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Articolo 21 - Editoriali
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di Furio Colombo

da L'Unità

Ti ripetono spesso che dire male di Berlusconi vuol dire esprimere disprezzo per chi lo ha votato. ? una delle ragioni di uno strano e curioso ammonimento trasversale: usare i toni bassi per rispetto agli elettori. ? vero il contrario, come dimostrano, in questi giorni, gli editoriali del New York Times e del Washington Post che esprimono dubbi non solo sulla competenza ma anche sulla integrità del Presidente americano.
Quei giornali - è il caso del New York Times - arrivano a chiedere scusa ai loro lettori per non averli avvertiti in tempo che Bush mentiva. E anzi rimproverano pubblicamente se stessi per avergli creduto. E a nessuno viene in mente che ci sia - in quelle affermazioni - mancanza di rispetto per chi ha votato due volte Bush. E infatti in questi giorni molti di coloro che avevano votato due volte Bush hanno fatto vincere (in tutte le elezioni suppletive americane, tranne New York) candidati anti-Bush.
Invece è chiaro che devi dire quello che sai appena lo sai, per quanto sia duro o tagliente ciò che stai per dire. La democrazia è sgradevole, come scriveva James Madison - uno dei Padri fondatori della Costituzione americana - in una sua lettera del 1787 : «Solo i tiranni esigono celebrazioni. I leader democratici al massimo aspirano all??approvazione. E hanno diritto a conoscere con chiarezza le ragioni per cui sono disapprovati».
Questo giornale non ha mai parlato a vanvera. Ogni notizia sul malgoverno di Berlusconi è sempre stata sostenuta da documenti, fatti e riferimenti precisi, e del resto la prova più bruciante, la ragione più urgente di porre fine col voto a questo governo - anche con l??aiuto di chi, prima di sapere, lo ha votato - sono le leggi devastanti di questa legislatura, che cadono (o cadranno) a una a una sotto il giudizio di incostituzionalità della competente corte italiana, e mostrano il danno nelle conseguenze personali e quotidiane che ogni cittadino continua a sperimentare ogni giorno.  U
n??altra prova è che l??Unità non è mai stata querelata per i suoi titoli o le sue prese di posizione politiche, benché definita ??testata omicida? , al modo in cui il giornalismo di Enzo Biagi era stato definito, fra lo stupore e lo sdegno degli europei, ??comportamento criminoso?.
Adesso la definizione viene applicata senza esitazione - e, di nuovo, fra lo stupore degli europei - alle decine di migliaia di studenti italiani che hanno manifestato contro la cosidetta ??riforma Moratti? insieme a professori, presidi, rettori, dunque - c??è da credere - in rappresentanza di tutti (qualcuno può citare una manifestazione, anche piccola, a sostegno della Moratti?). La strana affermazione che equipara studenti in sciopero con terroristi, brigatisti, Al Qaeda e incendiari di periferie parigine e, anzi, li dichiara per l??Italia ??il vero pericolo?, è stata fatta alla Camera il 4 novembre da un ministro dell??Interno che - unico nel confuso gabinetto Berlusconi - ha avuto finora stima e rispetto.
Segno che l??ormai diffuso panico elettorale che divampa nella Casa della libertà impone anche a persone per bene una pesantissima tassa, il versamento al partito di parte della propria reputazione.
* * *
In questi giorni però è accaduto qualcosa che gioverà alla nostra democrazia, funzionerà come un gesto di coraggio che rincuora coloro che, in questo Paese e nel mondo, dopo quasi cinque anni di governo di un Paese ??parzialmente libero? e quasi sempre in buone relazioni con l??illegalità, possono avere pensato con disperazione: ecco, questa è l??Italia.
? soltanto un film e un piccolo libro. Si chiama «La mafia è bianca». E?? una accurata, implacabile, inattaccabile inchiesta sul rapporto tra mafia e politica, oggi, in questa Italia, con questo governo-regime che ha impedito fino a poco fa il filtrare di ogni notizia del genere nella televisione di Stato. E infatti gli autori sono Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini entrambi, in passato, coautori di ??Sciuscià?, il programma ??criminoso? di Michele Santoro, abolito da un giorno all??altro su richiesta diretta e pubblica del presidente del Consiglio. Per questo Michele Santoro ha scritto la prefazione al libro e film ??La mafia è bianca? (e c??è anche, come in un grande film, la musica bellissima di Nicola Piovani) e lo ha presentato alla sala affollatissima del teatro Ambra-Jovinelli a Roma, lunedì scorso.
In Italia si è sempre parlato di rapporti stretti e oscuri fra mafia e politica. Penso al leggendario ??Lucky Luciano? di Francesco Rosi. Ma anche i più bravi investigatori potevano scavare nel fango della realtà solo dopo, solo a delitti avvenuti.
Qui, con il film e il libro di documenti ??La mafia è bianca? l??inchiesta viene condotta mentre i fatti avvengono, oggi, adesso. Lo spettatore è messo in grado di sapere, con prove e testimonianze incontrovertibili, che l??intreccio malavitoso è in corso mentre noi guardiamo il film. E continuerà domani, e il giorno dopo, perché il riferimento di tutto ciò di illegale che vediamo nel film in questo momento è al governo.
??La mafia è bianca? è il tipo di documento che è stato comprensibilmente vietato nella televisione di Stato, rendendo impossibile, per sicurezza, un intero genere giornalistico. Guardando questa inchiesta, filmata in modo eccellente e scritta con rigore a prova di querela da Stefano Maria Bianchi e da Alberto Nerazzini, si ha la prova di un certo istinto sia mediatico che politico dei tagliatori di teste berlusconiani, solo in apparenza rozzi.
Non dico che conoscessero l??alto livello di giornalismo americano del genere di ??Sixty minutes? che ha spesso messo con le spalle al muro il potente governo di quel Paese. Ma hanno capito al volo che c??era nella Rai un giornalismo di inchiesta che - come quello delle domande ??semplici? di Enzo Biagi - un regime non può tollerare.
* * *
Ripetiamolo con pazienza: un governo diventa regime (nel senso di imporre obblighi non scritti ma rigorosi, al di fuori delle leggi vigenti e persino di quelle che - con la sua maggioranza - potrebbe ottenere) quando è in grado di esprimere una volontà capricciosa e arbitraria e di farsi obbedire come se quella volontà capricciosa fosse una norma.
Il regime di Berlusconi si fonda sulla pretesa che devi prendere per buoni il capo del governo e la sua corte - qualunque cosa facciano - in base al fatto che sono stati votati, come se il voto non fosse una approvazione del prima ma una sottoscrizione in bianco del dopo. E?? una persuasione che esclude ogni legittimità e persino l??esistenza della opposizione, e dunque impedisce la democrazia. Questo governo ha visto giusto nel liberarsi subito di Biagi e Santoro (e di Luttazzi e Guzzanti). Certo, non aveva previsto il problema di questo giornale, l??Unità . D??accordo, piccola cosa. Eppure su di essa hanno scaricato tutto il loro peso mediatico, l??opportunismo disponibile e il silenzio utile. L??Unità, infatti, non si è prestata al gioco che le avrebbe meritato approvazione benevola: occuparsi d??altro, magari della storia del Pci, delle mondine o dei tempi di Bava Beccaris. Di tutto, non importa quanto di sinistra, ma non di Berlusconi, delle sue leggi, dei suoi conflitti di interesse, dei suoi processi, del suo governare e della illegalità.
Comunque occorre riconoscere che sono stati bravi a sgomberare intere aree giornalistiche, e anche solo il rischio di essere presi in giro, da comici troppo intelligenti, troppo bravi, da tutta la televisione di Stato.
Questa inchiesta, ??La mafia è bianca?, ve la immaginate in onda in prima serata, un film in cui il protagonista principale è sia l??imputato di una inchiesta sul legame tra mafia e politica, sia il presidente in carica delle Regione Sicilia, dunque viceré di Berlusconi e rappresentante personale del presidente della Camera ( terza carica dello Stato) a causa della sua affiliazione partitica?
Non ve lo immaginate, e questa è la ragione che ha reso necessario parlare di regime mediatico: per far capire all??Europa, e ai molti che ci scrivono all??Unità dai campus americani, che non siamo complici e non siamo illusi e abbiamo vissuto abbastanza vite per riconoscere subito le pretese di un regime: licenziare oggi per impedire che si parli domani. E colpire in alto per dare l??esempio.
? vero che il regime mediatico, che è stato ferreo ma anche ridicolo (ricordate Socci?) adesso si sta sfaldando, e alcune cose sono già cambiate. Ma è durato abbastanza per impedire ogni accenno alla mafia che va al governo di un??intera regione attraverso fitte ragnatele di accostamenti, affinità, contiguità, collusioni. E trova (nel film è dimostrato) la sua sponda a Roma. ??La mafia è bianca?, i cui autori sono stati spinti via con una rapidissima guerra preventiva, è tutto ossa e niente polpa, nessun commento e tutto fatti. Nomi veri, volti veri, imputazioni vere.
Il Paese ha rischiato brutto per la sua, la nostra libertà. Me se è restato «parzialmente libero» come sostiene ??Freedom House?, si deve anche all??ostinazione degli autori di ??La mafia è bianca?.
Qualcuno gli dica bravi e gli dica grazie.
furiocolombo@unita.it

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