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Articolo 21 - Editoriali
Casini, il presidente di non garanzia?
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di Montesquieu

Il preannuncio radicale di un documento di accusa nei confronti del presidente della Camera sembra riprodurre a prima vista un vecchio copione : il rapporto aspro e conflittuale tra il leader di quel partito e i presidenti di assemblea succedutisi tra la metĂ  degli anni settanta e la fine degli anni ottanta. Si tratta però di un'analogia piĂš apparente che reale. Allora, il contrasto era tra la concezione della cosiddetta centralitĂ  del parlamento -figlia dell'esclusione di mezzo parlamento e mezzo paese dalle funzioni di governo- e la visione utopistica ma costituzionalmente corretta di un parlamento di rappresentanti del popolo senza vincoli di mandato. 

I presidenti ante 1994 erano ad un tempo testimoni e garanti del trasferimento alle camere dei poteri di governo e della sottrazione alle sedi proprie  - aula e commissioni-  delle decisioni parlamentari ,che venivano affidate ai  due gruppi maggiori. Era assai limitata la possibilitĂ  di contrasto tra interessi personali dei presidenti ed interessi collettivi ; rare le esigenze di vero arbitraggio tra opzioni aspramente alternative ; sporadiche le accuse di parzialitĂ . La scelta ,da parte dell'attuale vertice di Montecitorio di modelli di riferimento in predecessori aventi anche -comunque non contestualmente-  la guida dei rispettivi partiti, appare irrilevante. Con il nuovo sistema elettorale l'esigenza di imparzialitĂ  dei presidenti di assemblea -come di tutti i titolari di funzioni terze- diventa massima, in linea e relazione con l'acuirsi dello scontro politico. Contestualmente, anche se non subito,ai prestigiosi notabili dal limitato peso politico tendono a sostituirsi, ai vertici delle camere, leader di partito con ovvia connotazione di parte e  ambizioni per le quali il ruolo istituzionale può costituire un utile trampolino. 

La reazione radicale è scattata a fronte di una convocazione straordinaria a tal punto tempestiva da divenire assai disagevole, se non impossibile, per la maggioranza dei deputati .Una beffa,in linea con l'ultima interpretazione del ruolo da parte del capo di Montecitorio.il quale,dopo una fase di esibita neutralitĂ  a basso costo,con punte di zelante  obbedienza alle vere istanze del capo dell'esecutivo,ha assunto un singolare ruolo multiplo .Non vi sono precedenti di un presidente ad un tempo di garanzia,di maggioranza e di opposizione dentro la maggioranza. Il capolavoro,la legge elettorale: dapprima imposta con le brutte agli alleati,quindi incanalata quale prioritĂ  assoluta e dotata dei tempi di una leggina di fine legislatura, grazie allâ??uso dei propri poteri presidenziali .

Con una presidenza imparziale e non spregiudicata il paese voterebbe ancora, di qui a pochi mesi, con la legge  maggioritaria frutto di un plebiscito. Basterebbe questo per un dossier snello ma definitivo,tombale. â??Di questo presidente non ci fidiamoâ? : questo giudizio apparentemente poco istituzionale di un esponente dellâ?? opposizione è la miglior sintesi possibile, non si sa quanto condivisa dagli altri leader della minoranza. Qualche corollario necessariamente istantaneo, per arricchire un dossier che, potendo,sarebbe assai corposo: se in parlamento,le leggi delicate e importanti non sono spesso istruite in sede referente, non sono discusse in aula, sono votate una volta ogni cento pagine di testo, e in forma palese, lo si deve alla cessione di sovranitĂ  dei presidenti delle camere: dalla centralitĂ  del parlamento, - una disfunzione-  , allâ??emarginazione del parlamento, una disfunzione maggiore.. Lâ??assenza di riferimenti al presidente del senato è dovuta allâ?? â??onestĂ â? con cui il medesimo ha evitato di porsi il problema della propria imparzialitĂ . Solo un cenno per avvertire che la partigianeria in questi casi, va cercata non giĂ  nella violazione di norme (salvo eccezioni, quale quella della rinunzia ad avere il capo del governo al question time): quanto nellâ??uso,come si è visto,dei poteri discrezionali e,ancor piĂš,dei precedenti . A quando al riguardo,una gestione â??democratica â??degli stessi? .  

              Siamo, come si può vedere anche dallâ??insieme dei comportamenti pubblici di questi tempi, nel pieno di un fenomeno che costituisce la prima emergenza del paese : la necessitĂ  del  ripristino di un rigoroso rispetto dei ruoli istituzionali  e del costume pubblico. La legislatura del conflitto di interessi si chiude lasciando un frutto avvelenato : la liberazione dellâ??istinto a privilegiare il proprio tornaconto su quello collettivo. Si avverte, forte, la carenza di autoritĂ  morale , quella che ispira i comportamenti pubblici e che, per fortuna, è intatta e presente nella prima autoritĂ  dello Stato.

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