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Articolo 21 - Editoriali
Il Penultimo Colpo di Mano - Il piano di Berlusconi
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di Nicola Tranfaglia

da L'Unità

- Sarà lâ??ultimo colpo di mano quello compiuto dalla cosiddetta «Casa delle libertà» presentando un emendamento, altrimenti detto â??accordo tecnicoâ? con singolare spregio della sostanza politica che contiene, capace da solo di archiviare il sistema bipolare maggioritario, i collegi uninominali e tutti i voti che non confluiscono nei partiti maggiori? O nei ventidue giorni di lavoro che rimangono ancora alle Camere ci sarà posto anche per lâ??ultima approvazione del disegno di legge n.5744 che prevede la riforma costituzionale con il premierato assoluto e la devoluzione voluta dalla Lega Nord? Se così fosse, gli italiani nellâ??aprile 2006 quando saranno chiamati alle elezioni politiche generali si troverebbero nello stesso tempo con le regole del gioco profondamente cambiate e con un testo costituzionale nuovo che distrugge lâ??equilibrio tra gli organi costituzionali, indebolisce le prerogative e le facoltà del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale, distrugge lâ??unità dello Stato e stabilisce per i cittadini diversi diritti sullâ??istruzione, la sanità e lâ??ordine pubblico secondo la Regione in cui accada loro di vivere, creando la figura inedita di un primo ministro che ha in ostaggio le Camere e può scioglierle a suo piacimento.
E si può fare tutto questo nella parte finale di una legislatura che, a partire dallâ??anno successivo alle elezioni del 13 maggio 2001, ha registrato costanti e crescenti sconfitte della maggioranza attuale fino a giungere, con le elezioni regionali del 2005, a lasciare nelle mani della coalizione di centro-destra un pugno esiguo di regioni di fronte a una maggioranza assai estesa di regioni governate dal centro-sinistra?
Se si guarda contemporaneamente ai due colpi di mano finali di Berlusconi e dei suoi alleati Casini e Follini, che di volta in volta lo ricattano e lo sostengono, appare chiaro il significato della presentazione di quellâ??unico emendamento che, per quanto inaspettato, introduce un sigillo tombale sulla democrazia rappresentativa nel nostro Paese, come si è andata costituendo nel sessantennio repubblicano.
Sono passati poco più di dieci anni dai due referendum popolari che hanno introdotto a grandissima maggioranza nel nostro ordinamento lâ??abolizione del voto di preferenza e lâ??ordinamento maggioritario, sia pure con la presenza del 25 per cento proporzionale a livello nazionale. Ed ora quella volontà popolare espressa in un momento decisivo di crisi del sistema politico e di affermazione della società civile contro lo strapotere dei partiti viene semplicemente accantonata, come se non contasse nulla, come se gli italiani non avessero già detto attraverso il voto che volevano riappropriarsi della propria volontà e contare di più nella vita politica nazionale.
Se a questo si aggiunge il disegno di revisione costituzionale approvato con lâ??opposizione compatta di tutto il centro-sinistra e caratterizzato da vistosi pasticci e contraddizioni, si ha una prova ulteriore di un modo di procedere che ha assai poco di democratico e risponde a una visione privatistica e prepotente della cosa pubblica da parte di una maggioranza parlamentare che non corrisponde più alla volontà popolare come hanno dimostrato più volte tutte le consultazioni popolari.
Ha avuto ragione Romano Prodi, di solito così calmo e misurato, a parlare di colpo di mano e di tentativo di sovvertire la democrazia nel nostro Paese. Noi siamo convinti, come il leader dellâ??Unione, che ci troviamo di fronte a qualcosa di più che una semplice emergenza democratica.
Siamo, al contrario, in unâ??ora decisiva per la nazione giacchè mai come questa volta soltanto una forte mobilitazione dal basso può permettere allâ??opposizione parlamentare unita di reggere allâ??attacco che viene portato in Parlamento contro le regole fondamentali del confronto democratico.
Soltanto se gli organi costituzionali, a cominciare dal Capo dello Stato, sentiranno che la maggioranza degli italiani sono decisi a manifestare e a battersi con forza e decisione contro il piano ormai chiaro della maggioranza di sovvertire le regole della democrazia, sarà possibile fermare la marcia di una strana compagine che parla sempre di moderazione ma nei momenti cruciali adotta regolarmente le mosse estremistiche tipiche di una nuova destra populista.

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