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Articolo 21 - Editoriali
Hamas e la pace necessaria
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di Sandro Ruotolo*

La vittoria di Hamas nelle elezioni palestinesi sconvolge il Medio Oriente. Cambiano lo scenario, le alleanze, gli equilibri dell' intera regione. Il rischio è che, se continuera la politica americana di dominio di quest'area, si saldino le componenti sciita e sunnita oggi divise. E' significativo che lo sciita Iran abbia espresso la sua soddisfazione per la vittoria del movimento sunnita palestinese. Tutti si aspettavano una forte affermazione del movimento integralista ma tutti pensavano che, comunque,  avrebbe vinto il partito di Yasser Arafat.  La stessa intelligence israeliana sosteneva che avrebbe vinto, anche se di misura, Al Fatah. La prima osservazione è che sono state elezioni democratiche. Gli osservatori stranieri hanno giudicato corretto l'andamento del voto. Coloro che dicono di voler esportare la democrazia nel mondo dovrebbero rallegrarsene. E, invece, non è così, eppure con questa nuova realtà tutti dovremo fare i conti. Nel nuovo parlamento palestinese Hamas ha ottenuto 76 seggi contro i 43 di Al Fatah e, dunque, la maggioranza assoluta. La politica israeliana di delegittimazione dell'Autorità nazionale palestinese ha, nei fatti, aiutato il partito degli integralisti islamici. Quando si radicalizza lo scontro prevalgono sempre le due estreme. Sembra passato un secolo dagli accordi di pace di Oslo eppure, dodici anni fa, il sogno di una soluzione al conflitto israelo-palestinese sembrava realizzarsi. L'Europa, la Russia e gli Stati Uniti che oggi esprimono preoccupazione, e che sottoscrissero gli accordi di Oslo, sono respoonsabili di non aver "imposto" la pace. Più si registringevano gli spazi di sopravvivenza per i palestinesi e più si affermava Hamas. Certo, c'è stata un'Autorità nazionale palestinese che ha abusato del suo potere, ignorando le necessità reali della sua gente mentre in tutti questi anni Hamas ha assunto un ruolo anche di assistenzialismo che Al Fatah non ha svolto. Ma Sharon sapeva benissimo che la sua politica di "aggressione" comportava una dura e sbagliata reazione. Agli insediamenti, all'occupazione, all'umiliazione gli altri rispondevano con i kamikaze in una circolo vizioso di violenza e sopraffazione. Sharon sapeva benessimo che il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza avrebbe rafforzato chi a Gaza contava di più e cioè Hamas mentre l'Anp, umiliata e delegittimata nei territori occupati della Cisgiordania, si è presentata alla sua gente con le mani vuote.Israele ha già detto che non tratterà con i terroristi. Gli Usa idem, l'Europa sollecita invece "tutte le fazioni a disarmarsi, a rinunciare alla violenza e riconoscere il diritto d'Israele ad esistere". E' giusto l'appello al disarmo ma quello che vale per Hamas deve valere anche per Israele. Oggi il diritto e la legalità internazionale sono violati.Hamas deve riconoscere Israele ma anche Israele deve riconoscere lo Stato palestinese. Hamas deve disarmarsi ma anche Israele deve smetterla di usare violenza. C'è un'unica strada percorribile ed è quella della soluzione politica che accontenti isrealiani e palestinesi, nello stesso modo, partendo dalle risoluzioni dell'Onu.. La pace, prima di tutto.

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