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Articolo 21 - Editoriali
Il 25 Aprile dimenticato dai mass-media e la ??sindrome Berlusconi?
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di Salamandra

Ci sono due 25 Aprile dimenticati dai mass-media: uno italiano e un altro estero.
Il 25 Aprile di 30 anni fa, il Portogallo entrava nell??Europa delle nazioni libere e democratiche, grazie ad una ??rivoluzione dolce?, ribattezzata ??dei garofani?, con la quale i militari ( la stragrande maggioranza con alle spalle la tragica esperienza delle guerriglie coloniali africane) rovesciarono il regime dittatoriale oscurantista di Salazar- Caetano, che durava da oltre 40 anni.
Una dittatura clerico-fascista, tollerata e mai contestata dalla Democrazia cristiana internazionale (Salazar e Caetano guidavano un partito democristiano) e soprattutto dal Vaticano (in Portogallo c??è il grande e redditizio centro di pellegrinaggio di Fatima, che custodiva i tre segreti, tra cui quello concernente la fine del comunismo sovietico).

Tra il 24 e il 25 Aprile del 1974 sulla scia della musica popolare ??Grandola villa morena? di Zé Alfonso (un cantautore famosissimo, simile al nostro De André), i carri armati, le blindo e le jeep delle truppe speciali coloniali, della marina e della polizia militare d??oltremare, accerchiarono tutti i palazzi del potere e deposero il delfino del dittatore Salazar, l??avvocato Caetano.
Non ci furono spargimenti di sangue, tranne qualche rara scaramuccia e qualche vendetta personale contro i famigerati agenti della polizia politica segreta, la torturatrice PIDE.

La popolazione in festa si riversò nelle strade  e nelle piazze di Lisbona, assolata e ventosa come sempre in primavera, avvertita dalla radio privata Republica e più tardi dalla Emissora National, la RAI portoghese, per fraternizzare con le truppe e consegnare loro migliaia e migliaia di garofani.
Il Portogallo vedeva la luce della democrazia e delle libertà per la prima volta nel Novecento e abbandonava la decennale guerra coloniale in Guinea-Bissau, Angola e Mozambico, che aveva procurato migliaia di morti e di invalidi soprattutto nelle giovani generazioni (il servizio militare obbligatorio poteva durare fino a 7 anni).
Fu una rivoluzione interna, non etero-diretta da forze finanziarie e politiche occidentali, condotta in prima persona da una classe di giovani militari che avevano studiato molto e avevano avuto rapporti con l??estero. La fase di transizione, oscillante tra regime democratico parlamentare e sistema socialista rivoluzionario, durò all??incirca fino a tutto il 1975, fino al passaggio dei poteri da parte della giunta militare (con a capo i ??mitici? Rosa Coutinho e Otelo Saraiva de Carvalho) ai partiti antifascisti. A guidare il Portogallo così risorto dalle ceneri dell??oscurantismo clerico-fascista fu chiamato il leader socialista Mario Soares.

Ieri, nessun grande giornale italiano ha ricordato quei giorni di festa e quei decenni di vergogna per un??Europa democratica, che aveva relegato il Portogallo nel retrobottega delle coscienze politiche. Forse perché, diversamente dalla Spagna che uscì dalla dittatura franchista grazie alle pressioni politiche, finanziarie e industriali di Stati Uniti e Germania, e già con una classe dirigente all??altezza delle nuove sfide democratiche, la vecchia nazione lusitana trovò al suo interno le forze per ribellarsi e, in maniera forse ??disdicevole? ad opera di ufficiali con letture marxiste.

Una rivoluzione ??morbida? senza l??aiuto militare della NATO (anzi, come si seppe più tardi, le forze alleate furono tenute rigorosamente all??oscuro dei progetti dagli ??ufficiali d??Aprile?), ad appena sette mesi dal golpe di Pinochet in Cile (finanziato e organizzato dalla CIA americana con l??avallo di Nixon e Kissinger, per cacciare via il governo democratico di Allende), ed in piena crisi dei rapporti tra Est ed Ovest, mentre il Vietnam stava per dare la più dura lezione militare agli Stati Uniti. Il Portogallo, insomma, era un??anomalia politica e istituzionale nello scacchiere incandescente europeo, diviso tra Nato e Patto di Varsavia, che determinavano i destini dei paesi ??liberi? anche attraverso destabilizzazioni e ingerenze politico-economiche.

Solo la RAI ha celebrato i 30 anni della ??rivoluzione dei garofani? con un??inchiesta , in onda domenica alle 18 su Raidue, a metà strada tra il ricordo superficiale del passato e la dettagliata descrizione del presente pallonaro (a Giugno in Portogallo ci saranno gli Europei di calcio con gli azzurri protagonisti). Per il resto è stato silenzio.
Così come silenzio mediatico ( tranne un piccolo accenno al TG3 delle 19 e su qualche quotidiano non irreggimentato) è calato sulla quarta assenza del Presidente del consiglio dalle celebrazioni del 25 Aprile. Berlusconi anche questa volta  ha preferito celebrare in una delle sue tante fantasmagoriche ville, confortato dalle coccole dei suoi più stretti amici canzonettari, questo giorno evidentemente per lui ??sinistro?, infausto. Era successo da capo del governo nel ??94 ed è proseguito anche nel suo secondo mandato, ogni volta con una scusa diversa, nel 2002 e 2003.
Come Berlusconi, anche altri membri del governo di centrodestra hanno provato una forte allergia alla giornata (siamo in primavera e i pollini e le polveri accentuano le reazioni allergiche!).

Da qualche parte si è inteso giustificare questa ennesima assenza del Pinocchio di Arcore, per i connotati anti-americani che avrebbero preso le manifestazioni di domenica.
Niente di più falso, invece! Se c??è qualcuno anti-americano, questo si chiama proprio Berlusconi!
E sì, perché il 25 Aprile è la festa della Liberazione dal nazi-fascismo, una guerra vinta grazie al ruolo determinante dei partigiani, ma soprattutto anche all??impegno in mezzi e uomini delle forze alleate anglo-americane. Chi festeggia il 25 Aprile celebra la nuova e storica alleanza, firmata col sangue di decine di migliaia di giovani morti, tra gli italiani antifascisti e i popoli democratici di Gran Bretagna e Stati Uniti.
Chi si rifiuta con tergiversazioni o argomenti revisionisti di celebrare questa data, è di per sé contro quel patto, contro la pace alleata, contro la storia, segnata da un identico sentire e agire di partigiani italiani e truppe di liberazione alleate anglo-americane.

Chi mette sullo stesso piano i ??giovani? della Resistenza e i ??giovani? della Repubblica di Salò commette un obbrobrio storico, una mistificazione ideologica ad uso politico elettorale. Una strumentalizzazione di corto respiro, però, perché isola i nostri governanti di centrodestra dalla grande ??famiglia? democratica europea e atlantica, che si basa proprio sulla lotta e la vittoria al nazi-fascismo. Altro che aperture di Fini ad Israele e ??mea culpa? per i morti della Shoah! Sono solo mezzucci mediatici di propaganda elettorale.

Non  ci si può sentire ??tutti americani? dopo l??11 Settembre, se non ci si dichiara anche antifascisti! Il 25 Aprile è una data che segna la nostra memoria storica, che si trasfonde nel DNA delle nuove generazioni e che cementa la democrazia europea con quella americana. Solo celebrando quella ricorrenza, si ha il diritto di poter criticare, discutere, appoggiare o meno le scelte di politica internazionale dei nostri alleati americani, anche per quanto riguarda l??Afghanistan e l??Iraq. Diversamente si è solo dei servitori sciocchi e poco affidabili. Oggi sul carro del vincitore, domani chissà con chi!

Il 25 Aprile significò anche questo, che gli italiani non erano più dei voltagabbana, ma prendevano in prima persona il proprio destino storico, sporcandosi le mani, fino al sacrificio estremo, fino all??eroismo. Per gli altri, quelli che si trovarono armati sul fronte opposto, dei torturatori nazi-fascisti, degli sterminatori di milioni di ebrei, deve esserci solo umana e cristiana pietà.

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