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Articolo 21 - Editoriali
Il processo dimenticato e i troppi silenzi colpevoli
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di Bruna Iacopino

«Non mi sento di dire che la stampa italiana abbia subito pressioni dall'alto, ma forse, nelle redazioni dei grandi giornali, si è deciso che questa è una cosa su cui mettere la sordina. Del resto capisco bene che in una scala di priorità, i malori del giovane Elkann abbiano decisamente più rilievo!», ecco quanto ha dichiarato il Procuratore aggiunto di Genova, Giancarlo Pellegrino, a Susanna Ripamonti, de l??Unità.
E?? di oggi la notizia dell??ennesimo rinvio, previsto per il 2 novembre, del processo a carico dei poliziotti accusati di falso, calunnia e concorso in lesioni gravi per l' irruzione nella scuola Diaz durante il G8 di Genova. Il numero dei processati è salito a 29, ma l??esito rimane incerto. Il rischio, non remoto, soprattutto se dovesse passare la ex-Cirielli, è che si arrivi alla prescrizione prima ancora di giungere alla sentenza di primo grado: ciò significherebbe chiudere nel silenzio una delle pagine più vergognose della nostra storia recente. E?? vero che esistono colpe e responsabilità da ambo le parti, ma è pur vero che quanto accaduto alla scuola Diaz e subito dopo alla caserma di Bolzaneto, non può restare impunito: si è verificato un caso eclatante di abuso di potere da parte delle forze dell??ordine, equiparabile in tutto e per tutto, a quanto denunciato, recentemente dall??Espresso, presso il Cpt di Lampedusa.
Le torture e i maltrattamenti, sia fisici che verbali, non sono ammessi dalla legge, e non sono ammissibili e giustificabili in un paese che si definisce per statuto costituzionale, una democrazia: la violenza non può avere una giustificazione, men che meno, quando si tratta di violenza di stato.
La Procura di Genova ha chiesto un teatro per celebrare il processo e per consentire alle centinaia di vittime di quegli abusi di seguire il dibattimento, ma anche per non escludere il pubblico, per evitare che il silenzio cada su un processo che già ora è destinato alla prescrizione; già, perché, a quanto pare, su tutta la vicenda è scesa una bella cortina di silenzio. Tace la carta scritta, (a fare un ??giretto? su Internet, tra le maggiori testate nazionali, non si trova nulla a tal proposito, e ha ragione Pellegrino: è possibile tenersi aggiornati, fin nei minimi dettagli, sulla vicenda Lapo Elkann) tace la Tv, troppo impegnata a discutere dei drammi familiari di Albano e della compagna Loredana Lecciso? Certo, dai fatti di Genova, sono passati quattro anni è storia vecchia, che non fa più odience, dalla strage di Ustica ne sono passati 25, dall??omicidio di Ilaria e Miran 11 anni, e quanti altri anni dalla strage di piazza Bologna, da quella sull??Italycus? non si tratta di equiparare situazioni che non hanno ??apparentemente? nulla in comune, quanto piuttosto di riflettere su quella che è la macchina giudiziaria, e chiedersi il perché certi processi abbiano una durata infinita, da chi o da cosa dipenda il lento decorso della giustizia italiana, cosa ampiamente deplorata dalla Corte di Strasburgo, qual è il senso di una proposta di legge che dovrebbe ??sveltire? il tutto, col semplice dimezzare i tempi di prescrizione, senza andare ad intervenire alla radice del problema?
Pellegrino non ha tutti i torti quando critica i mezzi di informazione, che, molte volte peccano di disattenzione, e tacciono. Ci sono dei silenzi che sono colpevoli. E i silenzi non riguardano soltanto il processo di Genova, ma riguardano il dramma che il Pakistan sta vivendo in questi giorni, riguardano la situazione Afghana, come quella Irachena, riguardano le migliaia di morti per fame in Nigeria? i silenzi sono tanti, ma, accanto ad essi, è necessario riconoscere anche i meriti, che pur esistono: molte verità, anche a proposito del G8, sono emerse grazie all??attività giornalistica, se tante inchieste sono ancora aperte è anche grazie all??impegno di uomini e donne che fanno questo mestiere con passione, e degli organi di informazione, che riescono, nonostante pressioni più o meno evidenti, a mantenere un buon margine di autonomia.

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