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Articolo 21 - Editoriali
Media itlaiani "distratti" sulla Tunisia
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di Elisa Marincola*


Eâ?? ben strana la disattenzione dei media italiani (salvo eccezioni) per quanto sta accadendo intorno alla sessione conclusiva del vertice delle Nazioni Unite sulla società dellâ??informazione, che si terrà a partire da mercoledì 16 novembre a Tunisi. E questo, nonostante il forte impegno, univoco, di Fnsi e Usigrai a fianco dei giornalisti tunisini nel denunciare gli attacchi alla libertà di espressione.

Dalla chiusura di tanti organi dâ??informazione â??non graditiâ? al regime del presidente Zine El Abidine Ben Ali, alle persecuzioni e agli arresti per esponenti del dissenso, fino al veto per il neonato sindacato indipendente dei giornalisti, nato anche con lâ??appoggio della Federazione europea dei giornalisti di cui lâ??Fnsi fa parte, è lunga la lista delle violazioni dei diritti umani nel paese nordafricano.

Nelle scorse settimane Amisnet, Lettera 22 e il Secolo della rete hanno lanciato un appello (ripreso anche da Articolo 21) in difesa degli internauti di Zarzis, un gruppo di nove ragazzi (il più giovane diciassettenne allâ??epoca dellâ??arresto), vittime di una condanna a 13 anni per aver scaricato da siti sotto osservazione materiale considerato â??terroristico', ma che di terroristico non aveva nulla, come ha denunciato Nadia Nasraoui, avvocato e membro dellâ??Associazione tunisina contro la Tortura in visita in Italia.
Una vicenda simbolo, dietro alla quale si nascondono centinaia di episodi gravissimi. Otto esponenti dellâ??opposizione, fra cui Lotfi Hajji â?? presidente del neonato sindacato dei giornalisti tunisini â?? hanno avviato uno sciopero della fame chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri dâ?? opinione e il rispetto della libertà di espressione e di associazione. Libertà negate persino ad avvocati e magistrati. Questi ultimi ad agosto si sono visti decapitare lâ??associazione di categoria (riconosciuta dallo stato), con esponenti graditi al potere al posto di quelli regolarmente eletti, molti dei quali sono stati trasferiti in località isolate.

Fatti ignorati dai  nostri media. Questa mancata informazione, in linea con la â??normaleâ?? indifferenza per la realtà del sud del mondo, non sembra scalfita neanche dagli attacchi contro i giornalisti stranieri, che stanno raggiungendo il paese per seguire il vertice Onu. Lâ??inviato del quotidiano francese Liberation, Christophe Boltanski, è stato vittima due giorni fa di un grave pestaggio davanti agli occhi di poliziotti tunisini, mentre le autorità del paese hanno negato lâ??accesso al segretario generale di Reporters sans Frontieres, Robert Menard, che avrebbe dovuto partecipare al vertice.

Non è neanche certo che possa tenersi il contro-vertice indetto, negli stessi giorni del summit ufficiale, da una serie di associazioni della società civile, in linea con la lunga tradizione di Conferenze e Summit dellâ?? Onu integrate da iniziative organizzate da gruppi e associazioni di base. Lo scorso ottobre, infatti, la Lega Tunisina per i Diritti Umani (LTDH) si è vista impedire con la forza lo svolgimento del suo sesto congresso.
 
Lâ??Italia è al secondo posto per investimenti stranieri in Tunisia, unâ??impresa su 4 è italiana, gli scambi commerciali sono di circa 4 miliardi di euro lâ??anno. Cifre che sembrano soffocare anche da noi lâ??informazione su quello che realmente succede in quella riva sud del mediterraneo e che hanno autorizzato lâ??ambasciata tunisina in Italia ad alzare il telefono per chiamare Franco Siddi, presidente della Fnsi, esprimendo â??rammaricoâ? per un incontro a cui la Federazione aveva invitato, tra gli altri, i rappresentanti del sindacato indipendente dei colleghi tunisini e un avvocato dei diritti umani.

Nulla di straordinario, vista la considerazione che il governo tunisino dedica alla libertà di espressione. Molto più grave il fatto che allâ??incontro non sia intervenuto, come promesso, Stefano Gatti, consigliere diplomatico e capo dell' Ufficio internazionale del ministro per l' innovazione Lucio Stanca. Gatti ha fatto una repentina marcia indietro, in quanto la presenza di â??personaggi dellâ??opposizioneâ? lo avrebbe messo a â??disagioâ?.

Lâ??incontro si è tenuto lo stesso, ma quanto accaduto è rimasto confinato tra i pochissimi giornalisti presenti, mentre avrebbe meritato forse addirittura una richiesta di chiarimenti al governo italiano. Zouhir Latif, membro del sindacato dei giornalisti, presente allâ??incontro, si è appellato in particolare alla Rai, i cui canali sono molto seguiti sullâ??altra sponda del Mediterraneo. Appello rimasto finora inascoltato.

Eppure, anche tralasciando tutto questo, il Summit di Tunisi deciderà questioni centrali per il futuro della comunicazione. Eâ?? in ballo il controllo di internet, come anche il sistema dei network mondiali e regionali, il futuro della cultura di massa e dell'infotainment, che con la sua alta concentrazione proprietaria sta minacciando la libertà di stampa, il pluralismo, l'indipendenza dei media in tutto il mondo, come fanno notare i responsabili per lâ??Italia di CRIS, la campagna internazionale per i diritti nella società dellâ??informazione (ne avete mai sentito parlare?).

Questioni che riguardano da vicino anche lâ??Italia, in  mora presso tutte le istituzioni internazionali proprio per il mancato rispetto del pluralismo e dei diritti dâ??informazione. Ma allora, non sarà che, al di là degli assetti proprietari anomali dei nostri media, lâ??attuale stato di cose dipenda anche dalla â??disattenzioneâ? (ma vogliamo dire ignoranza) di noi giornalisti per quanto avviene ai livelli più alti del dibattito internazionale sulla comunicazione, che ci priva di strumenti di lotta importanti anche in casa nostra? Uno per tutti: la direttiva approvata di recente dallâ??Unesco per la difesa della diversità culturale, che parla anche di pluralismo dellâ??informazione: quanti ne hanno letto sui giornali o ne hanno sentito parlare in radio o in televisione?

Lâ??associazione dei giornalisti tunisini (riconosciuta ufficialmente) ha chiesto al proprio governo di garantire libero accesso a internet per tutti i giornalisti almeno durante il vertice, e offrirà assistenza agli inviati stranieri presenti in quei giorni nel paese. Un impegno che si rivelerà superfluo, a quanto pare, per la stragrande maggioranza delle testate italiane, che si guarderanno bene dal volare verso quei lidi.

*giornalista IPS

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