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Fini sulla Padania: un “intruso” per i TG. Forte l’attesa per Pomigliano
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di DENTRO LE NOTIZIE

Fini sulla Padania: un “intruso” per i TG. Forte  l’attesa per Pomigliano

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I TITOLI DEI TG DEL 21 GIUGNO 2010 - L’appello di Napolitano affinché nei lavori parlamentari si dia priorità alla manovra economica, sottintesa richiesta al governo a rinviare l’approvazione del ddl sulle intercettazioni, ha l’apertura nei titoli di quasi tutti i telegiornali. La differenza la fanno come al solito Studio Aperto, che sceglie come apertura un argomento più leggero e cioè gli esami di maturità, ed il Tg3 che decide di aprire invece con un argomento pesante: la conferenza stampa del cardinale di Napoli Sepe, indagato per presunta corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta cricca.

Quest’ultima notizia negli altri telegiornali è relegata in fondo ai titoli.  Anche i servizi riportano soltanto le parole pronunciate, anzi lette,   dall’arcivescovo partenopeo, ma non tentano un’analisi del testo. Ad esempio quando l’ex responsabile di Propaganda Fide dice:”I miei bilanci sono sempre stati inviati alla Segreteria di Stato vaticana che li ha sempre approvati”, oppure “perdonerò chi mi sta facendo del male dentro e fuori la chiesa”, ha forse voluto inviare un messaggio a qualcuno?  Nessun Tg, come dicevamo, prova ad approfondire. Evidentemente su certi argomenti è cosa buona e giusta attendere il corso degli eventi.

Altro argomento trattato nei notiziari serali è l’attesa per  il referendum sul nuovo contratto che domani si terrà nello stabilimento Fiat di Pomigliano D’Arco. Anche qui pochi approfondimenti, con interviste più o meno pilotate secondo la linea editoriale dei Tg. Operai favorevoli all’accordo nei Tg Mediaset e Tg1, più vicine alle posizioni di Fiom e Cgil nel Tg3, equilibrato il servizio del Tg2. Sarà questo anche l’argomento che tratteremo nello spazio commento, mettendo a confronto due posizioni differenti sull’accordo. Quella di  Giuseppe Farina, segretario generale Fim Cisl e quella di Maurizio Landini, segretario generale Fiom Cgil.

Infine vi parliamo del telegiornale de La7. Questo Tg ci aveva abituato a copertine e sondaggi spesso originali, rispetto alle testate concorrenti. E’ un po’ di tempo che anche qui le notizie si sono alleggerite, come questa sera, copertina d’apertura sugli esami di maturità e sondaggio su Lippi e la nazionale. E’ forse il preludio del cambio alla direzione?  


Il Commento di   Giuseppe Farina, Segretario FIM-CISL e
Maurizio Landini, Segretario FIOM CGIL
(Interviste  di Alberto Baldazzi e Ambra Murè)

Commento di GIUSEPPE FARINA, Segretario Fim Cisl
 
Questo si della FIM- CISL e degli altri sindacati,  lascia un qualche amaro in bocca a chi comunque  l’ha portato avanti e lo sta difendendo anche nel referendum?
“ L’amaro in bocca che mi rimane è nel vedere il modo con cui la politica, da tutte le parti, sta trattando una vicenda sindacale molto impegnativa, molto importante per quel territorio e per l’intera industria italiana, soprattutto quella dell’automobile. Mi sembra che ci sia un uso politico di questa vicenda, una propaganda …. diciamo mediatica, che tenta di accreditare una cosa non vera. Ha accreditato un idea che nell’accordo sindacale che abbiamo sottoscritto non c’è: non c’e alcuna violazione dei diritti, che per altro non potrebbe neanche esistere (d’altronde tutti sanno che la contrattazione non può prevaricare la legge); c’è invece un accordo che punta  a garantire una prospettiva a quello stabilimento, il lavoro per migliaia di lavoratori ed uno sviluppo al settore automobilistico italiano. Un accordo sindacale  impegnativo per i lavoratori, e anche per il sindacato, ma quello che è previsto nell’accordo sono tutte materia di natura contrattuale, e quindi disponibili nell’ambito dei rapporti sindacali.”

 Lei ha fatto riferimento a “lavorio politico” intorno a questo importante accordo: mi può fare riferimenti più espliciti?
“ Non convince l’enfasi che i rappresentanti del Governo stanno dando, configurando Pomigliano come un modello di relazioni sindacali nuovo,  così come non mi convince questa rappresentazione un po’ teatrale che una parte della stampa sta dando, accreditando una cosa che non esiste; io capisco, cioè, che la Fiom può avere interesse a  farla risaltare, ma se uno leggesse l’accordo si accorgerebbe che questi presunti diritti violati non esistono nel testo contrattuale, negli impegni contrattuali che abbiamo assunto.”

Sia da parte del Governo, che da parte di pezzi della politica…
“ Sia da parte del Governo, che di una parte dell’opposizione; se vuole sono ancora più esplicito: io ho apprezzato che posizioni , ad esempio, che il Partito Democratico ha preso, di condivisione alla scelta fatta, ma non apprezzo affatto i distinguo che anche il Partito Democratico ha voluto fare, evidentemente per trovare gli equilibrismi che nell’accordo di Pomigliano non dovevano esserci. Nell’accordo di Pomigliano era chiara la scelta d’una parte del sindacato così come era altrettanto chiara la scelta dell’altra parte del sindacato; ognuno che vuole occuparsi di questa vicenda ha chiare le scelte dove sono state fatte, e quindi tentare comunque di dare ragione all’uno ed all’altro è una modalità d’una politica cattiva, che non aiuta ne i lavoratori, ne il Paese.”

Un ultima domanda: la Fiom sbaglia e basta?
“ La Fiom, guardi … io penso che ha un problema che ormai viene da lontano, non siamo di fronte al primo accordo che la Fiom non firma. Il problema della Fiom è, evidentemente, che si è avventurata in un percorso sindacale e politico che gli impedisce oggi, per coerenza, di fare atti sindacali di una certa responsabilità; è stato vero nel contratto, dove si è sottratta alla responsabilità di firmare il contratto nazionale. È vero nella Fiat, e mi sembra che appunto il problema della Fiom non  è tanto il non avere firmato a Pomigliano, ma  un percorso che porta ormai avanti da diversi anni, e che mi sembra sia sempre più incompatibile con un azione sindacale ed un fare sindacato.”


INTERVISTA A MAURIZIO LANDINI, SEGRETARIO GENERALE FIOM-CGIL

Domani l’atteso referendum a Pomigliano d’Arco, che, stando alle previsioni, avrà un esito pressoché scontato. Sin dall’inizio la Fiom si è opposta sia al referendum, giudicato illegittimo, sia al piano della Fiat. Perché questa battaglia?
Sul referendum perché siamo in presenza di un ricatto, non della possibilità per i lavoratori di decidere liberamente, perché siamo sotto la minaccia di un licenziamento. Per questa ragione noi abbiamo dichiarato non solo che lo consideriamo illegittimo, ma anche che non ci sentiamo vincolati dall’esito. Allo stesso tempo, noi abbiamo invitato tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori a votare perché, proprio perché c’è una situazione di ricatto, non vogliamo che siano sottoposti a elementi di forzatura o di schedatura da parte dell’impresa. Rispetto all’accordo, le nostre obiezioni sono che non c’è stata nessuna possibilità di trattativa con l’azienda e dentro a quell’intesa ci sono, oltre alla violazione del diritto di sciopero costituzionale, deroghe ai contratti nazionali, deroghe sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare quando lavorano sulle linee di montaggio e fanno i turni, e soprattutto una violazione dell’articolo 28 della Carta dei diritti europei che riguarda il diritto di contrattazione collettiva da parte dei singoli lavoratori.

Gli altri sindacati sconfessano questa vostra interpretazione e anzi vi accusano di assumere una posizione pregiudiziale, che va contro gli interessi dei lavoratori. Che cosa rispondete?
Semplicemente che le altre organizzazioni, nel penultimo incontro che abbiamo fatto, avevano chiesto anche loro di modificare il testo. Non l’avevamo chiesto solo noi. Siccome la Fiat ha detto che o era così o non si prendeva nulla, hanno deciso che per loro non era utile forzare. Dopodiché se sono convinti di essere nel giusto fanno bene ad andare avanti e sono legittimati. Hanno scelto di fare l’accordo separato? Le organizzazioni che hanno firmato rappresentano la maggioranza dei dipendenti? Bene! Hanno tutte le condizioni, se lo ritengono, di proseguire. Noi quell’accordo non lo firmiamo.

La vertenza di Pomigliano d’Arco, secondo lei, avrà degli strascichi per le relazioni industriali del nostro Paese?
Se passa l’idea che si può investire solo se non si applicano i contratti nazionali o che bisogna derogare dalle leggi e addirittura dalla Costituzione, è chiaro che questo è un invito per le imprese ad andare ad aprire problemi dappertutto. E’ evidente che secondo noi c’è un elemento di forzatura. Del resto, mi sembra che il Governo e la Confindustria lo abbiano dichiarato esplicitamente: questo deve diventare un modello nazionale.


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