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Articolo 21 - Editoriali
Rai, silenzioâ?¦ si gira lâ??occupazione del cavallo Mazzini
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di Salamandra

Il silenzio stampa doveva servire per non far conoscere allâ??opinione pubblica italiana gli sfracelli e gli strafalcioni del governo e del suo padre-padrone, Berlusconi, sui goffi tentativi per liberare i tre ostaggi italiani in Iraq. Eâ?? servito invece per menare un fendente senza precedenti contro il pluralismo e la libertà nei confronti della RAI, emarginando gli ultimi â??mohicaniâ? del centrosinistra e occupando tutti i posti immaginabili, come se la destra si trovasse a vivere gli â??ultimi giorni di Pompeiâ?.
Non vâ??è dubbio che il centrodestra, sentendosi in minoranza nel paese come forza elettorale e alla vigilia di elezioni europee che potrebbero segnarne una sconfitta catastrofica, è corsa ai ripari, militarizzando le sue truppe ( su tutti i leghisti  del paraplegico Bossi e gli ex-fascisti al doppiopetto  di Fini), nel tentativo disperato di orientare lâ??informazione radiotelevisiva pubblica a proprio favore.
Durante la manifestazione di mercoledì sotto i cancelli di Viale Mazzini câ??erano vecchi giornalisti e dirigenti pensionati, un tempo democristiani, che non credevano ai loro occhi: â?? Nemmeno al tempo della lottizzazione più selvaggiaâ?, ricordavano ai più giovani colleghi, â?? abbiamo avuto unâ??occupazione manu militari del genere. Almeno i governi democristiani e socialisti, oltre ai loro mettevano anche persone in gamba nei posti di responsabilità. E lâ??azienda andava avanti bene lo stesso. Si respirava comunque unâ??aria di solidarietà e di sano spirito aziendalistaâ?.
Oggi, una destra arruffona e teleguidata dallâ??esterno, dagli interessi aziendali di Mediaset, ha deciso di sradicare quel delicato sistema di efficienza che resisteva a dispetto delle tante lottizzazioni avvenute anche durante i governi ulivisti. E non ci si lasci ingannare dai risultati positivi di bilancio, sbandierati dal â??larussianoâ? DG Flavio Cattaneo: si tratta di alchimie contabili e degli ultimi fuochi di paglia, prima del disastro che alla ripresa autunnale del palinsesto, porteranno la RAI ad impoverirsi sia come proposta di prodotti sia come introiti pubblicitari.
Con in tasca la controriforma Gasparri, infatti, Mediaset già questâ??anno introiterà mille miliardi di vecchie lire in più, grazie alle maglie larghe del SIC. E nel 2005, stando alle stime elaborate dal Presidente del gruppo, Fedele Confalonieri, arriverà ad incassarne addirittura 4 mila di miliardi di lire! E la RAI ( così come TMC di Tronchetti Provera-Telecom, e la SKY di Murdoch) si dvorà accontentare delle briciole. Per non parlare della carta stampata e delle radio!
Altro che conflitto di interessi da regolare con una legge nei primi 100 giorni di governo! Berlusconi ha stretto al collo della sua maggioranza un cappio giuridico-economico che sarà alquanto difficile rompere per qualsiasi maggioranza di governo che nel prossimo futuro dovesse prendere il posto di quella odierna.
A questo, in realtà, serviva il silenzio stampa, non a tacitare lâ??informazione sul terreno di guerra iracheno, dove ormai le trattative sono passate dalla mano oscura, intrigante e pasticciona dei servizi segreti, a quelle più efficienti ed umanitarie di Emergency.
Ora, in attesa dei tempi burocratici perché la RAI venga privatizzata, secondo i desiderata del centrodestra, parte lâ??operazione per trasferire parte della produzione e Raidue a Milano, creando unâ?? altra voragine nelle finanze dellâ??azienda e altre diseconomie.
Si rischia così di fare la fine dellâ??Alitalia. Eâ?? una storia esemplare da ripercorrere con la memoria. Alla fine degli anni Novanta, Forza Italia e la Lega spinsero il governo di centrosinistra a stringere i tempi per attivare lâ??aeroporto di Malpensa ( per la costruzione del quale erano state spartite tangenti enormi, come le inchieste del Pool â??Mani puliteâ? accertarono). Contraria alla trasformazione di Malpensa in HUB (ovvero scalo di scambio internazionale di primo livello, in concorrenza con Fiumicino, Parigi, Francoforte e Ginevra), era il vertice di Alitalia, guidata da un bravo seppure scomodo manager come Domenico Cempella. Nonostante le sue previsioni pessimistiche che si rivelarono azzeccate (i danni durante lâ??apertura,  i continui disagi in caso di intemperie meteo, la caduta del numero di passeggeri in transito), Malpensa fu aperta dal governo dellâ??Ulivo, con la benedizione di Formigoni, Albertini e la Lega.
Presidente dello scalo allora era Bonomi, manager di estrazione leghista, che è poi resistito alla presidenza dellâ??Alitalia, nonostante i cambi degli amministratori delegati decisi dal duo Berlusconi-Tremonti.
Sempre alla fine degli anni novanta, lâ??Alitalia e lâ??IRI spingevano per unâ??alleanza strategica e azionaria con la francese Air France risanata dal governo socialista di Mitterrand. Insorsero quelli del centrodestra e non se ne fece più nulla, buttando la nostra compagnia di bandiera in uno pseudo-accordo commerciale con gli olandesi della KLM, già in crisi, che poi abortì sul nascere.
Lâ??amministratore delegato Cempella, dovette fare le valigie e iniziò il rovinoso declino di Alitalia  (nel frattempo aveva incassato un patto di â??pace socialeâ? con i dipendenti, che avevano riversato le loro liquidazione nel capitale sociale, credendo nei piani di sviluppo aziendale!). Certo, poi è arrivato lâ??11 settembre 2001, ma nel frattempo altre compagnie come la spagnola Iberia e la stessa Air France con la KLM si irrobustivano, mentre Alitalia, schiacciata dal tallone dâ??acciaio del governo di centrodestra, arruffone e incapace di studiare qualsivoglia strategia economica, entrava nel vortice della crisi.
Stessa fine rischia la RAI, se passa, come ormai sembra inevitabile, il piano di trasferire quasi metà dellâ??azienda a Milano, per accontentare gli appetiti famelici della Lega e di una parte di AN, che fa capo al sempre più potente La Russa ( la vera â??quinta colonnaâ? di Sua Emittenza nel partito di Fini).
Separare il core business in due grandi entità produttive al Centro e al Nord del paese, come Alitalia con Malpensa e Fiumicino, significa infatti aggravare le diseconomie e creare le condizioni di una concorrenzialità interna nefasta, anziché restringere le fonti di spesa per reggere le sfide che vengono dallâ??agguerrita concorrenza esterna (Mediaset, SKY, la stessa Telecom-TMC e i nuovi gruppi che si affacciano con le piattaforme del Digitale Terrestre, tra cui un altro amico e socio  di Berlusconi, Tarek Ben Ammar).
Basteranno le manifestazioni e gli scioperi dei dipendenti della RAI a fermare questo processo degenerativo? O succederà come per Alitalia, con i dipendenti malvisti dallâ??opinione pubblica perché un tempo privilegiati e oggi causa di disservizi per chi viaggia?
Saranno sufficienti gli attestati di solidarietà dei politici del centrosinistra e delle centrali sindacali?
Il silenzio mediatico, anzi la disinformazione, rischierà di uccidere un cavallo troppo stressato e già abbastanza crollato a terra!
Forse, finche si è in tempo, occorrerà studiare nuove forme di protesta e sperimentare meccanismi di solidarietà innovativi, magari guardando a quanto accade negli Stati Uniti, ricorrendo anche alla controprogrammazione indipendente, al boicottaggio da parte di politici del centrosinistra, sindacalisti, personaggi della cultura e dello spettacolo delle trasmissioni più note ( Porta a Porta,  Domenica in, Quelli che il calcio, per esempio, ma anche gli spettacoli del sabato sera). Si potrebbe anche seguire con maggiori sforzi economici e tecnici lâ??esempio di Cofferati, che ha lanciato un suo Telegiornale via Internet alternativo a quello regionale, visto lâ??ostracismo del TG  dellâ??Emilia Romagna nei confronti del candidato sindaco di Bologna.
Tutto, insomma, si può ideare e sperimentare, pur di non essere sommersi dal â??silenzio stampaâ? berlusconiano. Basta riportare lâ??immaginazione al potere!

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