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Articolo 21 - Editoriali
«Una legge abominevole, sarà un autogol»
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di Bruno Gravagnuolo

Salvadori, Rusconi, Lanaro, Ignazi... Durissima la critica di storici e politologi

da L'Unità

CORSI E RICORSI. La storia italiana è costellata di tentativi strumentali di alterare la dinamica istituzionale, col marchingegno delle leggi elettorali. Non tutti illegittimi però. Ad esempio l??allargamento del suffragio nel 1882 con De Pretis, o quello del 1912
con Giolitti (suffragio universale maschile), erano vere riforme democratiche, capaci di allargare la partecipazione in un paese censitario. Così come le riforme elettorali dei nostri anni 90 inaugurarono in Italia il bipolarismo. Al culmine di una crisi di sistema e per via referendaria. E oggi? Indietro tutta. Dopo tanto scialo di fede maggioritaria, ecco che proprio il centrodestra sforna una nuova riforma. Proporzionalista. Per metà con liste bloccate dai partiti e l??altra metà con preferenza. E con un premio di maggioranza truffaldino e senza eguali nel mondo civile. Secondo cui il centrosinistra potrebbe perdere con il 51% a fronte del 48% avversario. E sol perché i voti di chi sta sotto il 4% - i piccoli di centrosinistra - non vengono conteggiati e si traducono in seggi per lo schieramento opposto! Un grimaldello concepito in fretta e furia dal centrodestra alla vigilia della prova elettorale che lo vede sfavorito. E che fa pensare ad altri grimaldelli, per premiare chi in passato governava. La legge Acerbo del 1924, voluta dai fascisti. Con premio di maggioranza del 75% alla coalizione vincente nel maggioritario. Oppure la legge truffa del 1953, con cui De Gasperi tentò di puntellare il centro insidiato da destra e da sinistra e che non scattò per pochi voti, anche grazie a una memorabile battaglia della sinistra.
Che ne pensano gli storici e i politologi? Come leggere l??ennesimo tornante della storia elettorale italiana? Dice Massimo Salvadori, storico delle dottrine politiche: «Il nostro bipolarismo ha mostrato crepe formidabili. Mancano due requisiti di fondo: l??esistenza di due o tre partiti e il doppio turno. Il Mattarellum assicura una certa stabilità, ma non cura i mali a monte: la rendita di posizione delle minoranze nei due schieramenti. E tutto nasce dai ricatti della Lega che evocano il controricatto dei centristi, vogliosi di spaccare l??asse con Berlusconi». Di qui una reazione a catena, che per ora incontra «un??opposizione solo di metodo nei settori di centrosinistra non avversi al proporzionale». Legge Acerbo? Legge Truffa? Analogie solo generali: «Quando la struttura dei partiti è informe e senza identità, tale da non consentire egemonia e governabilità, si ricorre alle tecniche, per puntellare la situazione». Dunque per Salvadori la colpa è del ceto politico, dei soggetti politici. Vale a dire: «Nel centrodestra fallisce il partito unico e nel centrosinistra salta la lista unica. E così svanisce ogni possibile baricentro nei due poli». Sicché? «Sicché alla sinistra converrebbe riscoprire se stessa e la sua identità riformista, accettando la sfida neocentrista ma senza confondersi col centro. Però, quando Veltroni riparla di partito democratico clintoniano, torniamo punto e daccapo...». Insomma per Salvadori è questione di identità - programmatiche e partitiche - di là dello strumentalismo incivile con cui la destra tenta di cavarsela.
Chi invece non vuol sentir parlare di legge truffa è Gian Enrico Rusconi, germanista e politologo: «De Gasperi non c??entra. Quello era un tentativo nobile, maggioritario. Questo invece un espediente meschino e proporzionalista. Un navigare a tentoni ad uso e consumo di Berlusconi, segno di una degenerazione avvilente. La verità è che è venuta meno ogni lealtà reciproca». Beh, professore, non è una novità. Berlusconi ha spaccato il paese. «Sì, ma c??è una novità. Nessuno è capace di esprimere vera leadership in Italia, e lo stesso Berlusconi ha fatto bancarotta in tal senso». Dunque per Rusconi, mancanza di leadership in Italia, «a differenza di Inghilterra e Germania, dove Blair e Schroeder sono dei giganti carismatici a petto dei nostri. Ma anche perché lì le leadership nascono da veri partiti di massa e con spina dorsale, per quanto indeboliti». E il nuovo centro? «Illusione ottica estiva, roba da addetti. Pur nello sfarinamento attuale non c??è posto per un grande centro».
Anche per Silvio Lanaro, storico contemporaneo a Padova «non c??è grande centro nel futuro. Miraggio destabilizzante, che cozza contro il nuovo senso comune degli italiani. Quel che vedo è solo la volgare irresponsabilità di un ceto di governo che non arretra di un passo pur di restare aggrappato al potere. Ecco perché la sinistra, Ds in testa, farebbe bene a riscoprire la sua di centralità. Senza rincorrere un centro che vuole andare per conto suo e rischia di piantarla in asso».
Infine Piero Ignazi, studioso di politica comparata a Bologna: «Legge-sfregio quella della Cdl, sarà un autogol per la destra. Del resto tutti i premi di maggioranza sono abominevoli e questo più degli altri». Ed ecco la prognosi: «La Cdl imploderà, forse a vantaggio di un partito confessionale sulle ceneri di Forza Italia. I Ds? Buoni auspici. Si sono dimostrati unitari e generosi, benché in bilico tra partito democratico e socialdemocrazia. Un eventuale vittoria del centrosinistra potrebbe rilanciarne il ruolo. Tutto a vantaggio del bipolarismo».

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