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Articolo 21 - Editoriali
A Rockpolitik i ragazzi di Locri.
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di Repubblica

Sabina Guzzanti, "dieci minuti di libertà" contro 'Porta a porta'

Celentano con Santana
E' uno dei classici più belli del Molleggiato, Storia d'amore, ad aprire la quarta e ultima puntata di Rockpolitik, nella quale l'attualità entra con prepotenza in scena da subito: nell'elenco di quel che è "rock" e quel che è "lento", Celentano cita i fatti di Parigi ("Capire l'urlo della periferia è rock") e introduce "i ragazzi di Locri", due giovani che stilano una dolorosa lista di "lento" ("chi uccide, la mafia") e "rock" ("chi manifesta, chi è onesto"). Fra il pubblico anche Gianni Minà, "un altro epurato" dice Adriano, e la poetessa Alda Merini ("Rock è vederti, Adriano") e poi uno davvero molto "rock", Carlos Santana. Prima uscita di Maurizio Crozza, di nuovo in versione Gipsy King con un brano dedicato a maggioritario e proporzionale.

La mafia è lenta, l'onestà è rock. Fari puntati sui due ragazzi, rappresentati di quel movimento per la legalità che ha portato in piazza, a Locri, migliaia di giovani. Alla ragazza spetta la lista di quel che è lento: "chi spara, chi ha paura, chi non rispetta la libertà altrui, chi uccide, chi è mafioso". Tocca poi al ragazzo aggiungere - dopo aver citato i nomi delle vittime recenti della criminalità organizzata - che "chi spera, chi non crede nell'omertà, chi manifesta, chi è un onesto cittadino, è rock".

Un epurato rock. "Questa puntata la finirai tu con la tua voce", dice Celentano presentando Minà. "Anche tu sei un epurato? Da quanto?". Sette anni di latitanza, risponde il giornalista. Ma "dopo questa trasmissione - sorride il Molleggiato - vedrai, cambierà tutto". I suoi "lenti" sono la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, tutti gli enti che impoveriscono i popoli del Sud, i suoi "rock", i popoli dell'America latina che stanno cambiando il mondo.

La grandinata. Nel monolgo Celentano replica alle polemiche, ringrazia chi lo ha "difeso", Angius e Bertinotti", cita La Russa e Bittiglione "che a denti stratti hanno tenuto fede al loro ruolo di oppositori" e Bruno Vespa, "che mostrando stralci di Rockpolitik ha raggiunto il 48 per cento di share": "Se alle prossime elezioni dovesse vincere la sinistra spero che lo facciano restare e non commettano l'errore che ha fatto la destra con Santoro, Biagi e Luttazzi". Replica il giornalista poco dopo: "Veramente Celentano è arrivato secondo, perché con la puntata su Benito Mussolini abbiamo fatto il 53 per cento". Poi Vittorio Feltri, che ha espresso giudizi durissimi nei confronti del Molleggiato: "So che mentre diceva quelle cose, dentro di sé piangeva". E "le bugie e le ipocrisie di politici e colleghi" sono "frutto dello stupore provocato dalla grandinata che gli è caduta sulla testa".

Libertà e sentiero. Ce n'è, pure stavolta, per Fabrizio del Noce, reo di aver affermato di "non aver bisogno" di Celentano nella sua Rete, già "forte": "La libertà - dice Celentano - non è una Rai che si dissocia dal suo maggior successo perché ha paura di uno spazio libero. Se la libertà fa paura è perché si pensa che 15 milioni di persone che ti guardano siano dei cretini e ai cretini non si può dire la verità, bisogna dire che tutto va bene". Rockpolitik, dice il Molleggiato, "ha messo in moto un pensiero paralizzato da una tv infarcita di consumismo e bugie, che nascondeva il sentiero".

Immobiliaristi e finanza rossa. Vince le elezioni "il partito che ha più azioni - dice Celentano - che sono l'unica cosa che conti. Anche la sinistra è coinvolta in questo cattivo pensiero, infatti nella scalata alle banche è coinvolta anche la cosiddetta finanza rossa: l'Unipol, che ha mantenuto un legame solo simbolico col mondo originario delle cooperative di sinistra, e ha tentato la scalata alla Bnl" mentre "gli immobiliaristi scalavano Antonveneta". Gli immobiliaristi, aggiunge, "sono bestie che non puzzano, ma dove passano loro, non cresce più l'erba. E poi puzza la terra".

Vespa secondo Sabina. "Dieci minuti di libertà" dice Sabina Guzzanti mentre inizia il suo intervento e alle sue spalle scorre il count down. "E' sbagliato dire che in Italia non c'è libertà, c'è alternanza, cinque anni di democrazia e cinque di dittatura". Ma l'obiettivo sono Vespa e gli ospiti abituali di Porta a porta, da Clarissa Burt e il suo americanismo oltranzista ("Faremo la guerra al buco dell'ozono perché odia il nostro stile di vita"), passa per Buttiglione, D'Alema, ovviamente lo stesso Vespa, approda a Barbara Palombelli, al suo cavallo di battaglia Lucia Annunziata, a Elisabetta Gardini e Valeria Marini.

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