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Articolo 21 - Editoriali
Il garante della privacy Pizzetti avvisa i partiti: possiamo sequestrare gli elenchi
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di Liana Milella*

Negli uffici del garante della privacy l'hanno battezzato il decalogo delle elezioni. Anche il presidente Francesco Pizzetti lo chiama così perché è convinto di aver fatto la mossa giusta per garantire al meglio "il diritto dei cittadini alla riservatezza e una campagna elettorale che li coinvolga nel pieno della partecipazione politica com'è giusto che sia in una democrazia compiuta". Il decalogo appena approvato individua le fonti cui i partiti possono accedere, ma tutela telefonini e computer. Da Montreux, in Svizzera, dove ha partecipato alla conferenza mondiale dei garanti della privacy, Pizzetti spiega come il decalogo, di fronte a manifeste violazioni, permetterà "in caso estremo" di "bloccare gli archivi".

Perché il suo ufficio lo ha varato lavorando d'estate?
"Per rendere più chiare e semplici le regole che partiti e movimenti devono rispettare in una competizione politica dove, senza violare la privacy, i cittadini possano partecipare in pieno alla vita democratica. Vogliamo tutelare due grandi valori: il diritto dei cittadini a veder garantita la privacy e la tutela di una campagna che li coinvolga in pieno. Il decalogo è elastico: troppi dinieghi avrebbero limitato la democrazia del Paese".

Queste norme si applicheranno anche alle primarie dell'Unione?
"Sì, anche le primarie, se coinvolgono i cittadini, rientrano nelle regole della propaganda elettorale".

Vi siete mossi perché ci sono state violazioni?
"Stavamo già lavorando per rendere più comprensibili le norme da seguire nelle elezioni. Poi Chiti, nella veste di coordinatore dell'ufficio di presidenza delle primarie dell'Unione, ci ha chiesto se le regole della campagna elettorale valessero per le primarie".

Quali sono le fonti libere individuate?
"Senza ottenere il consenso preventivo dei cittadini, si possono usare le liste elettorali di ogni Comune".
Ognuno di noi può ricevere fac simili e brochure?
"Sì, ma a condizione che si utilizzino quelle liste perché i dati arrivano da elenchi nati a scopo elettorale. Le carte inviate devono contenere provenienza e nome del responsabile della campagna cui il destinatario può rivolgersi per chiarimenti o per essere cancellato".

Altre fonti?
"Liste pubbliche come quelle degli italiani all'estero o gli albi professionali. Nelle fonti aperte non rientrano gli elenchi dell'anagrafe o quelli con altre finalità, come la lista dei dipendenti di un'impresa o degli iscritti all'università".

Le regole per inviare e-mail, sms, mms?
"Le e-mail hanno bisogno del preventivo consenso se non fornite dagli interessati. Il primo contatto deve specificare da dove viene l'indirizzo e lo scopo del messaggio, compresi i mittenti".

Per il telefono?
"Non si può prendere il numero dall'elenco salvo che accanto al nome ci siano bustina e cornetta, i contrassegni che rendono esplicito l'assenso a ricevere posta e messaggi".

Il vostro ufficio punirà chi viola le regole?
"Le sanzioni vanno da quelle amministrative a quelle penali. Se un cittadino "violato" si rivolgerà a noi faremo un'istruttoria che può giungere, ma solo nel caso estremo, al blocco dei dati in possesso del partito. Per la prima volta saranno possibili verifiche ispettive per aiutare e non certo ostacolare la campagna elettorale".

*tratto da la Repubblica

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