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"Qualcuno se ne deve andare, perché mandante di dossier avvelenati..."
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di Beppe Giulietti

"Qualcuno se ne deve andare, perché mandante di dossier avvelenati..."

Pubblichiamo l'intervento di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, ieri in aula, nella discussione legata alla manovra finanziaria.

"Signor Presidente, condivido molte delle osservazioni dell’onorevole Baretta, e le faccio mie. In particolare, signor Presidente, il riferimento al dovere di ascoltare in modo disinteressato – anteponendo il bene comune all’interesse privato – l’appello del Presidente della Repubblica: un appello che il Presidente può fare perché persona autorevole e credibile, sensibile alla questione morale e alla coesione sociale; appello che altri non potrebbero fare.

Vi è, dunque, il dovere di ascoltarlo, perché ci parla di un tracollo possibile e rovinoso: in questi casi, siamo abituati ad aderire agli appelli senza che nessuno debba « tirarci per la giacchetta ». Tuttavia, c’è il dovere, nostro, e in particolare del Governo e della maggioranza, di aderire sostanzialmente a queste parole. Questo significa avere il senso del rigore e del limite, sapere anche, Presidente Buttiglione, che questa manovra è stata discussa in modo eccezionale, in poche ore, che le Commissioni sono state estromesse dalla discussione, che i diritti dei singoli parlamentari sono stati limitati e che alcune Commissioni non hanno votato per mancanza di materiale.

Questo limite va « verbalizzato » perché il Parlamento è una risorsa del Paese, e non va nascosto; la stessa dialettica sociale rischia in questo contesto di essere compressa. Ecco perché spetta anche al Governo corrispondere a questo appello; dopo il voto di stasera prenderà atto della chiusura di una stagione ? Sgombererà il campo da presenze inutili ? Porrà fine a uno scontro interno senza precedenti ?

Il Presidente Napolitano ci parla di responsabilità, ma in queste ore il Ministro Tremonti ha parlato persino del « metodo Boffo », quell’atroce metodo usato contro il direttore dell’Avvenire e contro il Presidente Fini. Noi parliamo di una manovra delicatissima mentre sono in atto scontri furibondi all’interno del Governo, torbidi, pesanti, tali da condizionare i mercati, da essere un costo aggiuntivo, da mettere a rischio la credibilità internazionale di questo Paese.

Qualcuno se ne deve andare, perché mandante di dossier avvelenati, pericolosi per tutti. Verrà dichiarata morta per sempre la stagione del conflitto di interessi ? Delle norme ad personam, « ad aziendam », delle piccole truffe per guadagnare qualcosa ? Verranno ritirate le leggi bavaglio ? Queste cose vanno dette, riguardano la manovra economica, riguardano la credibilità reciproca, riguardano la fiducia; non sono questioni astratte.

Quando si invoca la responsabilità nazionale, bisogna sapere che si mettono in moto aspettative, domande. Il Presidente Napolitano ha invocato anche la coesione sociale; sento trascurare questa seconda parte, la coesione significa riduzione delle disuguaglianze, dei privilegi e della corruzione; significa un confronto in sede parlamentare, nelle Commissioni, uno straordinario sforzo politico ed etico.

Questa manovra allarga le disuguaglianze, non le riduce. C’è bisogno di un immediato, successivo confronto che non può essere dimenticato; serve uno sforzo straordinario, anche di tipo etico, che oggi non si vede e neppure si intravede; non servono, non dovrebbero servire le richieste di dimissioni di questo o di quel Ministro, avrebbero dovuto darle oggi come segno di omaggio al voto responsabile di questo Parlamento; sarebbe stato il modo migliore per onorare un atteggiamento di responsabilità.

Questo sforzo ha bisogno ora e subito di una nuova fase politica; questo richiede un Governo nuovo, un Governo capace di fronteggiare l’emergenza, preparare la competizione elettorale magari avendo approvato una nuova legge elettorale capace di superare quella « porcheria », come voi stessi l’avete definita, con giudizio francamente eufemistico. Vorrei concludere su questo: grande gesto di responsabilità, grande attenzione, soprattutto agli ultimi, a chi rischia di crollare in una crisi devastante; ma per questo grande rigore, dov’è il Presidente del Consiglio dei ministri ?

Può un Presidente del Consiglio scappare per dieci giorni? Può non seguire un dibattito così delicato ? Può non far sentire la sua voce ? Forse gli avete consigliato che è meglio non farla sentire. In ogni caso, c’è qualcosa che non funziona, che si è disgregato, che è morto politicamente.


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