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Articolo 21 - Editoriali
Perchè è importante la decisione di Strasburgo sui media...
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di Roberto Barzanti

Il rapporto sullo stato dell??informazione in Europa che ha approvato in extremis il Parlamento europeo è un documento di grande rilievo, così come la risoluzione che lo conclude. Parallelo a quello annualmente compilato sui diritti umani attesta indubbiamente una crescita di ruolo: va letto però nella sua interezza. Dal momento che sono stato tra coloro che per anni si sono impegnati nell??Assemblea per un??azione più marcata dell??Unione in questo campo non credo di essere sospettato di improvviso moderatismo se insisto nel chiedere che la presa di posizione sia considerata in tutti i risvolti, al di là degli spunti che offre nell??analisi ?? accurata ?? del caso Italia e del berlusconismo.

Occorre parlare europeo anche se si hanno acute preoccupazioni per quanto avviene da noi. Non deve sfuggire, ad esempio, il fatto che si domanda ancora una volta una direttiva sulla salvaguardia del pluralismo nei mezzi di informazione che è obiettivo ribadito ormai da una lunga serie di risoluzioni che non hanno trovato mai un vero ascolto nella Commissione. Al di là infatti dei giudizi che nel rapporto di Johanna L.A. Boogerd-Quaak si danno su situazioni gravi verificatesi in Francia, Irlanda, Germania, Polonia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Spagna e ovviamente Italia ?? alla quale viene riservato un trattamento particolare per la ??combinazione unica di poteri economico, politico e mediatico? in essa riscontrabile ?? è utile rilevare che si insiste nell??indicare in strumenti sia pure all??inizio non vincolati (raccomandazioni?) ma in prospettiva formali e incisivi obiettivi ineludibili.

E ciò sarà tanto più possibile quanto più puntuale a questo riguardo sarà il Trattato costituzionale in elaborazione.  Si sa bene che la questione del pluralismo ha risvolti eminentemente nazionali, e perfino regionali: ma ciò non toglie che esista anche la necessità di una complementare e proporzionata azione sovranazionale da svolgere per verificare la sussistenza delle condizioni generali che favoriscano o promuovano o non ostacolino la tutela del pluralismo su scala europea. La formula non sembri lambiccata: questo è il punto, detto fuori dai clamori e dalle semplificazioni. Ad un certo punto la risoluzione ipotizza che il regolamento comunitario sulle concentrazioni contenga norme stringenti e efficaci su questi aspetti.

Forse non sarebbe male rispolverare l??idea di aggiungere all??insieme di norme già vigenti ?? a partire da quanto previsto nella direttiva ??Televisione senza frontiere? e nel quadro normativo nuovo sulle telecomunicazioni ?? un regolamento ad hoc che contrasti le posizioni dominanti nell??ambito dei media e consenta una competizione leale e corretta. Un regolamento specifico, con parametri ben calibrati e principi, che prima o poi dovranno condurre ad un??Autorità europea in grado di raccordare gli organismi nazionali e di rendere più coerente il loro operare.

Una direttiva del tipo di questa che ho accennato nelle finalità generali fu proposta da Mario Monti poco meno di dieci anni fa ma fu bloccata sul nascere. E lo stesso commissario van Miert, socialista, si disse a più riprese perplesso circa uno specifico regolamento anticoncentrazioni adatto ad un settore così delicato. I laburisti ?? orgogliosi della BBC ?? si accontentavano di difendere il servizio pubblico dagli attacchi. I socialisti spagnoli al potere non furono certo esemplari. E si poterebbe continuare. Si badi che tra n regolamento motivato da valutazioni economiche e una direttiva tesa a far circolare liberamente contenuti, omogeneizzando condizioni di accesso e di fruizione non c?? è contrasto: tutt??altro.

Sarebbe il caso di rompere gli indugi. Per dirla francamente: la stessa sinistra europea, al di là delle risoluzioni e delle polemiche, non si è battuta per questi scopi con piena convinzione nella sua interezza. Ora siamo in campagna elettorale: dunque il momento è buono per inserire in un meditato programma quanto più volte è emerso in documenti perlopiù usati a fini di immediata polemica o piegati a letture in prevalenza propagandistiche, e quindi effimere.      

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