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Articolo 21 - Editoriali
Reporter dietro le sbarre
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di Stefano Marcelli*

Una premessa . Non vi è alcuna possibilità di cedimento o di dialogo con alcuna forma di terrorismo. Lo vogliamo dire chiaro e forte . Aggiungendo, anche in disaccordo con autorevoli colleghi del mondo giornalistico internazionale, che non condividiamo la definizione di ??resistenti? per coloro che in Irak e altrove intendono giustificare la propria condotta sanguinaria con le responsabilità di Usa e GB per la (sbagliata e ingiustificata) occupazione di quel Paese.
Non rappresenta le aspirazioni di libertà e indipendenza di un popolo chi diffonde il terrore massacrando innocenti e promuovendo la guerra tra civiltà.
Detto questo, anche in nome dei tanti colleghi uccisi barbaramente dai terroristi, vogliamo sollevare una questione. E?? compatibile con i principi fondanti della nostra Civiltà, con i fondamenti della democrazia liberale, il crescente attacco alla libertà dio informazione che si registra da parte di governi occidentali?
Citiamo solo tre casi clamorosi. Quello della giornalista del New York Times Judith Miller, che è in carcere negli USA per essersi rifiutata di rivelare le fonti dei suoi articoli sul Nigergate. Una brutta vicenda che ha visto coinvolti membri dell??amministrazione Bush e servizi segreti nella fase della costruzione di ??prove preventive? sulla incombente minaccia chimico - nucleare rappresentata dal regime di Saddam Hussein. Della oscura vicenda non si sa quasi niente. Ma dietro le sbarre è finita solo una reporter.
E quello della potente Yahoo che consegna ai carceri del potere di Pechino il giornalista web Shi Tao in barba a tutta la retorica emozionale legata alla rivolta di piazza Tienammen.
Infine, quello del giornalista di Al Jazeera Taysir Alluni, appena condannato a sette anni di carcere per i suoi rapporti con i vertici della cellula di Al Qaida in Spagna. Alluni è noto a livello internazionale per aver realizzato l??unica intervista al capo di Al Qaida Bin Laden dopo l??11 settembre. Si trasferì in Afghanistan  nell??ottobre 2001 con la famiglia, intervistò Usama, e rimase come unico testimone straniero di quella guerra fino alla fine di quell??anno. Alluni ha spiegato in tribunale di aver frequentato un altro siriano residente a Granata, quell??Imad Yarkas, considerato dal giudice Garzon e dai servizi spagnoli l??ideologo della cellula integralista di Granata.
Il collega Alluni ha sempre negato ogni legame con i terroristi se non i contatti necessari a ottenere l??intervista a Bin Laden: uno scoop storico, peraltro diffuso nel mondo dalla CNN.
Nessuna prova ulteriore, nessun elemento concreto per liquidare il più noto inviato di guerra arabo e sbatterlo, lui malato di cuore al punto da essere stato scarcerato proprio per motivi di salute fino alla sentenza, sette anni dietro le sbarre.
La lettura della sentenza non lascia dubbi : i comportamenti delittuosi di Alluni ?? si circoscrivono in maniera principale nell??aver frequentato Mustafà e Mohamed sapendo che entrambi erano membri di Al Qaida, e precisamente per questa circostanza, attraverso di loro accedere a Bin Laden?. Ci chiediamo se Peter Arnett e tutta la CNN avranno avuto contatti con il regime di Baghdad per ottenere l??esclusiva della Prima Guerra in Irak. Ce lo chiediamo sapendo che questo è ormai un dato certo della storia dei media. E ci chiediamo con quali contatti,sempre la CNN, riuscì a intervistare il capo di Al Qaida, e se qualcuno abbia chiesto conto dei contatti con il principe saudita all??inviato di ABC News John Miller che nel 1998 arrivò sui monti dell??Afghanistan accompagnato da un contatto arabo residente in Virginia che approfittò del viaggio per rifornire Bin Laden delle batterie per il satellitare con il quale dirigeva le attività terroristiche antiamericane.
E si potrebbe continuare chiedendosi se qualcuno ha chiesto chiarimenti ai soci della Carlyle  ( la multinazionale di cui fa parte anche Bush senior ) o alla famiglia Agnelli per i rapporti con il principe saudita. Viviamo in mezzo a una fitta nebbia animata di fantasmi e popolata di cadaveri , ma gli unici a pagare con la vita o la libertà questi macabri giochi di risiko, sono civili innocenti e giornalisti.
?? Non si risponde alla sfida terroristica intimidendo i testimoni?, dice il segretario dell??IFJ (la Federazione Internazionale dei Giornalisti) Aidan White, che chiede la liberazione immediata di Alluni.
L??associazione francese Reporters Sans  Frontieres dichiara che Alluni ?? paga l??impegno per  aver detto la verità su quello che accadeva in Afghanistan? . Secondo gli editorialisti dei maggiori media arabi (moderati) la sentenza Alluni annuncia il ritorno della ?? Santa Inquisizione in Spagna? e rappresenta un pesante attacco alla cultura del dialogo fra Occidente e Oriente che rischia di provocare una recrudescenza di ostilità non solo nelle opinioni pubbliche arabe, quanto nel mondo giornalistico , che è quello più aperto alla modernizzazione e alle battaglie per i diritti umani.
Se si vuol diffondere la democrazia non lo si può certo fare con esempi come Abu Grahib e Guantanamo o con una malcelata campagna di soffocamento della libertà di stampa.
I colleghi a Baghdad parlano ormai di ??informazione incarcerata?. Da Londra vengono avanti misure di censura e autocensura dei media che fanno impallidire il Patriot Act americano. In Italia si vogliono condannare i giornalisti che pubblicano ciò che i funzionari dello Stato mettono fra le loro mani.
Il 7 luglio del 2003, il collega Taysir Alluni , di ritorno dall??Irak ,  partecipò a un dibattito all??Universidad Complutense di Madrid. Tre mesi prima, all??Hotel Palestine di Baghdad un tank usa aveva sparato contro i dodici cameraman che stavano girando l??ingresso delle truppe alleate nella capitale, uccidendone due ( uno era Josè Couso di Telecinco). Alluni disse che quello era stato ?? un messaggio del Pentagono ?? agli inviati incaricati di seguire l??occupazione di Baghad. ?? Volevano eliminare gli unici testimoni?, disse l??inviato di Al Jazeera. Quel che è seguito sembra  dargli tragicamente ragione. Sta pagando anche per questo?

*Presidente di ISF (Information Safety and Freedom)

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