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di Oliviero Beha
da L'UnitÃ
Caro Direttore, e di nuovo caro Landolfi, ministro per le Comunicazioni, e caro Sposini (Tg5), che nei giorni scorsi avete scritto su queste colonne in replica a un mio intervento sul diritto/ dovere di cronaca e sui rischi della spettacolarizzazione delle notizie specie in tv e dell'emulazione indotta, prendendo spunto dalla tragedia di Merano: ritorno sulla questione per cercare appunto di farla diventare una â??questioneâ?, da scambio di pareri per ora ristretti quale sembra. Ci torno per punti e per concomitanze temporali, diciamo così, rischiando di essere schematico per non far debordare il discorso già ampio di suo, dopo aver sviluppato ciò che scrivono Landolfi e Sposini. Landolfi è sulle mie posizioni, cioè non ritiene che il grand guignol in tv sia un dovere di cronaca. Sposini, e il titolo della sua lettera di sabato («Ho paura dei ministri che ci invitano all'autocensura», che naturalmente non è suo ma è utile alla discussione) ne rende l'idea, insiste, sia col Ministro che conme: avrei, avremmo ragione in teoria, ma è comunque rischioso che lo dica un Ministro, e io da talebano naturale estremizzerei troppocome è nella mia natura. In sostanza mi par di capire che lui, il suo Tg, gli altri Tg continueranno con il prossimo caso a sprizzar sangue, giacchè in realtà sono proprio i protagonisti della cronaca a â??costringerciâ? a farlo. Lo deduco senza forzature dalla citazione che Sposini fa del servizio tv sui funerali del ragazzo quattordicenne morto di â??droga poveraâ? aMilano. Per me era un altro esempio di morbosità , che guastava ancora di più il rapporto tra opinione pubblica e addetti ai lavori dell'informazione. Per Sposini «quel contesto è giornalisticamente straordinario per raccontare ma soprattutto capire quel mondo giovanile così attraversato da ombre cupe e disagi profondi. La questione è â??comeâ? raccontarli i fatti, non â??seâ?â?¦Â». E bravo Lamberto: in Toscana direbbero che ciurli nelmanico. Vatti a rivedere il servizio sulTg4 di sabato 10 settembre, anzi chiama magari Landolfi o me o chi ti pare in tv ad analizzarlo insiemeâ?¦ Se sei desto come sostieni rabbrividisci. Naturalmente lo dico non per polemizzare ma per «capire quel mondo giovanile» eccetera eccetera. Dicevo delle concomitanze temporali. 1) Mentre scrivo, occhieggio su â??Il Messaggeroâ? a tutta pagina in cronaca titoli su «Acquabomber a Pescara, quindicenne intossicata», con lo psichiatra che con evidenza commenta: «fra sabotatori ed emulatori il fenomeno rischia di dilagare ». Si obietterà : ma allora non si possono più dare le notizie?Ci torno in conclusione. 2) Nella stessa giornata ho assistito a un convegno del â?Cantiereâ? di Occhetto, Veltri, Sylos Labini, Chiesa, Colombo ecc., a proposito del Codice Etico di Zapatero e della â??questione moraleâ? da noi. Se non ho capito male, oggi secondo i â??cantieristiâ? staremmo peggio che ai tempi di Tangentopoli (peraltro attualmente in fase di continua espansione...) perché allora la questione era prevalentemente giudiziaria mentre oggi l'assenza di etica confonde contorni e cuore della società italiana, in un intreccio perverso tra politica ed economia che non ha necessariamente a che vedere, se non in casi precisi, con la magistratura. Ma è il virus dei polli, una pandemia del singolo e della collettività . Semplifico, amio rischio e pericolo: dieci anni fa la questione morale prevedeva una violazione della morale esistente, Craxi essendo immorale quando lo era. Oggi c'è una pressoché assoluta mancanza di morale, un'amoralità diffusa e infiltrata in vari strati del terreno sociale,e quindi stiamo peggio, anche se naturalmente Berlusconi è inquisito per corruzione di giudici e Prodi no. Ma che c'entra col diritto/dovere di cronaca? Vediamo, e per sommi capi. a) Il diritto/dovere di cronaca, la censura e l'autocensura,le autolimitazioni ecc.: è tutto assai relativo. Non vedo come mostrare tutto il sangue possibile, o violare la privacy delle persone in casi che rimangono privati, sia esercitare il diritto/dovere all'informazione. Diversi sono i casi di oggettivo interesse pubblico, economico e politico. Fazio o dell'Utri, per dire... E ancora: mentre si intingeva la telecamera nel delitto di Merano,a pochi chilometri in linea d'aria preti e suore facevano lo sciopero della fame contro un inceneritore. All'inizio o non se ne parlava,o c'era la classica breve in cronaca. Poi il fatto è cresciuto, quasi contro la volontà di chi ne parlava. Dove comincia la censura? Nel silenzio? Nella sottovalutazione? E non sono tanti i casi per i quali il concetto di censura va maneggiato con la cautela della relatività ? Ã? censurato tutto ciò che non entra materialmente in un tg, un giornale radio, un giornale? Interrogativo scivoloso. Ma almeno riconosciamo che se sui preti e suore digiunanti non sembra porsi il rischio â??spettacolarizzazione/ emulazioneâ?, per una serie di altri casi sì, vedi le tragedie di cui sopra o l'Acquabomber già citato. Si dovrebbe tentare senza ricette miracolose di sbagliare il meno possibile, e in buona fede intellettuale e professionale. Certo, sempre che si intenda rendere professionalmente un servizio.Ma se si sta invece soprattutto tentando di vendere qualcosa? b) L'informazione come merce. E mi ricollego al discorso del â??Cantiereâ? sulla questione morale. Che c'è, eccome, anche nel nostro settore, che a sua volta influenza la sensibilità e il costume collettivo come nessun altro. Vedi, caro Sposini, oggi la preoccupazione di â??vendereâ? ha sostituito in buona parte il concetto di servizio trasformando per lo più i giornalisti in pubblicitari, con tutto quello che ne consegue: è una mutazione genetica della nostra categoria che è il vero nodo di tutta la questione di cui stiamo discutendo qui, e che invece viene per lo più ignorato.Chi sono diventati i giornalisti oggi, e quanto risentono della mutazione genetica della politica, dell'economia e più in generale della società italiana nel suo complesso, rapportata a parametri etici. Di fronte a questo, gingillarci in buona o cattiva fede con storielle come la deontologia professionale, il tabù della censura e quello dell'autocensura, francamente è poco più che un â??diversivo giornalisticoâ?. Cono senza spruzzate di sangue. dal sito www.olivierobeha.it









