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Articolo 21 - Editoriali
LA TRINCEA TEDESCA DI FAZIO
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di Oscar Giannino

da Il Messaggero

SCRISSE Mazzini a Carlo Alberto che i popoli imparano più da una sconfitta, che non re e politici dal trionfo. Di sicuro non è quanto sta avvenendo nella vicenda che investe la Banca d??Italia. A Washington il nostro Paese ha sceso un nuovo gradino nella scala della credibilità internazionale. Sta diventando la regola di ogni vertice internazionale economico-finanziario, ed è molto grave. Si sono affrontate due opposte coerenze. Il neoministro Giulio Tremonti è stato conseguente alle proprie radicate opinioni, precedenti alla vicenda della doppia opa bancaria, e ai recenti giudizi espressi da Berlusconi sul governatore.
Dall??altra, Fazio resta convinto delle proprie ragioni, che non si abbandona nel disonore un incarico così elevato se non vi sono violazioni contestate, motivate e riconosciute da chi ha titolo per farlo. La scelta di Tremonti delegare la rappresentanza dell??Italia nel Development Commitee della Banca Mondiale a un rappresentante del Tesoro e non al governatore è motivata, si tratta di un meeting ministeriale. Semmai, la sorpresa è stata apprendere che era stato proprio Siniscalco, dimissionario contro Fazio, ad avere delegato quest??ultimo. Tremonti ha dovuto riscrivere la delega. Ma l??ineccepibilità della decisione, che ha portato al rimpatrio prima del tempo del governatore, nulla toglie al fatto che la spirale continua ad avvitarsi, mentre la soluzione non si vede.
La novità è che alla ??coscienza? del governatore si è appellato lo stesso quotidiano della Cei, l?? Avvenire . Pur attaccando ??le potenti lobbies che per i propri interessi fanno credere che decapitando Bankitalia tutto andrà a posto?, il giornale dei vescovi italiani ha aperto alla necessità di impedire che ??via Nazionale diventi come Fort Alamo assediato?. L??intervento lascia capire che il problema se si aprisse una trattativa riservata, senza nuovi colpi scena mediatici sarebbe semmai quello di negoziare un??adeguata successione, che incontrasse il consenso anche di Fazio. E?? di un suggerimento felpato a Berlusconi, in vista dell??intervento che terrà domani alla Camera e al Senato.
Ma sembra difficile che il consiglio della testata cattolica venga raccolto. Tremonti, ieri, escludeva di aver a portata di mano iter procedurali tali da sbloccare la situazione. Il decreto di revoca della nomina di 13 anni fa, di cui diverse testate hanno parlato, è un??ipotesi infondata: cadrebbe sotto la scure del Tar. Le conclusioni alle quali perverrà il 6 ottobre la Bce sulla doppia opa non avranno alcuna incidenza su eventuali dimissioni di Fazio, per quelle l??unica strada da Francoforte è attivare il comitato etico secondo l??articolo 14 del Trattato, cosa che può avvenire solo in caso di gravi violazioni che oggi a Fazio nessuno contesta. A Roma, l??unica via è incardinare le procedure per una riunione straordinaria del Consiglio superiore della Banca: ma Fazio gode del sostegno della maggioranza dei membri. Di fronte alle motivazioni scritte di un??eventuale revoca da parte del Consiglio, Fazio seguendo il Trattato è pronto ad adire la Corte europea di giustizia.
Perché Fazio non molla? Un ragionamento spinge la sua coscienza a resistere. Non si tratta solo di onore. Nella prima parte della legislatura, argomenta Fazio, a scatenarsi contro di lui fu una visione in cui si mischiavano populismi di entrambi i colori: la denuncia della mancata tutela ai risparmiatori sui bond argentini, Cirio e Parmalat, dimenticava che dovere del banchiere centrale secondo il nostro ordinamento è la stabilità del sistema e dunque degli istituti bancari, non di chi compra prodotti finanziari. Allora Fazio vinse, col sostegno del sistema bancario, del mondo industriale ed editoriale. La differenza rispetto ad allora, pensa Fazio, è che oggi proprio i vertici dell??intreccio banco-industriale italiano non si riconosce più nel governatore e ne reclama un altro, più vicino ai propri interessi.
Perché sia chiaro che di questo si tratta, Fazio resistere. Ogni banchiere centrale europeo, ritiene, non può che considerare come un attacco alla propria funzione, che si destituiscano un proprio collega per ??fotografare? interessi finanziari ed equilibri politici. Per il governatore non si tratterebbe di cercare impunità. Ma di un vero e proprio conflitto alla Max Weber tra Bildungsbürgertum , l??élite meritocratica che basa la propria autorevolezza sulla preparazione tecnica, e il Besitzbürgertum, le classi proprietarie che vogliono capi espressione dei propri interessi.
E?? una lettura suggestiva. Ma anch??essa dovrebbe spingere a una soluzione ragionevole. Siamo a pochi giorni da una Finanziaria che deve recuperare tra lo 0,8 e l??1,3% del Pil di deficit, con una delle primarie voci d??entrata, l??Irap, illegittima per Bruxelles, con un avanzo primario in caduta, l??industria che stenta e mezzo Paese che teme, a fine mese. Di questo passo, non Fazio solo, tutti noi finiremo per trovare una comune Waterloo.

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