili all’attenzione generale, a far si che non ci sia più bisogno per gli operai dell’Asinara di dover creare una sorta di grande fratello per richiamare l’attenzione. Premieremo quei giornali e quei giornalisti e associazioni che arriveranno nelle varie Rosarno prima del disastro; che ci faranno vedere i caporali prima del disastro; che arriveranno a Lampedusa prima che affondi una carretta del mare con il suo carico di vite umane; che arrivino nei cantieri prima che ci sia il morto. Sarà una campagna difficile, ma credo che sia giunto il momento di provarci, di tentarla. Mi piacerebbe vedere finalmente anche una redazione pronta a scioperare e a ribellarsi, perché è stata cacciata una notizia, censurata, cancellata, oscurata. Forse è il momento di far sentire che esistono ancora politici, giornalisti e cittadini che non intendono voltarsi dall’altra parte quando si tenta di far calare la cappa della oscurità sull’opinione pubblica.


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