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Articolo 21 - Editoriali
??Quanta Rai? o ??Quale Rai??
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di Ennio Remondino

E?? un bell??esercizio di democrazia, e ci piace. Discutere prima, per un programma di governo pubblico e trasparente dopo. Sto parlando dei ??Tavoli di programma? dell??Unione. Tanti tavoli imbanditi da mille problemi, che già a digerire i rimasugli lasciati sulla tovaglia e in dispensa da questo governo, ci vorrà uno stomaco di ferro. Immaginare di andare oltre l??indigestione delle leggi ad personam, e di ripristinare il normale metabolismo democratico, è uno sforzo da titani. Sopratutto se si tratta di leggi sulla comunicazione e sull??assetto televisivo.

L??Unione, che già soffre della frammentazione in 10 partiti e movimenti, del cosiddetto Partito Rai, giustamente ne fa volentieri a meno. Tranquillizziamoci: non esiste e non è mai esistito un ??Partito Rai?. Esistono, ed è vero, operatori della comunicazione che la televisione la fanno e che di televisione ne capiscono, ma anche quelli che in televisione compaiono ma di televisione ne capiscono quanto capisco io di fisica nucleare. Accade anche nel mondo dell??arte, dell??imprenditoria, e in quello della politica. Provare a mettere assieme i saperi, sarebbe utile.

Per fortuna, assieme all??Euro, dall??Unione europea abbiamo ereditato anche esperienze su altri campi, compreso quello televisivo. C??erano state ubriacature di ??privato? come  toccasana e terapia di pluralismo televisivo. Più o meno 20 anni fa, in Inghilterra, Germania e Francia. Noi italiani esterni al conflitto di interessi berlusconiano, ce ne innamorammo con dieci anni di ritardo. Vedi il programma di ridimensionamento partitario fra Rai e Mediaset del primo governo Prodi. Non funzionò come si sperava, e oggi occorre pensare a qualche cosa di nuovo.

Nel frattempo, quell??Europa ??virtuosa? che ci precede, aggiorna il tiro. Il vizio non è nel pubblico in quanto tale, ma nel pubblico in quanto è condizionato nel suo essere, ed il privato non ne rappresenta né un correttivo, né l??alternativa di pluralismo sperata. Formula sperimentata in Francia, Germania e Spagna, quella del ??Più servizio pubblico? e del ??Meno partiti? a dirigerlo direttamente. Il privato, legittimamente concorre nella pluralità delle voci, usufruendo della liberalizzazione tecnologica delle frequenze aperta dal digitale. Il problema, a dirla rozzamente, non è più quello del numero delle ??frequenze? e delle voci, ma quello dell??ordinamento e dei contenuti.

Il timore, amici miei, è ancora quello che in Italia si cammini con la testa girata all??incontrario: pensi di guardare avanti e il futuro lo hai invece alle spalle. I soliti dieci anni di ritardo che puoi anche illuderti, non conoscendo o avendo imput errati, rappresentino davvero l??avvenire. La partita sull??assetto del sistema televisivo nazionale del dopo Gasparri, è ritenuta da molti passaggio caratterizzante dell??ipotizzato prossimo governo del Centro sinistra. Sbagliare su questo passaggio sarebbe più grave di quanto oggi viene percepito comunemente.

A questo punto arriva la ragione del titolo, all??interrogativo. Non è che qualcuno sia ancora fermo al quesito bugiardo di ???Quanta Rai? invece di provare a dare risposta a ??Quale Rai??  Su quanti tavoli stiamo giocando? Dove, chi, come, quando, perché: sembra di tornare alla scuola dell??infanzia del giornalismo. In attesa di risposte alle cinque ??W? del codice inglese, proviamo a confrontarci in italiano corrente, recuperando la portata delle sfida nelle parole forse un po?? estremistiche ma inequivocabili di un italiano di indubbio prestigio internazionale.

??Con la loro influenza diretta, continua e pervasiva i mezzi di comunicazione e, in modo particolare la televisione, da strumento principe per il controllo sull??esercizio del potere da parte delle istituzioni, delle forze politiche e delle singole persone abilitate ad esercitarlo, stanno diventando essi stessi il principale e diretto strumento di conquista, di esercizio e di condizionamento del potere politico. Di fronte a fenomeni di questa portata non è permesso restare passivi?.

Il Romano Prodi del suo manifesto per l??Europa  - è lui che scrive - non può certo accontentarsi oggi della rielaborazione delle vecchie ricette della nonna, rimaneggiate magari da novelle cousine.

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