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Articolo 21 - Editoriali
Partito Democratico: perchè occorre accelerare
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di Romano Prodi

Eâ?? già da tempo che il tema delle regole destinate a garantire la trasparenza e la stabilità dei mercati finanziari e la tutela dei risparmiatori si è imposto come un tema centrale del dibattito nazionale.Nel corso dellâ??ultimo anno, con un crescendo legato in particolare allo svolgersi delle vicende e delle operazioni che hanno avuto come oggetto la Banca Antonveneta, la Banca Nazionale del Lavoro e la società editrice del â??Corriere della Seraâ? e che hanno portato alle dimissioni del governatore della Banca dâ??Italia, tale tema è diventato non solo ancora più caldo ma si è esteso sino a comprendere la più vasta questione dei rapporti tra economia e politica.Su questi argomenti, che sono già stati al centro della proposta politica con la quale mi sono presentato alle primarie dello scorso ottobre, sono intervenuto a più riprese, da ultimo, la settimana scorsa, con un articolo pubblicato sul quotidiano â??La Stampaâ?. Se intervengo di nuovo è perché lâ??importanza del tema e lâ??appuntamento elettorale impongono a coloro che si candidano a governare il paese di spiegare nel modo più esauriente possibile cosa intendano fare e come intendano organizzarsi per contribuire a costruire unâ??Italia migliore.

Le regole per i mercati

Per quanto necessari e decisivi siano i comportamenti dei singoli individui, non è a questi soltanto che si ci si può e deve affidare per assicurare il corretto funzionamento dei mercati. Trasparenza delle operazioni, stabilità degli operatori, tutela dei risparmiatori sono condizioni che debbono essere garantite da regole precise, da autorità forti e competenti, da sanzioni proporzionate e severe. Garantire lâ??esistenza delle regole, la capacità di agire delle autorità, lâ??efficacia delle sanzioni: questo, e non altro, è il compito della politica. Una politica che, orgogliosa del proprio ruolo pubblico, stia in campo sempre e soltanto indossando la maglia dellâ??arbitro e mai quella del giocatore. Eâ?? ragionando così che, nellâ??agosto dellâ??anno scorso, in giornate che la pubblicazione dei testi delle prime intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura rendevano ancora più  calde e rifiutandomi di guardare ai problemi sul tappeto nellâ??ottica sbrigativa del sì o del no alla cacciata del governatore, affidai alle pagine del â??Sole-24 Oreâ? una riflessione dettagliata sulla necessaria riorganizzazione dellâ??intero sistema delle autorità indipendenti responsabili del controllo sui mercati finanziari.

Quattro sole autorità (Banca dâ??Italia, Antitrust, Consob, Autorità per le reti), ciascuna responsabile per una specifica funzione (stabilità, concorrenza, trasparenza, efficienza delle reti) e con regole precise sui criteri di nomina e sulla durata degli incarichi per assicurare loro alta professionalità e indipendenza dal potere politico. Questo è il quadro che avevo disegnato allora, che gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno contribuito ad avvalorare, che la recentissima legge sul risparmio ha iniziato a recepire per quanto riguarda la Banca dâ??Italia, che con la nomina a governatore di una personalità quale Mario Draghi trova un solido ed affidabile punto di appoggio.Câ??è altro da fare? Sicuramente sì, con due campi che a me paiono, prima di altri, bisognosi  di interventi rapidi e radicali: il governo e la gestione delle imprese (con particolare riguardo al ruolo dei consiglieri indipendenti, dei sindaci, dei revisori dei conti e ai rapporti tra società controllanti e controllate) per impedire che i massimi dirigenti abbiano un potere che sfugge ad ogni controllo e per tutelare i diritti delle minoranze, dei risparmiatori e dei creditori; la regolamentazione dellâ??attività delle banche per evitare il conflitto di interessi causato dalla sovrapposizione tra attività bancaria e distribuzione di titoli ai risparmiatori.

Le norme di comportamento per i politici

Il 2 di giugno dello scorso anno, in una lettera dallâ??isola di Creta, scrissi che la prima condizione per la credibilità della politica è il buon esempio. Sollevando più di una critica, parlai della necessità di ridurre il costo della politica proponendo, al riguardo, una serie di misure concrete: tra queste, la fissazione di limiti alle spese delle campagne elettorali e alle spese di funzionamento delle istituzioni e lâ??accorpamento in due sole tornate, una per le elezioni politiche, una per le elezioni amministrative, delle occasioni di voto nel corso di una legislatura. Oggi, le parole scritte in quella lettera non fanno più scandalo. Il problema è quello di metterle in pratica. Il primo passo non può che essere quello di una campagna elettorale condotta non solo con sobrietà di toni ma, soprattutto, con sobrietà di spese.

Ma câ??è di più, molto di più e di più preciso, che la politica può e deve fare per dare lâ??esempio. Quando, nella primavera del 1999, i capi di Stato e di governo dei paesi europei mi nominarono alla presidenza della Commissione Europea in una situazione di smarrimento per le forzate dimissioni della Commissione precedente, immediatamente mi impegnai non solo per introdurre una totale riorganizzazione della istituzione fondata sulla separazione netta tra le responsabilità politiche del collegio dei commissari e le responsabilità amministrative della struttura, ma anche per adottare limpide regole di condotta per tutti, a partire dai commissari.

Regole per stabilire i rimborsi delle spese di viaggio; regole per definire quali fossero gli incarichi esterni e gli investimenti finanziari da considerarsi come compatibili durante il mandato da commissario e quali gli incarichi esterni da potersi accettare alla fine del mandato; regole per dichiarare la situazione patrimoniale dei commissari allâ??inizio e durante il corso del loro mandato; regole sul valore massimo dei regali accettabili e così via. Il tutto, con una disposizione di base: che ogni  commissario si impegnava a presentare le proprie dimissioni qualora, per il bene dellâ??istituzione, il presidente gli chiedesse di farlo.A tal punto sono entrate quelle regole nel costume della Commissione, che anche la nuova presidenza le ha confermate, così che chiunque ne abbia interesse le può oggi consultare sul sito della Commissione.

Centrosinistra e centrodestra

Si è discusso molto di diversità tra centrosinistra e centrodestra.Io dico che è una diversità politica, che si traduce e si è tradotta in una lunga serie di fatti molto concreti, che tutti hanno potuto vedere con i propri occhi negli ultimi anni. Mi riferisco al conflitto di interessi del presidente del Consiglio che è stato, tra tutti, il filo di maggior continuità e spessore nel determinare il segno complessivo e le singole scelte politiche di questo governo e della sua maggioranza.

Mi riferisco alla tolleranza e, addirittura, al  alla giustificazione morale dellâ??evasione fiscale da parte dal presidente del Consiglio, allâ??indifferenza, per un tempo pari alla metà dellâ??intera legislatura, verso il tema, sollevato dalle crisi Cirio e Parmalat, della tutela dei risparmiatori, alla lunga serie di leggi scritte ed imposte per difendere interessi privati e che hanno, tra lâ??altro, messo a repentaglio la piena partecipazione dellâ??Italia al sistema giudiziario comune dei paesi dellâ??Unione Europea e che hanno determinato il pericoloso indebolimento delle norme a protezione della correttezza dei bilanci e, quindi, della trasparenza dei mercati.

Mi riferisco, insomma, ad un diverso modo di intendere la politica e il richiamo ai valori fondanti della nostra Repubblica: per gli uni intesa come una cosa propria, le cui leggi, sino alla legge elettorale, si possono cambiare per meglio servire i propri interessi; per gli altri, per noi, intesa come una cosa di tutti, da proteggere così come deve essere protetto  un bene pubblico.

Lâ??Ulivo e il Partito Democratico

Detto tutto questo, non possiamo, non posso chiudere gli occhi di fronte ai segni di disagio tra i cittadini e gli elettori del centrosinistra. Un disagio in parte determinato dalle vicende e dalle polemiche di questi giorni ma che trova altre e forse più profonde cause nello scompiglio creato dalla nuova legge elettorale e nel confronto e nel contrasto tra lâ??entusiasmo suscitato, soltanto tre mesi fa, dallâ??esperienza delle primarie e la realtà della politica con la quale si è dato seguito a quellâ??esperienza.Le primarie furono, lo scorso 16 ottobre, il felice incontro tra i partiti e la società civile. Ai partiti venne lo slancio di milioni di donne e uomini pronti a vivere la politica con entusiasmo. A quelle donne e a quegli uomini, determinati a farsi sentire dalla politica e a contare nella politica, andò il supporto della professionalità, della competenza, della consolidata passione radicate nelle strutture dei partiti.

Dare una risposta concreta e credibile, politica ed organizzativa, allâ??entusiasmo delle primarie, un entusiasmo che si traduceva, sopra tutte le altre, in una parola precisa, â??unitàâ?, non è stato facile, perché sul cammino del centrosinistra è stato gettato un masso enorme e pesante. Imposta con lâ??unico scopo di impedire allâ??attuale opposizione di diventare domani maggioranza nelle medesime condizioni che hanno permesso al centrodestra di governare per unâ??intera legislatura, la nuova legge elettorale ha spazzato via lâ??impianto maggioritario della politica italiana deciso dagli italiani con la loro risposta al referendum del 1993.

Per il centrosinistra questo ha voluto dire non potersi più presentare agli elettori con il simbolo comune dellâ??Unione. Pur legati da un comune programma di governo e tutti riconoscendo come proprio leader e candidato alla guida del governo il vincitore delle primarie, i partiti dellâ??Unione dovranno andare al voto ciascuno con la propria lista ed il proprio simbolo. Questo carica di una responsabilità ancora più grandi i due maggiori partiti del centrosinistra, i Ds e la Margherita, partecipi di un condiviso progetto riformista, il progetto dellâ??Ulivo.

Chiedete agli italiani come si sentono oggi, dopo cinque anni di governo del centrodestra, e la maggioranza di loro risponderanno che si sentono delusi, più poveri e meno sicuri. Dalla società italiana viene una forte domanda di rinnovamento, di impegno per il bene di tutti e non di pochi, di una politica vissuta in conformità con i principi dellâ??etica. A questa domanda dobbiamo dare risposta. La nuova legge elettorale spinge e induce alla frammentazione. Noi abbiamo fatto una scelta diversa, la scelta dellâ??Ulivo. A questa scelta si deve ora dare seguito con coerenza e decisione affinché gli elettori la possano leggere come prova della nostra volontà unitaria.

Subito dopo le primarie, aderendo al mio invito e cogliendo con intelligenza lâ??elemento di novità portato dai 4,3 milioni di elettori che avevano partecipato al voto e, in particolare, degli oltre 3 milioni che, nella scheda, avevano fatto il segno sul mio nome, Ds e Margherita hanno formalmente deliberato di presentarsi uniti sotto il simbolo dellâ??Ulivo alle elezioni per il rinnovo della Camera e, cosa che considero ancora più rilevante, di dare vita, nel prossimo parlamento, a gruppi unici. Ma questo non è tutto. Mentre decidevano di dire di sì alla lista dellâ??Ulivo alla Camera e ai gruppi unici nel prossimo parlamento, Ds e Margherita hanno pure dichiarato di guardare allâ??Ulivo come al segno anticipatore dellâ??obiettivo finale rappresentato dalla costituzione di un Partito Democratico. Si tratta di decisioni importanti. Su questa linea, milioni di italiane e di italiani ci chiedono oggi di fare di più, di affrettare con decisioni concrete il cammino verso il Partito Democratico.

Ci chiedono di dare vita ad un Ulivo in grado di rispondere e di dare rappresentanza alla domanda che sale dalla società, dalle realtà locali che nelle elezioni regionali hanno con successo sperimentato liste civiche di centrosinistra, dai movimenti che cercano forme più aperte di espressione politica, dalle forze e componenti politiche che hanno condiviso lâ??esperienza dellâ??Ulivo e che guardano al progetto del Partito Democratico come allâ??esito maturo dei nostri ideali e della nostra storia.

Ci chiedono di dare corpo a un soggetto politico unitario, forte delle diverse identità e dei valori condivisi dei partiti che lo compongono, aperto alla partecipazione di tante donne e uomini che si riconoscono nel progetto di una nuova Italia; un soggetto dotato di organi propri e, dunque, capace di assumere decisioni impegnative; un soggetto in grado di porsi, per il numero e la qualità dei suoi eletti, come punto di riferimento dellâ??intera  coalizione di centrosinistra nel Parlamento e nel governo per guidare con mano sicura lâ??Italia.

Ci chiedono, quei milioni di italiane e di italiani, di decidere adesso, di procedere subito e ovunque alla costruzione del Partito Democratico. In una situazione di crescente disagio, di fronte al rischio di perdita del primato della politica, di fronte a questo centrodestra che ha sgovernato lâ??Italia e si è fatto una legge elettorale per non perdere e per impedire di governare a chi verrà dopo, questo è il momento delle scelte.

Sono scelte che dobbiamo prendere tutti insieme e in tempi rapidi. Su di noi ricade una grande responsabilità, la responsabilità di vincere per governare.

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