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Il monito di Napolitano a Berlusconi: prima la manovra, altro che leggi bavaglio!
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di Bankor*

Il monito di Napolitano a Berlusconi: prima la manovra, altro che leggi bavaglio!

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, prende il “toro per le corna” e sfida apertamente Berlusconi a far approvare la manovra fiscale straordinaria, prima di ogni altro provvedimento: ovvero il Parlamento lasci stare i litigi sulla legge bavaglio e trovi un accordo sulla Finanziaria-bis, che abbia in sé un equilibrio tra risanamento dei conti pubblici e crescita economica. Come dire: Senato e Camera discutano solo di questo decreto, mettano da parte “le tensioni già acute su tutt’altra materia” (ovvero il disegno legge sulle intercettazioni) e, soprattutto, modifichino il senso della manovra fiscale, inserendo quei provvedimenti che “dall'equilibrio e dall'equità di tale manovra potranno discendere effetti importanti in termini di dialogo e coesione sociale”.

Non possiamo che concordare con il monito del Presidente Napolitano: il Parlamento accantoni per ora, o meglio per sempre, la legge bavaglio contro i giudici e i giornalisti, e utilizzi quest’ultimo scorcio di sessione estiva solo sul tentativo legislativo di risanare i conti dello stato, piuttosto disastrati.

Nell’ultimo weekend abbiamo assistito ad alcune schermaglie davvero poco rassicuranti in proposito. Al Vertice europeo di Bruxelles, i capi di stato e di governo dell’Unione avevano concordato una linea di rigore liberista e depressiva; ma poi, nel tentativo di accogliere le pressioni provenienti da oltreoceano, dal Presidente USA Obama, avevano trovato un  accordo sul tema spinoso di una tassazione straordinaria sulle banche, ritenute “colpevoli in primis della crisi finanziaria” (e aiutate con centinaia e centinaia di miliardi di euro dagli stati membri), oltre che nell’incrementare la fiscalità per i guadagni sulle transazioni finanziarie. Si tratta della cosiddetta TTF, che potrebbe apportare, se a livello dello  0,05%, 300 miliardi di euro in un anno, secondo fonti del Parlamento europeo, che su questo tema il 10 marzo ha votato una risoluzione nella plenaria a Strasburgo.

Tornato in Italia e pressato dalle varie lobbies, dai leghisti e dagli ambienti finanziari e bancari, Berlusconi si è subito rimangiato il suo voto, così come ha ridicolizzato il ruolo dell’opposizione “inesistente” per un eventuale confronto proprio in sede di discussione della Finanziaria-bis. E così, mentre l’opposizione si scrollava di dosso il torpore e l’afasia politica su questi argomenti, proponendo sia l’IDV sia il PD nella manifestazione di sabato scorso all’EUR alternative concrete alla “manovra lacrime e sangue” di Tremonti e company , dal versante berlusconiano si alzavano i paletti di filo spinato. L’obiettivo è chiaro: prima la legge bavaglio, così come tutte le altre leggi “ad personam” hanno sempre avuto la precedenza assoluta e la “blindatura” con le fiducie; poi, semmai le altre leggi, quelle che servono veramente all’intero paese.

Insomma, per Berlusconi la legge bavaglio val bene un’elezione anticipata, la distruzione del tempio con tutti i Filistei. Manovra blindata, come la legge bavaglio, significherebbe proprio il contrario di quanto suggerito da Napolitano, oltre che si arriverebbe ad un ulteriore strappo istituzionale tra i due poteri dello stato. E’ chiaro che Berlusconi vuole imporre il suo diktat all’opposizione e al paese: meno libertà fondamentali, abbattimento dei diritti acquisiti, stravolgimento della libera dialettica contrattuale, abolizione di fatto dello Statuto dei lavoratori (vedi la vicenda FIAT di Pomigliano d’arco e la revisione iperlibersta dell’articolo 41 della Costituzione). Ma l’operazione è anche più ambiziosa!

Sa bene, il Sultano e con lui il “grande ciambellano dei conti”, che l’entità della manovra da 25 miliardi è sottostimata, che a fine anno ne serviranno altri 25. Sa bene che se perde l’elettorato dei pubblici dipendenti può sempre mantenere lo “zoccolo duro” delle cosiddette “Partite IVA”, dei piccoli imprenditori del Nord, delle enclave leghiste e della vasta “clientela” fatta da artigiani e commercianti che evadono o eludono le tasse. Per questi soggetti infatti ci sono stati e ci saranno solo condoni, “niente sacrifici stavolta”, si è vantato il Mago di Arcore all’ultima Assemblea generale della Confocommercio: “stiano fermi un giro i dipendenti pubblici, che hanno già avuto tanto”!E così spinge l’acceleratore verso le elezioni anticipate a primavera del 2011.

Il Mago di Arcore, si sa, è esperto e vincente nelle campagne di propaganda, con tutti i media a sua disposizione (e ora ha raggiunto anche questo scopo, mantenendo pure il Ministero dello Sviluppo economico e TLC ad interim!) e con l’accanimento terapeutico verso l’opinione pubblica che dovrà scontrarsi ancora una volta se votare per il “martire della libertà”, “l’inquisito numero uno delle toghe rosse”, “il principale spiato e intercettato anche nelle alcove”, “l’uomo che vuole solo il bene del paese e poter governare sena lacci e lacciuoli”, “colui che risolve le crisi mondiali ed è il più amato di tutti i leader di governo e di stato”: insomma, “l’uomo della Provvidenza”, che finanzia le ricerca per l’immortalità! Ce la farà a portare a compimento questo progetto distruttivo?

La crisi finanziaria ed economica è troppo forte per essere messa sotto silenzio e per non ritrovarsi a breve con acute  tensioni sociali e con lo stravolgimento delle cosiddette “alleanze di classe”: i bacini elettorali tradizionalmente a lui favorevoli potrebbero questa volta rivoltarsi contro i suoi desiderata. Gli analisti del Fondo Monetario, dell’OCSE e della BCE vedono molto critica la situazione italiana, anche dopo l’analisi dell’Ufficio studi di Bankitalia che prevede, a manovra in funzione, una riduzione dell’0,5% del PIL rispetto alla previsione dello scarso +1%: ovvero deflazione con depressione. Semplicemente perché questa manovra non contiene nessun provvedimento per il rilancio dello sviluppo economico.

Ci convince altresì il Presidente Napolitano quando afferma:"Che ci sia urgenza di bloccare l'aumento del debito pubblico e di avviarne la riduzione è incontestabile:lo è di sicuro in Italia, anche se da noi la situazione si presenta - per aspetti essenziale come lo stato finanziario delle imprese, a cominciare da quelle bancarie, e delle famiglie – ben più solida dei paesi più esposti della zona euro". A giudizio di Napolitano, "il tema che si sta tuttavia imponendo al centro delle preoccupazioni comuni a larga parte della comunità internazionale è - insieme con quello del concreto raggiungimento di adeguati obiettivi di consolidamento dei bilanci pubblici - il tema del contestuale rilancio della crescita economica. I due punti appaiono abbinati in tutte le formulazioni dei più recenti documenti, innanzitutto dell'Unione europea; il secondo non può essere posto trascurando il primo, ma la combinazione risulta controversa e difficile".

"Dall'equilibrio e dall'equità di tale manovra - ha ammonito Napolitano - potranno discendere effetti importanti in termini di dialogo e coesione sociale”. In pratica, o Berlusconi si adegua in queste settimane prima delle vacanze estive al democratico dialogo parlamentare e istituzionale, oppure “mala tempora currunt”! Specie per l’Italia! 

*Bankor era lo pseudonimo dietro cui si celava il governatore di Bankitalia Carli, estensore negli anni Settanta su L’Espresso, diretto da Scalfari, di articoli critici sulla finanza pubblica e il sistema economico italiano. Viene qui ripreso per tutelare l’identità di alcuni operatori finanziari.


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