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Rivolte nei Cie? Ecco il frutto dei "rimpatri di massa"
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di Bruna Iacopino

Rivolte nei Cie? Ecco il frutto dei "rimpatri di massa"

Poche e confuse sono le notizie che riescono a trapelare da quei non-luoghi che sono i Cie, ex Cpt. Alla stregua del pianeta carcerario vige la regola del silenzio, rotto a tratti, solo da qualche esplosione violenta da parte dei cosiddetti “ ospiti”. E’ quanto avvenuto con le due rivolte scoppiate quasi contemporaneamente a Gradisca d’Isonzo e Via Corelli, le modalità sempre le stesse: incendio e danneggiamento di suppellettili, tentativi di fuga, feriti… e, data la contemporaneità degli eventi, molti mezzi di informazione rilanciano l’ipotesi della “regia unica”  dietro i due episodi, senza però specificare la matrice di suddetta “regia”. A gettar luce sui veri motivi delle rivolte scoppiate in questi giorni è invece la riflessione di Fulvio Vassallo Paleologo, pubblicata sul sito www.meltingpot.org, responsabili: “ … le trattative per la rinegoziazione degli accordi tra l’Italia la Tunisia, l’Algeria, ed il Marocco. Accordi che dovrebbero consentire un maggior numero di rimpatri, secondo le recenti indicazioni del ministro dell’interno, e per questa ragione stanno scoppiando gravi rivolte in tutti i CIE italiani, dal famigerato Vulpitta di Trapani al centro di via Brunelleschi a Torino. Rivolte, atti di autolesionismo, tentativi di fuga e conseguenti pestaggi coperti da un vero e proprio segreto militare.” Scorrendo le news contenute sul sito del Ministero dell’interno compare infatti la notizia, datata 17 luglio, del rimpatrio di 65 egiziani sbarcati clandestinamente in Sicilia, ed è la stessa news a dar conto di un’altra serie di rimpatri avvenuti in settimana: “Nel corso di questa settimana sono stati altresì rimpatriati, con diversi voli aerei, ulteriori 49 extracomunitari clandestini, soprattutto tunisini, marocchini e algerini, rintracciati sul territorio nazionale.” A cui si dovrebbero aggiungere i 21 dei giorni ancora precedenti, vere e proprie espulsioni collettive ( vietate dalle convenzioni internazionali) che fanno seguito ai nuovi accordi stretti con Tunisia, Algeria, Egitto.
L’11 luglio, il Ministro dell’Interno, in un’intervista rilasciata a La Padania annunciava la svolta impressa ai rimpatri dai suddetti accordi: “'L'effetto positivo del patto - dichiarava il ministro - non e' solo svuotare i Cie, bensi' fissare un principio, quello di un provvedimento deterrente rispetto a nuovi possibili ingressi'. Quel che e' certo, conclude il titolare del Viminale, e' che dopo aver 'chiuso il passaggio' degli immigrati dalla Libia, si chiude anche quello dalla Tunisia: 'in altre parole abbiamo messo in sicurezza i confini del Mediterraneo'”.
E, guarda caso, da via Corelli a scappare sono stati esattamente due marocchini e  un tunisino. Pura coincidenza? Non esattamente. Disordini simili e da parte di immigrati di nazionalità tunisina erano stati registrati appena il 15 luglio presso il Vulpitta di Trapani.
Il 10 luglio con un telegramma urgentissimo lo stesso Viminale comunicava l’avvio di rimpatri di massa,a partire dal 12 luglio, a carico di cittadini tunisini e algerini con “…cadenza giornaliera fino a esaurimento delle persone raggiunte da espulsione che si trovano nei Cie.”
Dunque, sarebbe il caso di dire, nessuna regia occulta dietro i disordini scoppiati in questi giorni e a cui ne seguiranno sicuramente degli altri.
In queste stesse ore un immigrato tunisino rinchiuso nel Cie di Corso Brunelleschi a Torino sta conducendo la sua battaglia solitaria: si è arrampicato sul tetto della struttura e sta lì da ieri per protestare contro il decreto di espulsione che lo vorrebbe fuori dall’Italia già nei prossimi giorni. Nel Cie di Torino ha già trascorso sei mesi. A sostenerlo un gruppo di antirazzisti, anch'essi, da ieri, in presidio permanente.


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