Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Dopo Sharon
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Sandro Ruotolo*

Non c'è mai un punto di vista che vale per tutti. Prendete la drammatica vicenda che in queste ore sta interessando il Medio Oriente, la malattia che ha messo fuori gioco il leader israeliano Ariel Sharon. Avete letto i commenti sui giornali italiani, le dichiarazioni dei leader di tutto il mondo? Tutti sono preoccupati per il processo di pace. L'uomo che una volta era chiamato il buldozer è d'improvviso diventato l'uomo che avrebbe finalmente portato la pace tra gli israeliani  e i  palestinesi.
E' il premier che ha ordinato, contro una parte dell'opinione pubblica israeliana, il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza. Mi è capitato in questi giorni di sentire l'altro punto di vista. Quello arabo. Non quello di Hamas o del Jihad islamico ma quello degli  intellettuali palestinesi cacciati dalla loro terra, che vivono in Italia da esuli, che amano la democrazia quanto noi italiani. Dunque, qualche riflessione.
La prima: il conflitto tra Isreale e Palestina è l'unico conflitto ancora aperto dalla fine della seconda guerra mondiale. E' l'origine degli altri conflitti di oggi. L'Iraq, per esempio. Eppure, basterebbe applicare le risoluzioni dell'Onu: avremmo un mondo più stabile. E invece, l'estremismo di una politica israeliana di occupazione, di espansione, di violazioni costanti e quotidiani dei diritti umani e politici ( pensate che per le prossime elezioni palestinesi non si sa ancora se i palestinesi che vivono a Gersulamme potranno votare, se i candidati politici potranno fare la loro campagna elettorale nelle varie città palestinesi) sta alimentando e rafforzando l'estremismo palestinese, Hamas in testa. Dobbiamo ricordarci sempre che all'interno del mondo arabo, la componente palestinese è sempre stata quella laica per eccellenza. Oggi  l'intellighenzia palestinese è frustrata, attaccata, minacciata dall'integralismo islamico che sta prendendo sempre più piede e che è sempre più legittimato dall'opinione pubblica che l'appoggia. Mi ha detto un amico di Gerusalemme che adesso sempre più gente mangia una sola volta al giorno. Non c'è più mobilità in Palestina.
Le merci non possono spostarsi, non si produce più, non ci sono più banche. Le forze armate dell'Autorità palestinese non hanno armi. Non ci sono caserme, distrutte nella cosidetta seconda intifada. Regna il caos e anche la giusta ma insopportabile scelta per i palestinesi dell'abbandono unilaterale di Gaza da parte degli israeliani sta producendo più problemi che benefici. Come era previsto dallo stesso Ariel Sharon. L'Anp non è ritenuta un interlocutore da Israele che decide, dunque, autonomamente la strategia per il processo di pace. Ma la pace, insegna un vecchio detto arabo, si fa tra due nemici. La delegittimazione dell'Anp rafforza Hamas, l'anarchia dentro Gaza, fortifica l'estremismo dentro Israele e mortifica le forze che credono nella pace all'interno dei due paesi. Non ci vuole molto ad ipotizzare in un prossimo futuro che Gaza si trasformi in una piccola Baghdad. Bande che sequestrano occidentali ma anche cittadini palestinesi per ottenere qualcosa da chi comanda sulla carta oggi in quella striscia tra l'Egitto e Israele. Ecco perchè c'è pessimismo per il futuro in Medio Oriente. Diverso sarebbe stato se, accanto al ritiro unilaterale da Gaza, ci fosse stata una  ripresa reale della road map. Diverso sarebbe stato se  Israele avesse  bloccato gli insediamenti in  Cisgiordania e avesse incominciato a ritirarsi dalla stessa Cisgiordania che è il cuore della Palestina. L'Anp avrebbe contato di più, avrebbe acquisito maggiore forza tra i palestinesi. L'agonia di Sharon ci dice anche la fragilità della democrazia israeliana. Leggendo le cronache da Tel Aviv e da Gerusalemme si ha la sensazione che l'opinione pubblica israeliana si fidasse del suo leader, che riponesse in lui la sicurezza di Israele. Ma la democrazia può contare solo su un uomo solo?  E' difficile per un palestinese cancellare la memoria. Ma un palestinese capisce anche che la strada obbligata per la pace comporta il riconoscimento dell'altro. Una trattativa vuol dire un passo indietro rispetto a quelle che ritiene le sue giuste rivendicazioni. I palestinesi sostengono di averlo già fatto. Israele non ancora.

*http://sandroruotolo.splinder.com

Letto 670 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21