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Articolo 21 - Editoriali
Porta a Porta sta diventando una redazione a sé?
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di Lucia Annunziata

Caro Direttore (Flavio Cattaneo, ndr),
Bruno Vespa ha ieri chiesto e ottenuto dal tuo ufficio lâ??invio di una troupe e di un giornalista in Iraq. Lâ??autorizzazione stride con la decisione presa la scorsa settimana da noi due, in accordo con i direttori di Tg, di ridurre al minimo la presenza giornalisti Rai in quel Paese per ovvie ragioni di sicurezza.  Lâ??alterazione di questa regola a favore di Vespa in questo momento è tanto più da segnalare perché sottolinea una evoluzione, in atto da tempo ormai, della natura e dei compiti della trasmissione da lui condotta. Porta a Porta è una rubrica di approfondimento ricondotta al Tg1 che, tuttavia, piano piano sta diventando una testata a sé stante, doppiando, come in questo e in altri casi, la struttura degli inviati delle testate e sostituendo, come platealmente è accaduto nella serata dellâ??assassinio di Fabrizio Quattrocchi, il ruolo della nostra testata ammiraglia, il Tg1.

Con danni di non poco conto sul tessuto stesso della credibilità della nostra informazione.  Le rubriche di approfondimento, vorrei ricordare, sono, per loro stessa definizione, incaricate di approfondire gli argomenti. Hanno certo diritto ad avere la loro redazione ma proprio nella funzione di andare a fondo nella ricerca di fatti che non sono necessariamente legati alla quotidianità. Ma per quel che riguarda gli avvenimenti, cioè le news in senso proprio, le nostre testate rimangono gli unici luoghi deputati a informare il Paese. Questa mia osservazione non è - e lo dico anticipando le solite risposte - una difesa corporativa dei giornalisti. Vespa è un giornalista, e di professionalità tale da poterne insegnare a molti di noi. La questione qui ha a che fare con i ruoli e i patti di trasparenza tra il Servizio Pubblico, il suo editore e i suoi utenti. Lâ??informazione non a caso è assegnata alle strutture dei telegiornali; e non è un caso che queste strutture non si mescolino, nemmeno organizzativamente, con quelle delle reti. Lâ??informazione infatti ha bisogno di strutture â??ad hocâ?? perché le professionalità specifiche e la continuità sono garanzia di affidabilità e trasparenza.

Non a caso i direttori delle testate sono nominati direttamente dal Cda, laddove i conduttori no: i direttori infatti in questo modo sono direttamente investiti del rapporto fiduciario con lâ??editore.  Lâ??informazione non può essere gestita in uno schema di â??mordi e fuggiâ?; non può essere mescolata a spettacolo e intrattenimento. E le rubriche sono per ruolo, per missione, legate alla episodicità: come ben dimostra la giusta scelta di Porta a Porta di occuparsi alternativamente di ostaggi, di Ferrari e di diete.  Ti chiedo dunque, soprattutto in questa vigilia di elezioni, di aiutare lâ??Azienda a definire con chiarezza la demarcazione tra rubriche e testate. Ti chiedo di non destabilizzare la forza della nostra informazione e dei nostri direttori, dentro e fuori lâ??Azienda, lasciando che emerga nei fatti il potere di unâ??altra testata, il cui direttore non è mai stato nominato e il cui ruolo rischia di costituirsi a danno delle testate esistenti. 

Per quanto riguarda Bruno Vespa, spero che capisca, da quel professionista che è e a cui va tutto il mio rispetto, che oggi non farei il mio lavoro come presidente se non ricordassi che in questa, come in ogni azienda, ci sono dei ruoli che ognuno deve rispettare. Vespa è stato lui stesso un direttore, e un grande direttore. Conosce bene il pericolo della confusione dei ruoli aziendali.

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