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Articolo 21 - Editoriali
Cattaneo chiude un occhio
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di Giuseppe Giulietti

Il contratto dell'Osservatorio di Pavia, che ha il compito di rilevare le presenze politiche in tv, non verrà rinnovato A pochi mesi dalle elezioni si cambiano le regole in corsa e ci si affida a un controllo domestico. Come nella Parmalat di Tanzi

di Giuseppe Giulietti
"Vergogna, vergogna, è falso, è falso...", con queste parole, più omeno urlate, e con i volti paonazzi per la finta indignazione gli uomini (pochissime le donne in verità) del servizio d'ordine mediatico di Silvio Berlusconi hanno sempre accolto le puntuali denunce fatte da e su questo giornale in materia di progressiva riduzione della libera circolazione delle opinioni e delle informazioni.

L'ultimo grido "vergogna, vergogna" è stato strillato contro la sola ipotesi che un simile grande statista potesse presentarsi nelle vesti di contastorie dall'amico Vespa a Sanremo. In realtà questa ipotesi è stata lungamente studiata e discussa alla luce anche del disastroso intermezzo del presidente allenatore alla "Domenica sportiva" e del crollo degli ascolti a Sanremo. La denuncia de l'Unità, le puntuali prese di posizione di Violante e di Cossiga e di altri e, non ultimo, il timore di un nuovo flop, hanno, forse, sconsigliato il concerto del presidente-cantante. Ai professionisti dello sdegno e della intimidazione andranno, tuttavia, ricordate alcune cose:

1 - quasi due anni fa, sempre su questo giornale, anticipammo l'espulsione dalla Rai di Nando Pagnoncelli e di Abacus, una serissima azienda specializzata in sondaggi e rilevazioni che, per prima, aveva osato segnalare, durante una trasmissione di Michele Santoro, l'inizio del calo di popolarità per Silvio Berlusconi e per il suo governo. Poco dopo la Cirm di Crespi, il sondaggista di fiducia di Arcore, vinse una singolare asta alla Rai. La Abacus fu allontanata perché Cirm era più "solida ed affidabile (?)". Come è noto, Cirm è ormai al fallimento. Richiamerà la Rai Abacus? Chiederà scusa a Pagnoncelli?

2 - Qualche settimana dopo Berlusconi tuonò dalla Bulgaria. Questo giornale anticipò le liste di proscrizione. Poco dopo i Biagi, i Santoro, i Luttazzi, i Freccero, furono espulsi. La Rai di Saccà parlò di provvedimenti momentanei, di una ordinaria rotazione delle facce, e indicò al pubblico ludibrio i critici e, tra questi, l'Unità. Lo scrittore Veneziani, e non solo lui, annunciò clamorose proteste, qualora i provvedimenti di espulsione non fossero stati azzerati. Veneziani è attualmente un consigliere della Rai. Gli espulsi non sono più rientrati. A quell'elenco si sono aggiunti anche Sabina Guzzanti e tanti altri. Chi dovrebbe vergognarsi?

3 - Qualche mese fa, sempre su questo giornale, scrivemmo che Berlusconi aveva preparato un piano per cancellare la par condicio e per invadere, con i suoi ministri, tutti gli spazi tv, a cominciare dai grandi contenitori popolari. "Vergogna, vergogna...", intonò il coro degli impudenti. Naturalmente Berlusconi è passato, senza contraddittorio alcuno, a "Porta a Porta", e poi alla "Domenica sportiva"; ha usato spregiudicatamente le reti unificate per far finta di parlare di pensioni. I suoi ministri hanno invaso tutte le altre trasmissioni. Il presidente della commissione parlamentare di vigilanza Petruccioli ha rilevato centinaia di infrazioni e aggiramenti delle norme. L'autorità di garanzia ha aperto numerose istruttorie. Speriamo che qualcuna di queste istruttorie sia presto conclusa. La denuncia de l'Unità era dunque fondata e confermata, purtroppo per eccesso, dagli accadimenti successivi.

4 - Chiudiamo questa parzialissima antologia con una anticipazione, che forse sarà smentita con sdegno analogo a quello riservato ai casi precedenti. Nei prossimi giorni la Rai di Cattaneo tenterà di sbattere fuori anche l'Osservatorio di Pavia, l'organismo autonomo incaricato di rilevare qualità e quantità delle presenze politiche in tv. Da tempo queste rilevazioni sono coperte dal segreto. Questa Rai ha paura persino di far conoscere il dominio del capo sulle reti da lui controllate. Il 31 dicembre scorso è scaduto il contratto dell'Osservatorio di Pavia. Vi sarebbe stata una nuova gara. L'avrebbe vinta il gruppo di Pavia. Usiamo il condizionale perché i dati di questa incredibile vicenda non sono stati consegnati ancora neppure al consiglio di amministrazione. A questo punto si è scoperto che Pavia costerebbe "troppi soldi".

L'intrepido Cattaneo, indossati i panni dell'amico Tremonti, avrebbe così deciso di tagliare i costi e di affidare, dal prossimo 1° aprile, il monitoraggio e la rilevazione ad una apposita struttura aziendale, magari a quel marketing strategico saldamente in mano alla destra e dove trovò ospitalità come dirigente anche l'ex segretaria di Berlusconi. Ma che combinazione! E così a due mesi dalle prossime elezioni, la Rai di Cattaneo di affiderebbe, come la Parmalat di Tanzi, ad una sorta di controllo domestico, cambiando le regole in corsa.

Ci auguriamo di essere presto smentiti, ma l'intera operazione appare credibile ed in linea con la decisione governativa di devastare la par condicio, di occupare tutti i canali televisivi e di mettere sotto tutela persino le autorità di garanzia e ogni pretesa di indipendenza e neutralità. Basti pensare alle bordate riservate all'Istat e all'Eurispes, che hanno osato parlare di crisi economica e di povertà.

Quanto sta accadendo non riguarda solo la Rai, bensì il corretto funzionamento delle istituzioni e lo stesso libero esercizio del voto. Spetta alle autorità di garanzia impedire nuovi misfatti, altrimenti, come hanno già fatto i radicali, non resterà che chiedere alle apposite istituzioni comunitarie di monitorare la prossima campagna elettorale e di assicurare il rispetto delle più elementari norme e del principio delle pari opportunità, quel principio espressamente indicato dal presidente Ciampi nel suo messaggio alle Camere, come parte essenziale della Costituzione e dello statuto delle minoranze, qualunque esse siano o saranno, anche in un futuro sempre più vicino.

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