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Articolo 21 - Editoriali
Nuovi contratti il sabato di lavoro diventa un ricatto
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di di Angelo Faccinetto

Federmeccanica minaccia: o così o niente firma. Cgil: nelle tlc nessuna concessione sullâ??orario

da l'Unita'

SCONTRO Il ricatto del sabato continua a pesare sulla conclusione del nogoziato per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, ieri è sceso in campo, con unâ??intervista, il presidente di Federmec-
canica, Massimo Calearo. E la musica non è cambiata. Senza il sabato lavorativo gli imprenditori non sottoscriveranno alcun accordo. La trattativa con Fiom, Fim e Uilm - che, nelle intenzioni, riprenderà martedì prossimo per concludersi soltanto ad intesa raggiunta - appare davvero tutta in salita.
Lâ??obiettivo immediato degli industriali è chiaro. E il tono di Calearo duro, soprattutto per chi dice di volere in tempi brevi unâ??intesa. O si permette alle aziende di lavorare il sabato ogni volta che è necessario, senza dover ricorrere al confronto sindacale con le Rsu (cioè ridimensionandone il ruolo), o niente firma. «E i sindacati se la vedano poi con la loro base». Fingendo di dimenticare che in molti settori - dalla siderurgia allâ??auto - nellâ??orario di lavoro il sabato è già strutturale.
Altrettanto chiare sono le repliche di parte sindacale. «Il sabato già si lavora, se Federmeccanica pone ricatti, si assume la responsabilità di non fare il contratto» - afferma il segretario nazionale Uilm, Giovanni Contento. «Il sabato non è un tabù, ma a condizione che ci sia la disponibilità concreta alla riduzione delle forme di flessibilità» - replica la Fim con il numero uno, Giorgio Caprioli. «Bisogna che qualcuno informi Calearo che stiamo discutendo il rinnovo del biennio economico e non il contratto nazionale - dice il leader Fiom, Gianni Rinaldini -. Porre condizioni che ineriscono aspetti decisivi dellâ??ultimo rinnovo unitario è assolutamente inaccettabile. Ã? sgradevole che ci sia qualcuno che si predispone a non voler fare il contratto».
Il vicepresidente di Confindustria - e past president di Federmeccanica, Bombassei - a sostegno delle propria tesi ha citato il rinnovo del contratto delle telecomunicazioni sottoscritto meno di una settimana fa. I 97 euro di aumento (i metalmeccanici di euro ne chiedono 105, più 25 riassorbibili dalla contrattazione aziendale) - era in sostanza il ragionamento - sono stati concessi in cambio di una maggiore flessibilità in fatto di orario. Ragionamento lineare. Solo che le cose - ribattono dalla Cgil - non stanno così.
«Nel nostro contratto non câ??è nulla che abbia a che vedere col lavoro al sabato - puntualizza il segretario generale dello Slc, il sindacato delle telecomunicazioni Cgil, Emilio Miceli -. E per un motivo semplice: da noi si lavora a turno, compresi quindi sabati e domeniche». Piuttosto, con il recentissimo rinnovo, i lavoratori delle tlc hanno ottenuto, sul piano dellâ??orario, un significativo miglioramento con lâ??allungamento da otto a undici ore dellâ??intervallo minimo tra un turno e lâ??altro.
Nelle aziende legate alle telecomunicazioni, call center compresi, semmai il problema è opposto. Erigere un argine al tentativo continuo di allargare la fascia del part-time. Che di fatto comporta una riduzione dellâ??orario. Nemmeno la volontà di ridimensionare il ruolo delle Rsu sembra trovare, su questo versante, una sponda. «Da noi le Rsu - spiega ancora Miceli - sono parte integrante del confronto per la gestione dellâ??orario giornaliero e settimanale». E continuano ad esserlo.
Dunque? Lâ??impressione è che, con queste affermazioni, Federmeccanica e Confindustria - oltre che ad avere mano libera, decidendo senza fastidiosi confronti, sul lavoro del sabato - tentino ancora una volta a dividere il sindacato. O, in subordine, a rinviare sine die il rinnovo contratto. Al di là delle dichiarazioni di buona volontà.

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