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Articolo 21 - Editoriali
Pasolini e i suoi scritti profetici
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di Bruna Iacopino

Sono passati ben trent'anni da quella tragica mattina del 2 novembre 1975,quando una donna, ritrova, sul litorale di Ostia, un corpo riverso martoriato e riverso a terra: quel corpo era il corpo di Pier Paolo Pasolini, il poeta, scrittore, regista, saggista,ideologo, romanziere...
A riconscere il corpo fu l'inseparabile Ninetto Davoli, e, a trent'anni dalla morte è ancora molto fitto il mistero che circonda l'uccisione... Pelosi, il principale accusato, a distanza di anni, ritratta tutto, dice che non era solo quella sera, che c'erano altre persone con lui e che l'omicidio era stato preneditato, ma da chi e perchè?

Erano gli anni '70 e Pasolini era un personaggio scomodo perchè diceva cose scomode, e, a rileggerlo adesso, alcune delle cose che diceva suonano quasi profetiche, come questo brano, tratto dagli Scritti Corsari e pubblicato, allora, dal Corriere della sera.

"Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo"
(già sul "Corriere della Sera" con il titolo
"Il Potere senza volto")
«Che cos??è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell'intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile - o, per dir meglio, visibile - nel vissuto e nell??esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa è dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere.
[?]
Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.
L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere [?] è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l??Italia: si tratta dunque di un??omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre. 
[?] 
il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamrente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.

*Scritti corsari, 24 giugno 1974
Garzanti 1975

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