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Articolo 21 - Editoriali
La politica estera, lâ??informazione, la guerra: il triangolo a geometria variabile in cui si perde il senso delle cose
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di Duilio Giammaria*

Il mese di ottobre si chiude con 92 soldati americani morti il più grave bilancio dallâ??inizio dellâ??anno: solo il mese di gennaio con 106 vittime era stato peggiore ma in quel caso la caduta di un elicottero militare aveva provocato da solo 30 morti.
Mentre tra Washington e Roma rimbalzano le rivelazioni di una gigantesca truffa mediatica che coinvolge i massimi livelli delle amministrazioni, per analizzare la situazione in Iraq non resta che affidarsi ai dati di fatto.
Per esempio: oggi in Iraq sono presenti 157.000 soldati americani il più alto numero nel dopoguerra. Un indice evidente della preoccupazione con cui il Pentagono guarda alla situazione irakena.
Fonti militari ammettono che si aspettano una recrudescenza degli attacchi nel periodo che precede la prossima tappa delle elezioni generali il 15 dicembre prossimo.
Le stesse fonti rivelano lâ??incapacità di impedire che gli attacchi con gli IED (improvised explosive device) continuino ad mietere vittime. Eâ?? ormai chiaro, dicono gli analisti americani che â??i ribelliâ? (traduzione letterale dellâ??inglese insurgents parola usata nei bollettini militari) hanno messo a punto tecniche sempre più sofisticate nellâ??uso di bombe telecomandate poste lungo la strada: proiettili di artiglieria la cui potenza di esplosione viene indirizzata da contenitori metallici conici. In pratica per quanto rozzo sia il marchingegno, lâ??esplosione ha la stessa efficacia di un colpo di artiglieria a breve distanza.
In questo scenario i dati del referendum indicano che la comunità sunnita è riuscita a compattarsi respingendo il testo costituzionale in due province e sfiorando il risultato in una terza provincia, evenienza che avrebbe fatto prodotto il rigetto della nuova costituzione. Un fatto che fa pensare che in prossimità delle elezioni o si riuscirà a includere  i sunniti nel processo elettorale o câ??è il rischio di una vera e propria guerra civile alimentata dalla convinzione che le elezioni generali possano sancire definitivamente la marginalizzazione politica dei sunniti.
Il quadro è complicato dalla situazione nei paesi limitrofi Iran e Siria. Lâ??uno alle prese con le conseguenze delle affermazioni del presidente su Israele (â?¦cancellato dalle mappe..), lâ??altro con i retroscena dellâ??attentato ad Hariri a Beirut.
I  caccia americani hanno bombardato recentemente alcuni villaggi irakeni vicini alla frontiera siriana, una zona che secondo lâ??intelligence americana, â??è pesantemente infiltrata da Al Quaedaâ?. Le immagini dellâ??APTN mostrano quattro cadaveri tra cui tre bambini.
Anche a Bassora seconda città irakena la zona sciita in cui il livello di violenza è stato molto minore rispetto alle zone sunnite, unâ??autobomba ha provocato decine di vittime in una zona di mercato affollata dopo il Ramadan.
Insomma il bilancio di vittime civili irakene cresce pesantemente ogni giorno.
Allora qual è la exit strategy o anche solo la strategy per uscire dal pantano irakeno di cui si è parlato a Washington?

*Inviato RAI

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