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Articolo 21 - Editoriali
Bilancia sì, Biagi no
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di Curzio Maltese

da La Repubblica

L´ORRENDA intervista di "Domenica in" all´assassino Bilancia, con la coda di polemiche interne, rappresenta uno dei punti più bassi nella storia Rai. Lo si dice ogni volta ma stavolta è vero. Tanto che se n´è accorto perfino il sonnacchioso pubblico di Bonolis, pur allenato al peggio. E ha girato canale, deludendo gli avvoltoi dell´audience. Cambiamo canale anche sull´ennesimo scontro fra l´Annunziata e i due guardiani d´Arcore a viale Mazzini, il direttore generale virtuale Cattaneo e quello reale Vespa, accusati di minacce in stile mafioso all´indirizzo della presidente di garanzia.C´è un limite oltre il quale indignarsi fa soltanto male alla salute.
Vale però ancora la pena di saltare sulla sedia quando Bonolis, al quale forse sarà negata la seconda puntata dell´intervista (un killer seriale merita un intervistatore seriale), grida alla «censura». Quale censura? La censura nella televisione italiana è un´altra cosa e il bravo presentatore lo sa. � stato lui stesso a raccontare a L´espresso che aveva invitato in trasmissione Enzo Biagi ma è stato fermato da un ordine dall´alto. Altri hanno raccontato le censure di "Domenica in" a Dario Fo, Paolo Rossi, Luttazzi e a tutti gli altri che figurano nel libro nero del governo. In questa televisione, specialmente nel servizio pubblico, non esiste censura per assassini, ladri e delinquenti in genere, ma soltanto per artisti o giornalisti troppo critici.
Si è sviluppato anzi una specie di mercatino nero per accaparrarsi criminali da audience, magari con l´autogettone di presenza. Le associazioni dei genitori e i parenti delle vittime hanno protestato ma che cosa contano? Per i nostri bravi presentatori l´importante è non dare fastidio al padrone. Se si torturano i genitori di una ragazza uccisa a vent´anni, pazienza, è diritto all´informazione.
Donato Bilancia può parlare per ore a "Domenica in", Enzo Biagi no. Perché l´uno ha massacrato diciassette persone ma l´altro ha criticato il governo, vero reato degno di espulsione dal regno.
I parenti delle vittime hanno il diritto in televisione a una risposta. Una sola, possibilmente breve, all´unica domanda degli inviati nel dolore: «Lei perdona?». � difficile combinare meglio il massimo di cinismo con il massimo di retorica. Naturalmente dietro non c´è nessuna riflessione sul dolore, sulla difficile nobiltà del perdono. � una domanda di routine, l´inviato nel dolore la rivolge con il tono burocratico del vigile che chiede: «Concilia?».
� stato un bene, per inciso, che il filmato dell´assassinio di Fabrizio Quattrocchi sia rimasto nelle mani della civile Al Jazeera, che non l´ha trasmesso. Fra gli avvoltoi nostrani avrebbe scatenato chissà quale corsa allo scoop. Forse lo avrebbero mandato in onda dopo la pausa pubblicitaria, come ha fatto Vespa con la notizia della morte. E Bonolis con il racconto a puntate del mostro, uno spot ogni cinque omicidi.
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