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Articolo 21 - Editoriali
Ma se io sono Dio...
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di Eugenio Scalfari

da L'Espresso

Ecco dove porta il Disegno divino sostenuto da alcuni ayatollah nostrani che non credono a niente

 Darwin e Dio. Uno strano duello ad armi sbilanciate perché il povero Darwin da un pezzo "sta a fà tera pe ceci" come avrebbe detto Gioachino Belli, mentre Dio c'è, imperituro. Comunque la polemica infuria, innescata da alcune confraternite americane che hanno portato Darwin e Dio in tribunale e di riflesso sui giornali. Darwin, buonanima, poteva aspettarselo, se non altro per via della scimmia che continua a non piacere come progenitore alle persone perbene; ma Dio probabilmente non pensava di finire sulle carte da bollo e nei verbali delle cancellerie. Non ho capito bene chi sia la parte offesa in questi processi. Per quanto riguarda Dio, c'è un avvocato d'ufficio nominato dal giudice? Oppure è stato Lui stesso a sceglierlo, nella sua infinita bontà? E i giudici eserciteranno il loro libero arbitrio quando sarà venuto il momento di emanare la sentenza? Si arrogheranno il luciferino diritto di affermare che Dio, il Creatore del cielo e della terra, si disinteressa totalmente dell'evoluzione delle sue creature lasciando questa importante questione alla natura e al caso? Potrebbe anche accadere che l'Essere supremo, l'Ente di tutti gli enti, sia fortemente irritato dal fatto che la sua creatura per eccellenza, fatta a sua immagine e somiglianza, lo continui a nominare mentre glien'è fatto espresso divieto dai comandamenti mosaici.

Insomma una grana nella quale, ovviamente, sguazzano i teologi. Pane per i loro denti. Infatti ci si sono buttati in massa forgiando la tesi del Disegno divino e assolvendo per il resto Darwin e le sue teorie. Perfino quella della scimmia, perché no? Il creazionismo della Genesi, dicono i teologi più avvertiti, va inteso in senso metaforico come del resto l'intero racconto della creazione. Dio creò l'universo in sei giorni. Nel settimo si riposò. Ma quei sette giorni possono essere sette anni, sette secoli, sette milioni di secoli o settecento miliardi di secoli. Che cosa conta il tempo scandito dal nostro orologio di fronte all'eternità?
E così le metafore. Legittime, sagaci, provvidenziali metafore che modernizzano la tradizione e i dogmi e consentono di assorbire senza scosse le scoperte della scienza senza che esse possano mai scalfire l'autorità della dottrina. La quale anzi diventa ermeneutica gestita dalla gerarchia ecclesiastica con l'ausilio, appunto, della teologia.

Gli scienziati, non tutti ma parecchi, fanno buon viso a cattivo gioco. Si trincerano dietro la specificità delle loro scoperte. Portano avanti il discorso senza mettere in discussione il principio di verità. Esiste una verità assoluta? Forse esiste. La state cercando, voi uomini di scienza? Assolutamente sì. Bravi. L'avete trovata? Non ancora ma ci stiamo avvicinando. Potete voi escludere che quella verità promani dalla Divina Trascendenza? Anzi che sia proprio la Divina Trascendenza la verità che cercate rovistando tra storte e alambicchi, tra quanti e stringhe, tra atomi e stelle? No, non possiamo escluderlo. E allora! come esclama Gerry Scotti quando il campione di turno del suo 'passaparola' imbocca un filotto di risposte esatte e guadagna il superpremio. E allora!
Dunque un Disegno divino che guida l'evoluzione e la guida verso un fine. Quale fine? Non si sa ma dirlo fa senso, dà sicurezza, mette ordine nel caos e nelle incertezze della coscienza. Espande i territori del Bene e restringe quelli del Male. Dio guida l'evoluzione. Dio è intelligente, quindi l'evoluzione è intelligente. ? partita da una cellula, una sola, e guarda un po' dove è arrivata. Fino a creare l'occhio. Il cervello. Miliardi di cellule, miliardi di neuroni, miliardi addensati in una piccola palla di materia nobile difesa da una calotta di cartilagini e di osso. Non è fantastico? E voi, bestemmiatori seguaci di Lucifero anzi di Satana negate che questo miracolo promani da una Mente divinamente intelligente, divinamente potente, divinamente onnisciente e onnipresente? Certo è dura. Ma in che modo quella Mente attua il suo divino disegno? Interviene a riparare gli errori della natura? Sostituisce con pezzi nuovi i pezzi avariati? Indirizza la combinazione degli ormoni, dei gameti, delle staminali, in modo che dalla crisalide nasca la farfalla, dall'embrione si sviluppi l'adulto, dallo scimpanzé l'uomo? Che ingenuità! L'Ente di tutti gli enti opera all'interno della creatura, non dall'esterno. Sta dentro a ciascuna delle creature. Indirizza le loro più intime fibre. Ecco il libero arbitrio (riservato all'uomo, ci mancherebbe): lui è libero di scegliere, ma il divino sta anche dentro di lui, soprattutto dentro di lui. Perciò dopo errori e peccati e pentimenti e ricadute e ripentimenti, alla fine arriveremo in vetta, nella vetta delle beatitudini eterne, portati da quel divino che abbiamo in corpo.

Questo fa senso. Però... Una vocina insinua che così argomentando siamo passati dalla Trascendenza all'Immanenza. La faccenda cambia, si apre un discorso pericoloso. Per la gerarchia soprattutto. Perché se il divino è dentro di me, io posso vedermela direttamente con Lui e del prete non ho nessun bisogno, dei sacramenti neppure, della liturgia nemmeno parlarne. Se il divino è dentro di me, io stesso sono portatore di Dio, sono un pezzetto di Dio, infine sono Dio. E dunque posso ben dire che il Dio trascendente è morto anche se continua a vivere nell'immanenza dentro di me. Vedete dove porta il Disegno divino, sostenuto da alcuni ayatollah nostrani che non credono assolutamente a niente ma sono molto interessati a dar vita ad una teocrazia atea vestita con la tonaca e la berretta cardinalizia.
Quanto al povero Darwin, lui ha solo dimostrato che la vita della specie è un continuo divenire, guidato dalla legge della selezione, cioè dall'adattamento e dal caso. Lui le sue dimostrazioni scientifiche le ha fornite; gli scienziati dopo di lui hanno continuato e continuano a lavorarci. E questo è tutto. Disegno divino? Quando si entra nella metafisica si può dire tutto e il contrario di tutto. Non c'è verifica. Quindi non c'è processabilità. C'è la fede per chi crede. Chi non ce l'ha non se la può dare. E questo è un fatto.

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